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Armi all’Ucraina da Usa e Ue: il sostegno militare è l’unico modo per aprire un vero negoziato con la Russia

Fornire armi all’Ucraina è la condizione necessaria per aprire un percorso di cessate il fuoco e un tavolo di negoziato: non è vero che rischiamo la Terza guerra mondiale

Armi all’Ucraina da Usa e Ue: il sostegno militare è l’unico modo per aprire un vero negoziato con la Russia

Perché Usa e Ue devono fornire armi all’Ucraina? La risposta è che l’eroismo del popolo ucraino, la sua capacità di resistere all’invasione ordinata da Putin, piaccia o non piaccia ai “pacefondai” che hanno preso il posto dei virologi nei talk show, rappresentano la disperata condizione necessaria per aprire un percorso di cessate il fuoco e un tavolo di negoziato. Il tutto con l’impegno diretto delle grandi potenze – quelle stesse che sottoscrissero il Memorandum di Budapest del 1994 – a garantire la sicurezza e la sovranità della Ucraina dopo le concessioni all’aggressore che Kiev sarà costretta a compiere. L’intervento della diplomazia può avere una qualche efficacia se il tiranno russo si convince di aver sbagliato i piani dell’offensiva e di aver sottovalutato i costi dell’operazione. Perché ciò sia possibile la comunità internazionale non può fare altro che intensificare le sanzioni, pur sapendo che non può spingersi troppo oltre fino a quando – e non è un problema di settimane – non avrà trovato il modo di approvvigionarsi altrove e con altre fonti, almeno in dimensioni sostenibili, del fabbisogno energetico indispensabile.

Giusto fornire armi all’Ucraina: la Terza guerra mondiale non è dietro l’angolo

Ma l’opzione principale sta nel fornire armi all’Ucraina perché resista il più a lungo possibile. Trovo vergognosi gli inviti espliciti alla resa che giungono dai “putiniani a loro insaputa” di casa nostra, come se la terza guerra mondiale fosse dietro l’angolo, come se Putin non sapesse che anche le città russe sarebbero bombardate da missili simili a quelli che lui minaccia di lanciare sulle capitali europee. Per 80 anni il cosiddetto equilibrio del terrore ha mantenuto la pace.

Cambio di paradigma nelle relazioni internazionali

Ammesso e non concesso che abbia termine il massacro e si trovi una soluzione in grado di assicurare la sopravvivenza e l’indipendenza dell’Ucraina sia pure menomata nel territorio e posta in condizioni di neutralità (se non dovesse essere così saremmo costretti a porci quei problemi che per ora non ci passano neppure nell’anticamera del cervello), l’Occidente deve immaginare ed affidarsi ad una prospettiva diversa per quanto riguarda le relazioni internazionali.

La fuga abominevole dall’Afghanistan ha dato l’impressione di una debolezza strategica del “gendarme del mondo” – gli Usa – a cui l’Europa aveva delegato il problema della propria sicurezza. Dopo l’Ucraina potrebbe scoccare, in un altro scacchiere, l’ora di Taiwan, con l’intervento della Cina popolare che potrebbe rivendicare – con qualche argomento – la ricostruzione della sua integrità territoriale. Insomma, perseguendo l’obiettivo di evitare a qualunque costo la guerra, il mondo libero (torniamo all’antico) potrebbe trovarsi coinvolto in un conflitto a prescindere dalle sue intenzioni, per di più in condizioni di grande impreparazione.

Armi all’Ucraina per garantire la pace: la Germania si è convinta

Il riarmo torna ad essere il vero garante della pace. La strategia da intraprendere nel più breve tempo possibile è quella indicata dalla Germania. Berlino ha effettuato una svolta ad U nella politica della difesa: per i socialdemocratici e i verdi, la spesa per la difesa era contrastata. I tagli della spesa erano visti come un dividendo di una nuova era dopo la Guerra Fredda. Prima della Guerra russa contro l’Ucraina i politici della nuova coalizione, specialmente Ministro degli Esteri Annalena Baerbock e il Cancelliere Olaf Scholz, hanno sempre sostenuto l’idea che si possa fare tutto con la diplomazia.

Dopo quel tragico 24 febbraio i tedeschi si sono resi conto di essere nudi alla meta. Allo stato dei fatti non sarebbero in grado – hanno detto fonti dell’Esercito – di mettere in campo neppure una brigata di 5mila soldati completamente equipaggiata. Lo si è visto quando la Germania si è limitata ad offrire all’Ucraina, nei primi giorni, solo 5mila elmetti.

Il 24 febbraio, il Vice Cancelliere Robert Habeck, ex capo dei Verdi, ha riconosciuto pubblicamente in TV (ZDF): “Dobbiamo ammettere che siamo stati ingenui”.

La svolta annunciata da Scholz

Alla riunione del Bundestag di domenica 27 febbraio, Scholz ha fatto un discorso di portata storica, denunciando anche la scorrettezza di Putin sul piano personale, giacché lo aveva ricevuto al Cremlino quando aveva già preparato la guerra. Oltre alle misure immediate assunte con i partner europei e il blocco del gasdotto sottomarino Nord Stream 2, la vera novità della politica tedesca nella difesa riguarda l’annuncio al Bundestag di un budget straordinario. Nel bilancio per il 2021, il Governo Merkel aveva programmato una spesa del Ministero della difesa di 46,9 miliardi di euro (l’1,3% del Pil). La spesa sarà aumentata fino al 2% del Pil. Inoltre è previsto un fondo speciale di 100 miliardi di Euro “on top”. Circa 2,8% del Pil da finanziare, con la creazione di un fondo di debito extra, da restituire in un lungo arco di anni.

In proposito ha scritto uno dei direttori della Frankfurter Allgemeine Zeitung, Berthold Kohler, in un editoriale pubblicato a ridosso della seduta del Bundestag: “Anche guardando alla Germania, Putin deve chiedersi: cosa ho fatto? Il Putin-choc, in una notte, ha trasformato dei moralisti, pacifisti e putinisti in realisti che non possono più capire come si siano fatti ingannare per decenni dal dittatore e dalla sua propaganda. La Germania era uno degli anelli più importanti e più deboli nella catena dell’Ovest di fronte all’aggressione crescente di Mosca. Questo non era solo colpa di Schroeder, Merkel e Steinmeier. Spinti dal desiderio di pace e dalla ricerca di profitti, anche tanti altri hanno ignorato i segnali provenienti dal Cremlino. Questo succedeva da tanto tempo che Putin riteneva che potesse per sempre andare avanti così”.

Ma “Putin si è illuso sulla Germania come la Germania ha fatto su Putin – proseguiva l’articolo – Berlino, dopo una svolta repentina nella sua politica estera e della difesa, adesso sta improvvisamente nella prima fila di quelli che gridano a Putin: ‘Neanche un passo in avanti!’. Per stopparlo, i partiti della coalizione del semaforo sacrificano posizioni, che per loro erano sacrosante”.

Tante anime belle da noi invocano la resa dell’Ucraina – che dovrebbe essere incoraggiata senza l’invio di armi – come un atto di realpolitik. A me sembra che la sola linea concreta di realpolitik sia quella indicata da Berlino.

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