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Autorizzazioni ambientali bloccate, le aziende chiedono indietro i soldi al ministero dell’Ambiente

La protesta degli imprenditori del solare che arrivano a chiedere la restituzione delle somme versate per istruire le pratiche. Milioni di euro fermi in diverse Regioni

Autorizzazioni ambientali bloccate, le aziende chiedono indietro i soldi al ministero dell’Ambiente

I casi più eclatanti sono un impianto solare nel Lazio da oltre 56 milioni di euro e uno in Sardegna da 62 milioni. Il Gruppo impianti solari va alla carica contro il ministero dell’Ambiente. Il motivo? Ritardi nelle valutazioni di impatto ambientale (Via) per nuovi impianti. Da mesi le aziende aspettano una risposta per sbloccare investimenti milionari in diverse Regioni. Gli imprenditori sono alle prese con una reiterata storia di mala burocrazia, in questo caso dannosa anche per le casse dello Stato.

Siamo “stanchi di tenere bloccati i nostri progetti per le autorizzazioni ambientali e ora chiediamo la restituzione di decine di migliaia di euro, versati a titolo di onere, perché l’iter autorizzativo di altrettanti impianti fotovoltaici procede troppo a rilento”. È una presa di posizione netta contro un apparato che, a detta di chi denuncia, non funziona. I casi limite portati ad esempio sono i due impianti bloccati con una capacità di produzione di 92 MW e 87 MW. Sono entrambi fermi perché privi, appunto, di valutazioni ambientali. Anche FIRSTonline ha chiesto conto della situazione al ministero dell’Ambiente ma non è stata fornita risposta.

Accelerare l’iter nell’interesse dell’Italia

La questione si è trasformata in contenzioso con la richiesta di avere indietro le somme versate: 28 mila euro per l’impianto nel Lazio e 30 mila euro per l’impianto in Sardegna. Un decreto legge del 2006 stabilisce che, nel caso in cui non siano rispettati i termini per la conclusione del procedimento di Via, si ha diritto a riavere indietro il 50% dei “diritti di istruttoria” pagati. Eppure, evidenziano gli imprenditori, l’esito dovrebbe arrivare entro 30 giorni dalla conclusione della fase di consultazione. La restituzione dei soldi alle imprese, come si capisce, danneggia anche lo Stato che ha percepito quelle anticipazioni. 

“La possibilità di ottenere un rimborso quando si progetta un impianto ci rasserena solo in parte, per noi non è una bella notizia”, dice Raffaello Giacchetti presidente di Gis. “Il nostro interesse è quello di vedere realizzate le nostre opere, se meritevoli, e contribuire così alla transizione energetica del Paese. Bisogna accelerare e semplificare l’iter delle procedure autorizzative. Lavorare solo sui termini, senza dotare gli uffici di risorse e strumenti per rispettarli, è poco ragionevole”.

L’ultimo report dell’Osservatorio Via della Federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettriche di Confindustria, a giugno 2023 aveva documentato che solo il 5,2% di 1.372 procedure Via presentate al ministero dell’Ambiente nei primi sei mesi dell’anno, erano state approvate. Il 2024 sembra confermare la “tendenza lumaca”.

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