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Asta frequenze 5G, torri tv ed enigma Persidera

L’asta delle frequenze si sta rivelando un ottimo affare per lo Stato e tra il futuro del 5G e le torri di trasmissione si profilano convergenze parallele – Ma resta l’incognita Persidera: perché Ray Way vuole comprarla? È un lascito della vecchia gestione Rai o una scelta strategica della nuova dirigenza?

Asta frequenze 5G, torri tv ed enigma Persidera

L’asta delle frequenze si sta rilevando un ottimo affare per le casse dello Stato, che potrà incassare oltre 6 miliardi di euro a fronte dei 2,5 previsti inizialmente. Tutto questo rinforza quanto noto: il futuro del 5G porterà grandi benefici allo sviluppo produttivo del Paese.

Nel frattempo, tutto il settore delle TLC attraversa un delicato momento di transizione con prospettive, in alcuni casi, alquanto incerte. Si tratta del business delle torri di trasmissione, settore in cui da alcuni anni si parla di costituire un cosiddetto “polo” dove far convergere in modo organico e coordinato l’insieme delle strutture di trasmissione di segnali audiovisivi, oggi di proprietà per la maggior parte di Ei Towers e di Rai Way, controllate rispettivamente da Mediaset e Rai, senza dimenticare Persidera, della quale scriveremo avanti.

Il futuro del 5G e quello delle torri seguono binari paralleli. L’applicazione della nuova tecnologia necessita di una rete capillare di small towers distribuite a pioggia sul territorio. Rimane aperta la valutazione se tali sistemi potranno o meno portare a un incremento significativo dei livelli di campo elettromagnetico in ambiente urbano ed abitativo dovuto alla nuove sorgenti fisse, in quanto una maggiore capillarità comporta anche una minor concentrazione di potenza (la legislazione italiana è più severa rispetto a quanto contenuto nella Raccomandazione Europea 1999/519/EC).

Come noto, gli ambiti di maggiore interesse del 5G sono nel potenziamento di tutti i servizi legati alle imprese e alla collettività che richiedono grande capacità di banda e ridottissimi tempi di latenza. In un recente documento elaborato dall’ International Telecommunication Union (ITU) vengono fissati parametri di down e uploading significativi: 20 e 10 Mgps con un intervallo di latenza tra 1 e 4 ms. In queste condizioni, oltre al vastissimo panorama di applicazioni possibili (e molte ancora non ancora nemmeno esplorate) non è difficile immaginare che anche i segnali audiovisivi possano trovare uno spazio significativo. Ed è forse che anche in questa chiave si può leggere il grande interesse a possedere frequenze pregiate.

I broadcasters britannici, a partire dalla storica BBC e l’OFCOM (ente di regolamentazione inglese) hanno già messo in chiaro la loro visione del prossimo futuro. Nel piano industriale recentemente approvato dall’emittente britannica si legge: “Oggi la maggior parte del nostro pubblico continua a godere dei programmi e dei servizi della BBC in un modello di trasmissione tradizionale. La maggioranza continuerà a farlo – almeno per qualche tempo. Ma i rapidi cambiamenti tecnologici guidati, in particolare, da Internet e dai dispositivi mobili significano che, sempre di più, il pubblico potrà scegliere di godersi ciò che vuole, quando vuole, ovunque sia. Ci stiamo avvicinando al momento in cui tutto questo diventerà presto realtà per la BBC. Non arriverà immediatamente, ma sta già accadendo molto più velocemente di quanto molti hanno previsto”.

Importanti momenti di verifica saranno le conferenze internazionali previste a partire già dal prossimo anno. Potrà significare che il 5G accompagnerà il declino del DTT a favore della diffusione streaming? Gli inglesi si stanno attrezzando verso questa concreta possibilità.

In questa chiave si possono leggere recenti vicende legate al mercato delle torri. Nei giorni scorsi Rai Way è tornata alla carica con un’offerta “ai soci di Persidera soggetta a talune condizioni, per l’acquisizione dell’infrastruttura di rete e delle relative attività di tale società”. La società quotata con Viale Mazzini azionista di maggioranza con questa iniziativa ha suscitato alcuni interrogativi.

Anzitutto, si tratta di un’operazione concordata con l’attuale vertice recentemente insediato oppure è un residuo della precedente gestione (doveroso ricordare che già è avvenuto un precedente tentativo insieme a F2I nel febbraio scorso)? La differenza non è cosa da poco perché porta a chiarire le prospettive strategiche di tale operazione. In che direzione si intende procedere, con quali orientamenti?

Il valore delle torri nel prossimo futuro, a partire dal 2020, in coincidenza dell’avvio del processo di rilascio delle frequenze in banda 700 Mhz da parte dei radiodiffusori con conseguente riduzione del numero dei multiplex trasportati, potrebbe subire un drastico ridimensionamento e, con queste premesse, il business lo fa chi vende e non chi compra. L’applicazione dell’art. 89 della recente Legge finanziaria comporta, come detto più volte, la riduzione complessiva dei multiplex disponibili ed una complessa revisione dei multiplex Rai destinati alle alla diffusione dei programmi regionali.

Non sono pochi i dubbi in merito alla possibile riduzione dei bacini di ascolto (calcolati, secondo un documento interno che circola a Viale Mazzini, intorno ai 5/6 milioni di utenti) e dei conseguenti costi necessari ad affrontare l’adeguamento degli impianti (circa 200 milioni, da verificare comparare poi con quelli che potrebbe spendere il diretto competitor Mediaset). La quotata di Via Teulada, da quando è avvenuta la quotazione nel 2014 fino al 2017, ha evidenziato la crescita dei ricavi solo per la parte proveniente da Rai (da 207 a 216 milioni) mentre, per la parte proveniente da terzi si registra un modestissimo incremento di 0,1 milioni, con una riduzione tendenziale evidenziata nella scorsa semestrale, come pure gli investimenti segnano il passo. Tradotto in soldoni: incisività sul mercato? Zero, carbonella.

Come interpretare tutto questo? Due ipotesi: o l’operazione Persidera è una mera manovra finanziaria oppure sottende un lucida visione di prospettiva in vista del possibile avvio del “polo delle torri” dove Rai Way si presenterebbe con un maggiore peso relativo. Ma, come detto prima, chi guida questa operazione? Cosa ne pensa l’azionista di maggioranza che, finora, è rappresentato in Cda da un solo componente (gli altri sono indipendenti e lo stesso AD non è dipendente Rai)? Sarà, come sempre, il mercato a decidere.

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