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Associazioni consumatori: tutelare l’autonomia delle banche popolari

La riforma torna oggi all’esame della commissione Finanza al Senato – Le associazioni hanno concluso le audizioni e ora cercheranno di arrivare a un testo che unifichi le varie proposte – Pileri (Adoc): “Abbiamo una posizione comune”.

Associazioni consumatori: tutelare l’autonomia delle banche popolari

Garantire autonomia alle banche popolari ed evitare cordate di soci che modificherebbero profondamente la loro ragion d’essere. E’ questa la posizione dell’associazione di consumatori Adoc a proposito della riforma delle banche popolari, che torna oggi all’esame della commissione Finanze del Senato. Le associazioni dei consumatori hanno concluso le audizioni che hanno visto l’apporto di esperti, di economisti, della Banca d’italia e dell’associazione fra le banche popolari.

Oggi verrà fatto il punto e si deciderà come arrivare a un testo che unifichi le varie proposte di legge. Giungere a una riforma condivisa non sarà semplicissimo, perché i nodi da sciogliere sono numerosi. Per i consumatori ciò che deve essere assolutamente salvaguardata è l’autonomia. Lo ha ribadito a chiare lettere il presidente dell’Adoc, Carlo Pileri, che in commissione Finanze avrebbe dovuto essere affiancato anche dai rappresentanti di Federconsumatori e Adiconsum, i quali però per precedenti impegni non hanno potuto partecipare all’audizione. “Ma abbiamo una posizione comune”, assicura Pilari.

Secondo il presidente “bisogna salvaguardare lo spirito originario delle banche popolari, che è quello – ha ribadito in commissione – di occuparsi delle famiglie, dei consumatori, delle piccole imprese, dello sviluippo del territorio in cui operano”. E dunque da parte delle banche popolari “non può esservi spazio a operazioni finanziarie e speculative”. Sottolineato che “la riforma va fatta anche il più rapidamente poossibile”, il presidente dell’Adoc ha puntualizzato come la riforma in discussione “debba garantire autonomia alle banche popolari e evitare cordate di soci che modificherebbero profondamente la ragion d’essere di questa tipologia di banche”.

Inoltre “è preferibile un sistema duale di banche, piuttosto che un sistema che preveda solo le grandi banche”, spesso con vocazioni extranazionali e poca propensione verso il territorio. Una caratteristicaa, questa, su cui ha insistito, aggiungendo che “la capacità di presenza in autonomia sul territorio potrebbe essere rafforzata e garantita se le Fondazioni bancarie partecipassero al capitale delle popolari, visto che già operano negli aumenti di capitale delle banche ordinarie”.

Sul “quantum” di una eventuale partecipazione, Pileri tuttavia non si è espresso. Così come non ha toccato il tema del voto capitario. Raggiunto telefonicamente, ci ha spiegato che nel corso dell’audizione non si è entrati nei minimi dettagli, ma – aggiunge – “per quanto mi riguarda il voto capitario va mantenuto, è una garanzia per le banche popolari contro eventuali cordate che possono incidere sul loro modo di essere e operare”. E dunque “no al cumulo di deleghe”.

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