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Aziende italiane in Russia: le sanzioni abbattono un fatturato da 13 miliardi, con ricadute nel nostro Paese

Le sanzioni causeranno a centinaia di aziende italiane in Russia cali di fatturato che avranno ripercussioni sull’economia del nostro Paese, anche in termini di occupazione

Aziende italiane in Russia: le sanzioni abbattono un fatturato da 13 miliardi, con ricadute nel nostro Paese

Le aziende italiane in Russia sono 130, contano in tutto 60 stabilimenti e producono un fatturato che supera i 13 miliardi di euro l’anno. Il conto è di Unimpresa e si riferisce a tutte le società attive nel settore industriale, in quello dei servizi e nell’agroalimentare. Secondo una lista più ampia a cura di InfoMercatEseri, invece, le aziende italiane in Russia sono circa 160. Ma se allarghiamo lo sguardo fino a comprendere tutte le imprese italiane che hanno rapporti commerciali con la Russia, allora il conteggio raddoppia, arrivando a 300.

A prescindere dai criteri del calcolo, il senso è chiaro: la guerra fra Russia e Ucraina mette a rischio l’economia italiana sul fronte commerciale oltre che su quello energetico. E, nel complesso, ce n’è abbastanza non solo per cancellare la ripresa post-Covid attesa per il 2022, ma anche per vedere all’orizzonte lo spettro di una nuova recessione.  

Aziende italiane in Russia colpite dalle sanzioni

A danneggiare le aziende italiane in Russia sono in primo luogo le sanzioni adottate dall’Unione europee contro Mosca (seguite dalle ritorsioni decise dal Cremlino). L’interruzione dei flussi commerciali comporta la rescissione di contratti e la perdita di commesse, mentre l’esclusione della Russia da Swift – la piattaforma che collega migliaia di banche in tutto il mondo, permettendo pagamenti internazionali a basso costo – ostacola spesso in modo decisivo le vendite dalla Russia verso i Paesi che non applicano le sanzioni. Tutto questo causa perdite di fatturato rilevanti alle aziende italiane in Russia, che danneggeranno anche il nostro Paese su più fronti: riduzione delle forniture, aumento dei costi (anche al consumo), perdita di posti di lavoro.

L’appello di Unimpresa per le aziende italiane in Russia

Le aziende italiane colpite dalle sanzioni contro la Russia “devono essere tutelate dalla diplomazia italiana e aiutate economicamente”, scrivono i vertici di Unimpresa, che chiedono al governo anche un’applicazione delle sanzioni sul modello Usa: “Gli Stati Uniti, a differenza dell’Italia – prosegue la nota – hanno autorizzato le proprie imprese presenti in Russia a operare commercialmente”.

Italia-Russia: un rapporto commerciale in crescita da decenni

Quello che la guerra e le sanzioni mettono in crisi è un tessuto commerciale diventato sempre più fitto negli ultimi decenni. “Dalla fine dell’Unione Sovietica, la Federazione Russa e lo spazio post-sovietico sono stati oggetto di crescenti investimenti da parte di aziende italiane ed europee – spiega l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) – In particolare, l’affermarsi in questi ultimi anni di una classe media e la crescita di un relativo benessere economico nella società russa hanno fatto sì che i consumatori russi si rivelassero particolarmente attratti dalla qualità dei prodotti made in Italy”.

Gli scambi commerciali fra Italia e Russia nel 2021

Secondo l’Istituto per il commercio estero (Ice), che elabora dati Istat, l’interscambio commerciale fra Russia e Italia si è fermato poco sotto i 20 miliardi di euro nei primi 11 mesi del 2021. Su questa somma le esportazioni italiane pesano per circa 7 miliardi di euro, mentre le importazioni da Mosca arrivano a quota 12,6 miliardi (per l’80% legati a gas e materie prime). Prima della guerra, inoltre, l’andamento dei flussi era in piena ripresa post-Covid. Nei primi sei mesi del 2021 l’export dei prodotti italiani in Russia aveva fatto registrare un balzo del 13,3% su base annua, arrivando oltre quota 3,6 miliardi. Nello stesso periodo, le importazioni italiane dalla Russia si erano impennate del 35,7%, a circa 3,9 miliardi. In ogni caso, la Russia è solo al 14esimo posto nella classifica dei partner commerciali italiani, dopo la Turchia e davanti alla Romania.

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