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Avocado, la moda healthy ha un costo: foresta a rischio in Messico

La domanda del frutto esotico è cresciuta a dismisura soprattutto negli Stati Uniti, che lo importano dal Messico. Un’inchiesta del New York Times rivela le connessioni tra imprese Usa e gang criminali

Avocado, la moda healthy ha un costo: foresta a rischio in Messico

Il cibo etico, a volte così etico non è. È il caso dell’avocado, frutto tropicale dalle indiscusse proprietà nutrienti e da tempo considerato un caposaldo irrinunciabile dell’alimentazione “healthy”, del cibo salutare, vegano e non. Un superfood dal sapore esotico e consumato in tanti modi diversi, dal sushi alle salse, dai poke o temaki ai succhi vitaminici, fino all’avocado toast, la cui moda è dilagata soprattutto negli Stati Uniti. Gli Usa però importano l’avocado dal Messico: un business iniziato 40 anni fa e che oggi vale 2,7 miliardi di dollari l’anno, ma che sta seriamente minacciando vaste aree forestali nel Paese centroamericano. Per fare spazio alla crescente domanda del frutto che tanto fa bene alla salute, le gang criminali messicane, grandi proprietarie di terre, non stanno esitando a cedere pezzi di territorio alle imprese statunitensi, favorendo così il disboscamento di intere foreste pluviali soprattutto nell’Ovest del Paese, ad un ritmo sempre più vertiginoso. Queste attività violano la legge messicana da almeno due decenni e sono finite nel mirino della ong Climate Rights International.

La fame di avocado degli Usa: a che prezzo per il pianeta?

Le autorità messicane hanno sollecitato le imprese nordamericane a interrompere quello che è un vero e proprio ecocidio, anche perché il Messico nel 2021 si è impegnato con l’Onu a fermare il disboscamento da qui al 2030. Le richieste sono però rimaste inascoltate. Tra le aziende c’è anche Fresh Del Monte, uno dei maggiori distributori di frutta negli Usa, che ha ammesso il coinvolgimento, promettendo però di impegnarsi in progetti di riforestazione in Messico. Le piantagioni di avocado sono particolarmente nocive per l’ambiente, perché oltre a ridurre la capacità di assorbire anidride carbonica e ad aumentare l’emissione di gas serra, necessitano di un enorme consumo di acqua, la cui disponibilità invece si riduce al diminuire della superficie delle foreste pluviali. La minore disponibilità di risorse idriche impatta negativamente anche sulle altre attività agricole, quelle dei piccoli produttori locali che coltivano materie prime di prima necessità come grano e pomodoro, a vantaggio delle multinazionali a stelle e strisce e del cibo per pochi, visto che negli Usa il prezzo alla vendita del frutto esotico è aumentato del 70% dal 2020 al 2022.

Avocado messicano: un frutto che costa foreste e sospetti di connivenza

“Quello che in Amazzonia o nel Borneo avviene per far spazio agli allevamenti bovini, all’estrazione di oro e minerali preziosi o a coltivazioni di olio di palma – scrive polemicamente il quotidiano brasiliano Folha de Sao Paulo -, in Messico viene fatto per soddisfare l’enorme voglia di avocado degli Stati Uniti”. Il 90% degli avocado raccolti nel Paese centroamericano, in particolare nello Stato di Michoacán, viene esportato proprio negli Stati Uniti. E questo business, per quanto illegale e fortemente impattante sull’ecosistema (il Messico ospita la seconda foresta pluviale più estesa del pianeta dopo l’Amazzonia), vale tuttavia parecchio per l’economia del Michoacán: dà impiego a 300 mila persone, su un totale di 4 milioni residenti nell’area. Il che fa sospettare una certa connivenza, se non da parte del governo nazionale, almeno da quello locale: pare infatti, secondo quanto scrive il New York Times che ha dedicato una inchiesta al tema, che una parte delle piantagioni autorizzate, circa 10 mila ettari, sorgesse nel 2014 in aree forestali. In tutto questo, uno studio del 2022 prevede che la superficie destinata alla coltivazione dell’avocado aumenterà dell’80% da qui al 2050.

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