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Banca d’Italia, il patto Berlusconi-Draghi spiana la strada alla nomina di Saccomanni a Governatore

Berlusconi sembra essersi convinto che la proposta di Draghi di dare continuità all’assetto di vertice della Banca d’Italia è la migliore – Fallito il blitz di Tremonti pro-Grilli, a settembre Saccomanni dovrebbe diventare Governatore, con il consenso del Quirinale – Il ruolo di Bersani e i 4 handicap del direttore generale del Tesoro

Banca d’Italia, il patto Berlusconi-Draghi spiana la strada alla nomina di Saccomanni a Governatore

“Era un mio dovere informare il Capo dello Stato”. In un intervista rilasciata oggi a “la Repubblica” il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, non smentisce affatto il ruolo che ha giocato negli ultimissimi giorni nella delicata partita per la successione di Mario Draghi alla guida della Banca d’Italia e conferma di aver preventivamente informato Giorgio Napolitano di quanto stava succedendo. “Ritenevo corretto – ha dichiarato Bersani – accertarmi che il Presidente della Repubblica, in quanto parte in causa rilevante, fosse a conoscenza di questo tentativo che va oltre ogni immaginazione”. Bersani si riferisce al tentativo di blitz condotto dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, per portare al vertice di Via Nazionale il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. Ipotesi che sia Napolitano che Berlusconi non hanno gradito e che hanno stoppato forse definitivamente.
Il premier, che con Tremonti ha stretto solo una tregua ad uso dei mercati, non ha mai mostrato di apprezzare particolarmente la soluzione architettata dal ministro dell’Economia per Via Nazionale ma – questa sembra la vera novità degli ultimi giorni – si è reso conto che, se vuole gestire l’emergenza finanziaria, ha assoluto bisogno dell’uomo che ha guidato finora la Banca d’Italia e che da novembre diventerà il nuovo presidente della Bce, Mario Draghi, unanimemente stimato in Europa e nel mondo e credibile anche agli occhi dei mercati. D’altra parte, proprio in occasione della preparazione della manovra di Ferragosto, il Governatore si è incontrato più volte con Berlusconi ed è stato prodigo di consigli. Proprio per la delicatezza del momento e per l’indipendenza e l’autorevolezza dei candidati interni che Via Nazionale è in grado di mettere in campo – primo fra tutti il direttore generale Fabrizio Saccomanni – Draghi ha più volte richiamato l’attenzione sia di Berlusconi che di Napolitano sull’opportunità di garantire la più completa continuità all’azione della Banca d’Italia promuovendo al vertice l’attuale numero due. Nelle ultime ore pare che Berlusconi si sia definitivamente convinto, dando in questo modo ragione a Draghi e tagliando la strada al maldestro tentativo di Tremonti.
Nessuno nega che Grilli abbia i requisiti tecnici per assumere alti incarichi ma ha 4 handicap, uno più grosso dell’altro, che non possono essere trasciurati:
1) in primo luogo la sua nomina verrebbe percepita dai mercati e dalle istituzioni internazionali come un tentativo del Governo di minare l’indipendenza della Banca d’Italia mortificando arbitrariamente e inutilmente l’eccellente squadra che ha collaborato con Draghi al successo e al recupero di credibilità di Via Nazionale dopo i disastri di Fazio;
2) in secondo luogo Grilli è considerato il principale collaboratore di Tremonti e, come tale, porta il merito di aver difeso i conti pubblici dall’assalto della giungla politica e parlamentare ma anche il torto – gravissimo – di aver completamente sottovalutato le avvisaglie di una nuova crisi e di non aver attivato tutti gli strumenti necessari non solo per tenere in ordine la finanza pubblica ma anche per rilanciare la crescita, senza la quale è pura utopia pensare di ridurre il pesantissimo debito pubblico italiano;
3) proprio il tipo di collaborazione che Grilli ha subito o accettato con Tremonti non ne esalta di certo il coraggio e l’indipendenza: ben diversamente si comportava Draghi con i ministri e con i politici quando era direttore generale del Tesoro;
4) cambiare in questo momento una pedina essenziale come il direttore generale del Tesoro ha le stesse controindicazioni di un ribaltone in Banca d’Italia: con la bufera che c’è sui mercati e che investe in primo luogo l’Italia non è il caso di inutile terremoti, specie quando non sono necessari e quando la continuità può garantire in Banca d’Italia una guida migliore.

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