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Bernanke delude i mercati tacendo ogni riferimento a nuova liquidità ma le Borse recuperano

Il silenzio su nuove immissioni di liquidità della Fed ha raffreddato i mercati malgrado il successo della Bce con Ltro e i nuovi segnali di ripresa dell’economia americana – Ma a metà mattina Piazza Affari cambia marcia e torna positiva: +1% – Mai così basso da mesi lo spread Btp-Bund – Mps e Unicredit tengono banco: Profumo e Gros verso le presidenze

Bernanke delude i mercati tacendo ogni riferimento a nuova liquidità ma le Borse recuperano

MPS, MEDIOBANCA METTE FRETTA ALLA FONDAZIONE. COWBOY BERNANKE PRENDE AL LAZO IL TORO

Partenza brillante, progressione vivace. Finale in frenata, come capita ad un atleta colto dai crampi in prossimità dell’arrivo. Ecco, in sintesi, le tappe di una giornata finanziaria a tre tappe. Nell’ordine: a) l’operazione straordinaria di finanziamento delle banche varata dalla Bce; b) la revisione al rialzo del pil Usa nel terzo trimestre; c) L’audizione di Ben Bernanke al Congresso Usa.

Meglio partire da quest’ultima notizia, che ha condizionato al ribasso il finale delle Borse europee e l’esito della seduta di Wall Street. Negli ultimi 20 minuti, infatti, l’indice FtseMib della Borsa di Milano ha azzerato un guadagno che superava l’1% e ha chiuso in parità. La Borsa di Londra è scesa dello 0,9%, Parigi ha chiuso invariata, Francoforte -0,4%.

A New York il Dow Jones è sceso dello 0,41%, S&P -0,45%. Il Nasdaq, dopo aver superato per la prima volta dal dicembre del 2000 la vetta dei 3 mila punti, chiude in ribasso a -0,67%. L’onda lunga del ribasso contagia, infine, Tokyo –0,28%, Hong Kong -0,61%.

Quando parla un banchiere centrale, le “cose non dette” talvolta contano più di quelle davvero pronunciate. E’ quanto è successo ieri in occasione dell’audizione di Ben Bernanke al Congresso Usa. Il presidente della Fed ha confermato che, di qui al 2013 compreso, i tassi resteranno bassi. Vicini allo zero. Ha poi aggiunto che l’economia migliora, nonostante le tensioni sul prezzo della benzina, grazie anche a consumi in crescita per la maggior occupazione. Ma lo stesso Bernanke non ha fatto alcun cenno alla prospettiva di un possibile “quantitative easing”, eventualità che non viene prevista nemmeno nelle minute della Fed relative alla riunione di gennaio. Insomma, niente iniezione di ossigeno ai mercati finanziari che si sono subito spenti, a conferma che la grande finanza si è ormai assuefatta alla “droga” monetaria: mica un bel segno.  

In mattinata, il mercato è stato trascinato al rialzo dalle banche, galvanizzate dall’esito di Ltro 2, l’operazione di finanziamento da parte della Bce. La Banca centrale ha assegnato 530 miliardi di euro a 800 banche. Il 21 dicembre scorso la prima operazione di questo tipo (pronti contro termine triennale a rubinetto all’1%) aveva iniettato nel sistema bancario europeo 489 miliardi di euro di liquidità, rispondendo alle richieste di 523 banche.

L’effetto più importante del rifinanziamento lo si è visto sui Btp. Il rendimento decennale è sceso al 5,16% (-18 punti base). Lo spread con il Bund tedesco è calato a 334 punti, nuovo minimo dal 2 settembre 2011. Intanto il Btp biennale è sceso al 2,06%, sui minimi dal novembre 2010 e sotto il rendimento del titolo spagnolo. 

Il dato del Pil americano, diffuso nel pomeriggio, aveva sorpreso gli economisti con una crescita nel quarto trimestre 2011 del 3%, contro una media delle previsioni di +2,8%. Oggi si attende una nuova conferma della ripresa Usa. Escono infatti i dati sull’attività manifatturiera.

Poi, la doccia fredda in arrivo ha depresso in primis i titoli industriali e dell’automotive (Stoxx del settore -1,1%) poco prima della conferenza stampa congiunta di Psa e Gm dove ha trovato conferma la notizia dell’alleanza industriale e finanziaria dei due gruppi in Europa: Gm diventa il secondo azionista di Peugeot dietro la famiglia. Ma stavolta non esistono, pare, put a favore dei Peugeot: l’esperienza Fiat ha insegnato qualcosa. Finale amaro, intanto, di  Fiat -2,8% in Piazza Affari, saldo positivo per Fiat Industrial +1%.

Ma il listino virtuale è stato dominato, al solito, dalle banche che fino alle ore 17 avevano guidato il rialzo, forti della nuova iniezione di liquidità della Bce, per poi chiudere con il segno più ma ben lontane dai massimi della seduta. Al centro dell’attenzione restano le partite Mps e Unicredit. 

Non fateci fretta. Vogliamo vendere, ma bene. Il presidente della Fondazione Gabriello Mancini ha emesso nel pomeriggio una nota con cui, senza citarli, risponde alle banche creditrici sempre più impazienti di fronte alle esitazioni dell’ente senese a cedere il 15% di MontePaschi (+3,9%) per ridurre il debito.  Per vendere “nel modo più vantaggioso” , puntualizza il numero uno della Fondazione, occorre però “la liberatoria delle banche creditrici sulle azioni destinate alla vendita”. Ma il vincolo della liberatoria, già concesso dai principali creditori (Mediobanca in testa) non convince le banche, preoccupate per la decisione degli azionisti senesi di definire a partita delle nomine prima della cessione. In questo modo i tempi si allungano in maniera inaccettabile per le banche che non intendono chiudere il trimestre senza aver risolto il nodo. Sul fronte delle nomine resta in pole position Alessandro Profumo. Intanto Clessidra ed Equinox sembrano intenzionati a procedere assieme sul fronte delle trattative.

Trova conferma intanto in Unicredit (+1,7%) la candidatura di Gian Maria Gros-Pietro alla presidenza in sostituzione di Dieter Rampl. In alternativa spicca la candidatura di Fabrizio Saccomanni, attuale direttore generale di Banca d’Italia, che però è frenato dalle norme di incompatibilità che vigono per un anno dopo la sua eventuale uscità dalla banca centrale. Il nuovo cda Unicredit sarà ridotto dagli attuali 23 a 18-19 membri. Ma le Fondazioni continueranno ad avere otto rappresentanti.
Con l’eccezione di Intesa, le altre principali banche chiudono in terreno positivo: Unicredit +1,7%, Banco Popolare  +1,4%, Pop.Milano +1,9%, Ubi +1,9%. La star della giornata è stata Luxottica +6% dopo i risultati del quarto trimestre e le previsioni rosee per il 2012.  Chiusura debole per Eni -0,3% ed Enel -0,5%.

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