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Bankitalia, imprese: più prestiti nel Nord Est, ma meno investimenti

Dopo quattro anni di crescita, diminuisce leggermente la domanda di prestiti delle imprese, eccezion fatta per il Nord Est – Cala la quota di prestiti destinata agli investimenti produttivi

Bankitalia, imprese: più prestiti nel Nord Est, ma meno investimenti

Continua a crescere, anche se in maniera lieve, la domanda di prestiti delle imprese del Nord Est. Un trend diverso da quello registrato nel resto d’Italia dove invece le richieste si sono mantenute stabili (Nord Ovest) o addirittura sono leggermente diminuite (Centro Sud) dopo quattro anni di crescita. 

Lo rileva la Banca d’Italia nello studio sulle banche a livello territoriale (Regional Bank Lending Survey, RBLS), che registra l’andamento della domanda e dell’offerta di credito e della raccolta bancaria nelle diverse ripartizioni geografiche. L’indagine, riferita al secondo semestre 2018, coinvolge circa 280 banche e contiene alcune informazioni sulle caratteristiche dei prestiti richiesti da imprese e famiglie.

Per quanto riguarda le prime, la domanda, specifica Bankitalia, la domanda è stata indirizzata soprattutto al sostegno del capitale circolante, mentre a ridursi è stata quella destinata a investimenti produttivi e al consolidamento delle posizioni debitorie.

“Nella seconda metà del 2018 – si legge nello studio – si è interrotta la fase di allentamento dei criteri di offerta alle imprese dell’industria e dei servizi in atto dal 2014”. Ci sono stati segnali di lieve inasprimento in tutte le ripartizioni territoriali, soprattutto nelle regioni centro meridionali e in tutti i settori produttivi. 

Le condizioni di accesso al credito per l’edilizia, già restrittive, si sono ulteriormente irrigidite”, sottolinea la Banca d’Italia che spiega anche in concreto quali sono state le conseguenze di questo inasprimento. Nel dettaglio, per i primi cinque gruppi bancari è scesa la quantità offerte, in particolare al Centro Sud, mentre per gli altri intermediari l’irrigidimento è avvenuto, in tutte le aree, soprattutto attraverso l’aumento degli spread applicati alle imprese più rischiose.

Passando alle famiglie, nei mesi da luglio a dicembre del 2018, la domanda di mutui per l’acquisto di una casa ha continuato a crescere, con un rialzo più marcato nelle regioni settentrionali, mentre la domanda di credito al consumo è rimasta invariata nel Nord Ovest e si è contratta nelle altre aree. Stabili i criteri per la concessione di mutui, così come la durata e il rapporto tra finanziamento e valore dell’immobile (loan-to-value ratio) delle nuove erogazioni di mutui. “Pur segnalando una complessiva invarianza delle politiche di offerta – spiega l’indagine –  gli intermediari indicano di avere incrementato gli spread applicati ai mutui considerati più rischiosi, segnali di allentamento si sono invece manifestati attraverso una riduzione della quota di richieste di mutui interamente rifiutate”. 

Per quanto riguarda le caratteristiche dei mutui, nel secondo semestre del 2018 il loan-to-value ratio è stato pari al 65,4 per cento, in linea con il valore registrato nel 2017 dopo la serie di rialzi rilevati a partire dal 2014. La durata media è rimasta stabile a 22 anni.

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