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Borsa: crollano i petroliferi, cade di nuovo la Juve, risorge Tim

Il crollo di Intel (-10%) annulla l’effetto Pil su Wall Street mentre Piazza Affari è in stand-by per il rating di S&P sull’Italia

Borsa: crollano i petroliferi, cade di nuovo la Juve, risorge Tim

 L’economia americana va a gonfie vele, come rivela la sorprendente crescita del pil del primo trimestre (+3,2%) e Donald Trump festeggia “siamo i numeri uno al mondo” dice. Eppure i mercati restano tiepidi e il dollaro arretra, nel giorno in cui il petrolio precipita all’indietro. Wall Street viaggia cauta e i listini europei chiudono in ordine sparso, poco lontani dalla parità: Francoforte +0,27%, Parigi +0,21%, Madrid +0,05%, Londra -0,08%.

Complice il clima semi festivo del periodo, anche Piazza Affari archivia un’altra seduta interlocutoria, salendo dello 0,08%, con gli energetici in regresso, Telecom in ripresa (+2,25%) e le banche moderatamente positive, sostenute da uno spread in netto calo. Il differenziale fra Btp 10 anni e Bund scende a 260.40 punti base (-3,77%) e il rendimento del benchmark italiano arretra a 2,59%. Si attende con tranquillità il verdetto che Standard e Poor’s emetterà questa sera sul debito tricolore, nella convinzione che non arriverà una bocciatura che sarebbe davvero pesante visto il giudizio attuale, ‘BBB’, due gradini sopra il livello ‘non investment grade’, con outlook negativo. L’asta a breve della mattinata è andata bene e sono stati assegnati 6 miliardi di euro del Bot ottobre 2019 al tasso medio ponderato di -0,028%, in rialzo di 34 millesimi rispetto al collocamento di fine marzo. Le preoccupazioni di Confindustria sull’economia del Belpaese non trovano riscontro dunque nell’atteggiamento degli investitori. Il centro studi però avverte: nel primi mesi del 2019 il pil italiano ha smesso di ridursi, ma lo scenario per il secondo trimestre resta fragile e incerto. Il governo, pur consapevole del difficile quadro economico, non sembra indicare nel Def come intende procedere aumentando così l’incertezza piuttosto che restituire fiducia.

Di tutt’altro tenore è il clima negli Usa. Il pil del primo trimestre ha battuto tutte le stime, anche se gli osservatori più attenti non sono rimasti abbagliati da tanta luce. Secondo l’Ufficio Market Strategy – MPS Capital Services infatti  “circa i 2/3 della crescita è riconducibile all’aumento della spesa governativa, delle scorte e delle esportazioni nette. Queste ultime due voci sono particolarmente volatili e potrebbero ripercuotersi negativamente nella lettura dei prossimi trimestri. I consumi hanno invece contribuito alla crescita per poco meno dell’1%, la variazione peggiore dallo scorso anno”. Subito dopo la pubblicazione del dato, si è assistito a un significativo apprezzamento del dollaro e a vendite su Treasury, poi gli operatori hanno letto con più lucidità il dato, invertendo il movimento sia sul dollaro che sui bond.

L’euro-dollaro è al momento favorevole alla moneta unica, con il cambio che si riporta in area 1,16.  

L’oro prende coraggio e sale dello 0,8% a 1287,75 dollari l’oncia. 

Precipita invece il petrolio, nell’aspettativa di un aumento della produzione da parte dell’Opec per compensare la contrazione delle esportazioni dall’Iran. Contribuisce alla correzione anche Trump che afferma: “I prezzi della benzina stanno scendendo. Ho chiamato l’Opec e ho detto: ‘Dovete farli calare. Dovete farli calare’. E i prezzi sono scesi”.

Il brent perde il 3,34%, 71,87 dollari al barile; wti -3,62%, 62,85 dollari la barile.

In fondo al Ftse Mib oggi ci sono proprio due titoli petroliferi, Saipem -3,59% e Tenaris -3,21; più contenuti i danni per Eni, -1,06%. La Juventus inverte nuovamente la rotta (-2,1%), mentre Stm, -2,02%, paga lo scotto di un settore penalizzato dal tonfo di Intel (-10%) a New York a causa di una guidance sull’intero anno tagliata rispetto a quella fornita al mercato tre mesi fa.

Gli acquisti premiano Recordati +1,89%; Amplifon +2,39%; Finecobank +1,95%. Banche timide, ma positive a partire da Bper +0,81%. 

Fuori dal listino principale Nexi lascia sul campo il 3,55%, mentre si apprende che il fondo sovrano di Singapore, Gic Pte Ltd, ha ridotto sotto il 3% la propria partecipazione nella società che ha esordito in Borsa lo scorso 16 aprile. Secondo le comunicazioni Consob sulle partecipazioni rilevanti, Gic è sceso al 2,867% lo scorso 18 aprile dall’iniziale 3,19%. Il fondo aveva acquistato in Ipo un pacchetto di 20 milioni di azioni a 9 euro per azione, prezzo mai segnato dal titolo in fase di negoziazione.

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