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Banche e territori, ripensare il modello di crescita

Gli oltre 100 milioni di euro erogati dalle Banche Popolari a favore delle Comunità locali indicano che è possibile abbandonare le vie della finanziarizzazione dell’economia e realizzare un modello di crescita diverso che parta dall’economia reale e dai territori nei quali le banche locali hanno un ruolo essenziale

Banche e territori, ripensare il modello di crescita

La produzione industriale italiana continua a mostrare le difficoltà dell’economia italiana. L’indice del mese di luglio ha registrato un calo dell’1,8% rispetto al mese precedente. Un calo che, in termini tendenziali, si è tradotto in una riduzione annua dell’1,3% e che rappresenta il primo dato negativo degli ultimi due anni. Al clima d’incertezza che sta attraversando l’economia globale nel suo complesso  – la politica dei dazi in parte minacciata ed in parte attuata dall’amministrazione statunitense ne è un elemento – si aggiungono le difficoltà con cui quotidianamente convivono i Paesi dell’area euro. Sono difficoltà che nascono, prima di tutto, dall’assenza di collaborazione, da interessi spesso divergenti che tendono a penalizzare soprattutto quelle economie che, dai mercati, sono considerate più deboli. In questo contesto si inserisce una fragilità tutta italiana rappresentata da una crescita del PIL stabilmente inferiore a quella di altri Paesi europei.  

Intanto il mondo continua ad essere dominato dalla grande finanza e dalla tecnocrazia. Malgrado la crisi economico e finanziaria del 2007 abbia svelato come un modello incentrato sulla concentrazione del sistema bancario e sulla esasperata ricerca di massimizzazione dei profitti, non soltanto non è stato in grado di allargare la ricchezza e favorire l’inclusione, ma, al contrario ha accentuato le disuguaglianze e aumentato la necessità di attuare politiche volte a favorire uno sviluppo equo e solidale. 

Fuori da questo schema, in Italia, fortunatamente per la nostra economia, le Banche Popolari, grazie alla loro capacità di essere presenze di prossimità e sussidiarietà e al ruolo sociale e culturale che svolgono, proseguono politiche ispirate ad uno spirito ed una vocazione che è possibile, non solo percepire, ma riscontrare concretamente e quotidianamente. Non potrebbe essere diversamente in una economia, quale quella italiana, composta, dalle piccole e medie imprese che rappresentano il 70 per cento del valore aggiunto nazionale e l’80 per cento degli occupati complessivi. Questo è possibile grazie al radicamento territoriale e al relationship banking quella naturale predisposizione che permette di operare per il bene comune e per la crescita, non solo del tessuto produttivo, ma anche di quello sociale.  

Il Credito Popolare, in questo contributo alla crescita, può portare due terzi degli impieghi e dei depositi nelle aree delle piccole e medie imprese (contro un dato di solo un terzo riscontrabile per le altre banche); può favorire l’inclusione sociale attraverso interventi in favore delle comunità con donazioni di circa 100 milioni di euro, a cui si aggiungono gli stanziamenti di rilevanza collettiva che vengono contabilizzati all’interno delle altre voci di conto economico e che supportano settori come la cultura, la medicina, l’istruzione, la beneficenza e il sostegno agli svantaggiati. Il legame, quello tra le Banche Popolari e le economie locali, è mostrato anche dalla partecipazione alle assemblee e dal fatto che circa il 60 per cento dei soci lo è da oltre dieci anni. E’ questo il radicato rapporto fiduciario con i propri stakeholder. 

Non dovrebbe essere difficile ripensare, in modo nuovo, l’economia per abbandonare definitivamente le strade battute negli ultimi decenni che, con l’eccesso di finanziarizzazione, hanno portato alla crisi del 2007. Basta cercare dalla parte giusta. Basta guardare a ciò che si è dimostrato in passato all’altezza per promuovere crescita e benessere. Avere memoria della propria storia e saper riadattare nell’attuale contesto tecnologico le peculiarità e le specificità che hanno determinato la forza della nostra economia sarebbe un buon punto dal quale ripartire. 

°°°° L’autore è il Segretario Generale dell’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

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