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Banche: dopo gli utili record drogati dai tassi Bce, resterà sulla cresta dell’onda chi ha puntato sul risparmio gestito

Le 7 sorelle del settore bancario italiano nel primo trimestre di quest’anno hanno visto confermare l’eccezionale trend dello scorso anno con utili in crescita del 26%. Ma quando Lagarde staccherà la spina, chi avrà la meglio?

Banche: dopo gli utili record drogati dai tassi Bce, resterà sulla cresta dell’onda chi ha puntato sul risparmio gestito

Un altro trimestre da record. Un’altra serie di dati da mettere negli Annales delle banche. Anche nel primo trimestre di quest’anno le banche italiane hanno messo nel cassetto utili record, in alcuni casi, su livelli mai visti. La ragione principale, si sa, è il fatto che per quasi 2 anni gli istituti hanno potuto godere dei tassi elevati, imposti dalla Bce per far fronte a un’inflazione galoppante. Così la voce trainante dell’intero risultato risulta essere il margine di interesse, cioè la forbice tra la remunerazione dei prestiti e quella dei conti correnti, quest’ultima rimasta minima. Su questi utili per altro, o come più spesso vengono chiamati, su questi extra profitti bancari, nessuna tassazione è stata imposta, come qualcuno sperava.

L’età dell’oro tuttavia pare stia per finire: la Banca centrale europea ha più volte detto che ormai i prezzi al consumo si sono ridotti ed è arrivata l’ora di iniziare a tagliare i tassi. Probabilmente già a partire dal prossimo meeting del 6 giugno. Ma come saranno allora i bilanci delle banche nel prossimo futuro? Se esiste una assicurazione che copre le banche dal rischio calo dei tassi Bce, questa si chiama risparmio gestito, che in molte banche è via via cresciuto

Per le 7 sorelle italiane utili per 6,36 miliardi, +26%

La raffica di trimestrali bancarie sta per volgere al termine e tutte le maggiori banche hanno mostrato un primo trimestre 2024 scintillante. Considerando le sette principali banche italiane quotate in Borsa (Intesa Sanpaolo, UniCredit, BancoBpm, Bper, Mps, Popolare Sondrio, Credem) l’utile netto nel primo trimestre del 2024 è stato di 6,36 miliardi, livello che supera del 26% quello che gli stessi istituti avevano registrato nello stesso periodo del 2023, che già era considerato un anno record: per tutte le banche quello appena concluso è stato il miglior primo trimestre della loro storia.

Non solo: tutte le banche hanno confermato la guidance per il 2024 fornita a inizio anno, lasciando anche intravedere la possibilità di migliorarla nei prossimi trimestri, pur nel caso di contrazione del margine di interesse nel secondo semestre dopo l’atteso taglio dei tassi Bce. Il che tra l’altro alimenta le attese di nuove maxi-distribuzioni di profitti tramite dividendi o buy back azionari. Una prospettiva che ha dato ulteriore spinta alle quotazioni di Borsa del settore in Italia innalzando le capitalizzazioni di mercato a nuovi livelli che quasi per tutti sono record. Da non sottovalutare poi anche il fatto che il settore bancario negli ultimi trimestri si è tolto la spina nel fianco rappresentata per anni dal costo per il contenimento del costo del rischio di credito, con accantonamenti e rettifiche che ora sono su livelli di minimo storico.

Utili si, ma extra tassazione no

L’ipotesi del governo di ottenere introiti tassando gli extra profitti delle banche è invece naufragata. Giusto in questi giorni Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto al Question Time della Camera che “Al momento non risultano essere pervenuti versamenti”. Tutte le banche, ne mancano ormai poche che devono ancora decidere, hanno infatti optato per destinare il prelievo sui profitti maturati sui tassi di interesse alla capitalizzazione. Il maldestro decreto del 7 agosto 2023, fortissimamente voluto dal vicepremier Matteo Salvini (ma rivendicato in prima persona dalla premier Giorgia Meloni) era stato presentato come una “misura di equità sociale” per togliere a chi, in periodo di inflazione e rialzo dei tassi ci aveva guadagnato e dare a chi ci aveva perso. Tutti gli introiti sarebbero andati in “aiuto per i mutui delle prime case, sottoscritti in tempi diversi rispetto agli attuali, e il taglio delle tasse”». Il leader della Lega indicava poi che lo Stato avrebbe incassato «alcuni miliardi» (almeno un paio, secondo le stime). Ma nulla è successo e presto si è capito che il decreto partiva da una concezione sbagliata.

I conti del primo trimestre

A Unicredit va la coppa di questo inizio di campionato. L’istituto di piazza Gae Aulenti ha registrato un utile netto nel primo trimestre 2024 di 2,6 miliardi, in crescita del 24% sul pari periodo del 2023. L’ad Andrea Orcel ha anche rivisto le previsioni sull’anno portandole a oltre 8,5 miliardi. I ricavi netti sono stati di 6,3 miliardi in rialzo del 10,9 per cento rispetto allo scorso trimestre e del 7,5 per cento anno su anno. La performance è stata sostenuta da un margine di interesse 3,6 miliardi, da commissioni per 2,1 miliardi, e da rettifiche per perdite su crediti per 0,1 miliardi. Certamente anche gli azionisti di Unicredit ne traggono beneficio: la distribuzione nell’anno solare 2024, tra dividendo e buyback è attesa per circa 10 miliardi di euro (tre miliardi già pagati come cedola ad aprile).

Trimestrale brillante e più che solida anche per Intesa Sanpaolo, che batte le attese degli analisti con una crescita degli utili che sfiora il +18% rispetto allo stesso periodo del 2023 a 2,3 miliardi di euro. E’ il miglior trimestre di sempre per proventi operativi netti (+11%), risultato della gestione operativa (+18%) e risultato corrente lordo (+17%). Per l’intero 2024 l’Ad Carlo Messina prevede utili sopra gli 8 miliardi (nel 2024 e nel 2025), una forte distribuzione di valore per gli azionisti con un payout ratio cash pari al 70%, un incremento del dividendo nel 2024 e nel 2025 e un buyback da 1,7 miliardi da avviare a giugno 2024..

Carlo Messina sostiene con soddisfazione che la banca rappresenta “un modello unico in Europa”, che funzionerà anche dopo che la Banca Centrale Europa avrà iniziato a tagliare i tassi. “Avremo un recupero” dice, “di quello che è sempre stato il nostro punto di forza: il risparmio gestito e l’assicurazione. Molti clienti che hanno dei titoli governativi con delle plusvalenze, torneranno a considerare il risparmio gestito e noi saremo pronti a cogliere questo trend, la nostra aspettativa è di avere un beneficio anche significativo”.

Monte dei Paschi di Siena ha annunciato un utile netto in rialzo del 41% a 333 milioni, più dei 281 milioni stimati dagli analisti. Numeri che hanno spinto l’ad Luigi Lovaglio a rivendicare “una performance operativa record”. Il risultato complessivo del 2024 dovrebbe infatti attestarsi “sopra gli 1,3 miliardi di euro” del 2023. Anche in questo caso a tirare la volata è stato il margine di interesse cresciuto di oltre il 16% a 587 milioni. Ma sui ricavi complessivi, aumentati del 15,2% in un anno a 1,013 miliardi, hanno giocato anche le commissioni nette (+10,1%) con proventi in rialzo specie sulle attività di gestione e consulenza (+25,7% sul trimestre precedente). Lovaglio ha confermato un distribuzione agli azionisti pari al 50% dell’utile al lordo delle imposte.

Il momento favorevole si vede anche nei conti di Banco Bpm che ha realizzato 370 milioni di utile netto nel primo trimestre dell’anno, in crescita del 40% e grazie a ricavi saliti del 15%, a 1,43 miliardi. Il margine di interesse della banca guidata da Giuseppe Castagna è salito del 16,3% ma sono cresciute anche le commissioni (+11,7% sul trimestre precedente) grazie alla performance dei prodotti di risparmio. “Siamo fiduciosi sui target, siamo in anticipo su tutti i principali numeri e non vediamo nessun rischio” per l’annunciata distribuzione di 2 miliardi di euro agli azionisti a valere sugli utili 2023-2024, di cui 1,4 miliardi cash quest’anno. Così come “siamo ben instradati rispetto ai 6 miliardi di utili cumulati e alla distribuzione di 4 miliardi previsti al 2026”.

Bper ha chiuso il primo trimestre del 2024 con un utile di periodo di pertinenza della Capogruppo pari a 457,3 milioni di euro, contro i 290,7 milioni di euro dello stesso periodo 2023 (+57,3%). I ricavi “core” sono saliti a 1,354 miliardi in aumento del 9,9% rispetto al primo trimestre 2023 mentre anche il margine di interesse e le commissioni nette sono in crescita rispetto al primo trimestre 2023 rispettivamente a 843,6 milioni e 510,4 milioni.Il margine di interesse si attesta a 843,6 milioni in crescita del 16,2% rispetto al primo trimestre 2023

Credem. Il primo trimestre dell’anno si è chiuso con un utile netto consolidato pari a 160,9 milioni di euro (+19,4%). A fine marzo 2024 il margine di intermediazione si attesta a 525,3 milioni, rispetto ai 472,1 milioni dell’anno precedente (+11,3% a/a)

La Popolare di Sondrio ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 145,23 milioni di euro, in crescita del 53,8% rispetto ai 94,41 milioni contabilizzati nello stesso periodo dello scorso anno. In forte aumento anche il margine di intermediazione, passato da 331,59 milioni da 409,17 milioni di euro (+23,4%). Il risultato netto della gestione finanziaria si è attestato a 366,4 milioni di euro, rispetto ai 291,9 milioni di euro dei primi tre mesi del 2023.

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