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Batterie elettriche, smaltirle o riciclarle? Cosa prevede l’accordo Iveco-Basf: andranno in Germania per una nuova vita

Economia circolare: le due industrie gettano le basi per un processo di lunga durata. La rotta: applicare i principi dell’Unione europea sul recupero dei prodotti

Batterie elettriche, smaltirle o riciclarle? Cosa prevede l’accordo Iveco-Basf: andranno in Germania per una nuova vita

Le batterie elettriche sono il cuore della motorizzazione di domani. La produzione nel mondo cresce ma contemporaneamente si pone il problema del loro smaltimento a fine vita. Per le autovetture ci si sta preparando, ma per autobus, camion, furgoni che le montano già da tempo e avvertono i segni dell’usura, la soluzione è più ravvicinata. Bisogna pensare al riciclo e al mercato nascente.

Una notizia rassicurante arriva dal gruppo Iveco che ha scelto Basf, il più grande fornitore di prodotti chimici per l’industria automobilistica, come partner per il riciclo delle batterie. Alla società tedesca saranno affidate quelle a ioni di litio dei veicoli elettrici prodotti dal gruppo. L’accordo rispetta i principi della circolarità dei prodotti che Iveco ha fatto propri: riparare, rinnovare, riutilizzare e riciclare.

La partnership con Basf, del resto, dovrebbe recepire anche l’altro principio su cui l’Ue sta insistendo: la responsabilità estesa del produttore. Un cardine dell’evoluzione manifatturiera allargata all’intero ciclo di vita dei prodotti. Mercato senza interruzione dove finalmente si progetta cosa costruire, cosa vendere, cosa riprendere e cosa recuperare.

Basf lo ha intuito ed ha inaugurato da poco in Germania il primo centro europeo di produzione e riciclo di batterie. Dopo la raccolta si avrà la “massa nera” quel misto di materiali da cui estrarre le famose materie prime critiche: nichel, cobalto, litio, da riutilizzare per nuove batterie. Siamo nel futuro e Iveco da questa collaborazione deve saper trarre solo vantaggi commerciali. Perché no, mostrare anche all’industria italiana che per fare le cose per bene si cercano partner affidabili. Anche in proprio senza stare dietro alle indecisioni di un governo che sull’economia circolare è dormiente.

Benvenuto al “pensiero circolare”

“Pensare circolare è una delle nostre priorità strategiche di sostenibilità”, ha detto Angela Qu, dirigente di Iveco group. “Basf condivide con noi questo approccio. Lavorare insieme ci permetterà di creare un’economia circolare e di ridurre la nostra impronta di CO2”. La multinazionale intende raggiungere il net zero carbon entro il 2040. Negli stabilimenti Iveco si producono 150 mila veicoli all’anno con un fatturato di circa 10 miliardi di euro.

Anche la rete Basf dalla Germania si è estesa a tutto il mondo con oltre 110 mila dipendenti e alcuni primati di prodotti tra le compagnie chimiche. Il processo di economia circolare colloca l’azienda dentro la strategia europea che nel suo Paese di origine ha un buon sostegno nel governo. L’accordo con Iveco è visto come occasione per compiere ulteriori progressi in un mercato in crescita.

“Con le nostre soluzioni di riciclo miriamo a supportare il mercato europeo nel chiudere il ciclo e soddisfare gli ambiziosi requisiti di economia circolare del Regolamento Ue sulle batterie” è il commento di Daniel Schoenfelder, presidente della divisione Catalyst di Basf. Un buon auspicio.

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