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Borsino degli artisti: Giuseppe Uncini, l’Artista del Fare

Tra i protagonisti più interessanti e coerenti del panorama artistico italiano e internazionale, Nicola Carrino (Taranto 1932 – Roma 2018) per quasi sessant’anni ha condotto una ricerca rigorosa, ad alto contenuto visionario, sulla trasformazione dinamica della forma e dello spazio.

Borsino degli artisti: Giuseppe Uncini, l’Artista del Fare

Riflettere oggi, a 10 anni dalla sua scomparsa, suI percorso artistico di Giuseppe Uncini (Fabriano 1929 – Trevi 2008 ) significa innanzitutto rendere omaggio alla sua grande coerenza formale e all’estremo rigore concettuale. La sua ricerca è stata, in ogni ciclo di lavori: dagli esordi in ambito informale, ai Cementarmati, fino alle ultime Architetture e agli Artifici, “una storia di progressive intuizioni, di felici precisazioni, di ardue insistenze intorno a un tema, a una pratica, a un modo di intendere la questione della forma, che non lascia spazio a dubbi circa la qualità e l’unicità della sua visione”, come rileva il critico Ivan Quaroni in un recente scritto.  Ed è stato soprattutto il percorso coerente di un artista “Faber” che ha lavorato, prodotto opere, progettato e scritto, senza mai risparmiarsi, intorno alle ragioni del suo fare. Un fare che considerava parte integrante del senso ultimo delle sue opere. “Mi preme puntualizzare – era solito affermare – che per me la scelta dei materiali costituisce già parte dell’idea: e i materiali (il ferro, il mattone, il cemento) m’impongono l’uso di certe tecniche rigorosamente proprie”.

In una lettera del 1975 Uncini ammetteva quanto fosse decisiva la sua “natura di homo faber, di uomo che pensa con le mani e come già dal Primo Cementarmato fosse giunto a “costruire l’oggetto, lasciando a nudo tutti i procedimenti tecnici del suo farsi”, fino al punto di ottenere non più una forma di rappresentazione, ma un oggetto “autosignificante” e, quindi, concettualmente autonomo.

Uncini opera
Giuseppe Uncini
Spaziocemento con rosso 2000 – cemento ferro e pigmenti colorati 43×38 cm. – collezione privata Milano

Ciò che distingue il pensiero di Uncini da quello dei Minimalisti americani, a cui è stato spesso erroneamente accostato, è infatti la correlazione profonda tra l’opera e il processo costruttivo. Non a caso al centro delle sue riflessioni sia un verbo (costruire), piuttosto che un sostantivo, come a rimarcare che l’arte è innanzitutto “un fare”, ossia qualcosa d’intimamente connesso alla natura umana fin dall’alba dei tempi.

Nella parabola ascendente del suo percorso – afferma Bruno Corà introducendo il Catalogo ragionato dell’opera omnia del Maestro – Uncini è riuscito non solo a restare fedele a un’intuizione iniziale, ma anche a cogliere aspetti imprevisti e inimmaginabili agli esordi della sua carriera. Partito dalla materia, dall’evidenza cruda e brutale dell’oggetto, ha scoperto le forze invisibili che la circondano, quelle che inevitabilmente rimandano all’interiorità dell’individuo e alla sua capacità di leggere e interpretare il mondo.

Uncini opera
Giuseppe Uncini
Cemento 1957 – cemento e ferro 106x51x5 cm.
Collezione privata

Intorno ai cementi, ai mattoni, alle strutture di ferro c’è, infatti, la virtualità sensibile dello spazio, che è poi il vero campo d’azione dell’esperienza. Un’esperienza che si è degnamente chiusa con il ciclo delle Architetture, in un finale e definitivo riconoscimento della necessità primaria di edificare non solo l’ambiente, gli oggetti, le cose, ma anche, e forse soprattutto, la conoscenza, la sensibilità e la cultura che rendono l’homo faberartefice (e artista) del proprio destino.

Giuseppe Uncini ( Fabriano, 1929 – Trevi, 2008)

Dopo gli esordi nella sua Città natale, nel 1953, sollecitato da  Edgardo Mannucci, si trasferisce a Roma, ospite del suo studio, dove entra in contatto con importanti figure dell’arte italiana e internazionale (da Burri a Capogrossi, da Afro a Colla a Emilio Villa)
Nel 1955 partecipa alla VII Quadriennale di Roma a Palazzo dell’Esposizione e, due anni dopo, espone per la prima volta in Germania, a Francoforte, nella collettiva “Abstrakteitalianische Kunst”. Nel 1963 si ufficializza la fondazione del Gruppo Uno con Biggi, Carrino, Frascà, Pace e Santoro che terranno una serie di esposizioni e pubblicheranno un manifesto che ne spiega la poetica. Il Gruppo Uno, scioltosi nel 1967, contrapponeva alla ricerca dell’Informale, l’idea di un’arte legata alla teoria della percezione, suggerendo la diversa funzione dell’Artista nella società. Argan fu uno dei più convinti sostenitori di questo Gruppo. Nel 1999 espone al PS1 di New York in Minimalia e nel  2001 alla Stadtische Kunsthalle di Mannheim. Più volte presente alla Biennale di Venezia: nel 1966, 1984, 1989. Riceve dall’Accademia dei Lincei il Premio Feltrinelli per la Scultura nel 1988, il 6th Henry Moore Grand Prix Exhibition dall’Hakone Open-Air Museum in Giappone nel 1989 e dall’Accademia Nazionale di San Luca il Premio Presidente della Repubblica nel 1995. Nel 2008 gli viene commissionata un’importante opera per il Parco delle Sculture del MART di Rovereto e nel contempo inizia a lavorare al progetto per la mostra antologica itinerante da tenersi tra il 2008 e il 2009 allo ZKM di Karlsruhe, al MART di Rovereto e al Landesmuseum Joanneum di Graz. Nella notte del 31 marzo, a 79 anni, Uncini si spegne improvvisamente nella sua casa-studio di Trevi. Le sue opere  sono presenti in numerosi musei italiani e internazionali e in prestigiose collezioni pubbliche e private.

Il mercato

A testimoniare l’interesse del mercato per il suo lavoro, oltre 500 passaggi in asta con una percentuale di venduto superiore all’80% e un fatturato che nel 2017 ha superato abbondantemente il milione di euro. Secondo l’indice “Artprice”, cento euro investiti in un’opera di Uncini nel 2000, a gennaio  2018 valevano in media quasi 400 euro.

Gallerie: Marconi e Stein e Tega di Milano, Claudio Poleschi di Lucca.

Prezzi: Le sculture recenti vanno dai 30 mila a oltre 70 mila euro a seconda delle dimensioni. Per i lavori storici degli anni ’50 e ’60, molto ricercati dai collezionisti e ormai quasi introvabili, si parte da oltre 100 mila euro fino a superare abbondantemente la soglia dei 300 mila euro. Per i raffinati lavori su carta si va da circa 5 mila  a oltre 30 mila euro.

Top Price in asta: Cementarmato (Reinforced Concrete)” 1959,  Tecnica mista, 102 cm x 102 cm x 5 cm. battuta a 376 mila euro (diritti compresi) da Christie’s a Londra nell’ottobre 2015, oltre il doppio della stima.

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