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Argentina, se il default del 2001 rischia di causarne un altro…

Dopo la sentenza del giudice newyorkese Griesa, che obbliga Buenos Aires a versare 1,33 miliardi di dollari in un deposito di garanzia entro il 15 dicembre, sul mercato si è scatenata un’ondata di vendite di Bonos argentini – Il presidente Cristina Kirchner non si arrende: lunedì l’appello alla Corte Suprema.

Argentina, se il default del 2001 rischia di causarne un altro…

Il presidente dell’Argentina Cristina Fernandez Kirchner è furente. Il giudice statunitense Thomas Griesa ha ratificato l’ordine che obbliga Buenos Aires a depositare, entro il 15 di dicembre, 1,33 miliardi di dollari statunitensi in un deposito di garanzia per assicurare il pagamento dei bond ai creditori che non hanno aderito alla ristrutturazione del debito nel 2001. 

La sconfitta della Kirchner è stata netta: si tratta infatti del 100% di quello che reclamavano gli obbligazionisti, con il fondo Nml Capital in testa. Ma “i fondi avvoltoi”, come li chiama la Presidenta, non possono ancora cantare vittoria. Il ministro dell’Economia Hernan Lorenziono ha confermato che lunedì farà ricorso alla Corte di Appello e, in ultima istanza, alla Corte Suprema.

Griesa però non si lascia intimorire: “Meno tempo avrà l’Argentina per sottrarsi ai suoi impegni, meno probabilità ci sono che lo faccia”, ha detto per spiegare la scelta della scadenza. Inoltre il giudice ha disposto che se la Casa Rosada si opponesse a versare i capitali nel deposito di garanzia anche gli internmediari finanziari (Bank Mellon of New York in primis) sarebbero ritenuti colpevoli in quanto complici del governo bonarense. 

Per l’Argentina si tratta di una corsa contro il tempo: dovrebbe riuscire ad ottenere entro il 15 dicembre la riconsiderazione della Corte di Appello per non coinvolgere gli intermediari e ottenere che si stabilisca la clausola di pari passo, affinché non sia obbligata a pagare tutto quello che reclamano i creditori in una sola tranche.  

L’ipotesi del default si annida proprio nel fatto che se dovesse ripagare i fondi contemporaneamente potrebbe cadere in default tecnico. Entro la fine dell’anno deve ripagare anche 3,14 miliardi di dollari di rimborsi per bond e interessi che matureranno il 15 dicembre. 

La paura dei mercati è evidente. Alla Borsa di Buenos Aires si è verificata un’ondata di vendite di bond sovrani per il timore di un nuovo default: i titoli sul debito pubblico hanno perso fino al un 13,58%. Ma anche l’andamento dei Cds sui bond argentini a 1 anno parlano chiaro: negli ultimi giorni il rendimento è balzato di oltre 224 punti base fino a un picco di 6.506.

La casa Rosada deve quindi valutare se le conviene depositare questi 1,33 miliardi di dollari mentre continua la disputa. La crescita del Paese ha frenato, l’inflazione continua a galoppare, lo scontento sociale aumenta e le maggiori imprese hanno bisogno di finanziamenti ai tassi più bassi possibili. Se continuerà con questo atteggiamento il costo del denaro aumenterà ancora di più e l’ipotesi di un nuovo default si farà sempre più realistica. 

Il 23 dicembre del 2001 l’Argentina ha dichiarato un default da 95 miliardi di dollari. Buenos Aires offrì ai possessori di obbligazioni divenute insolventi nuovi bond con uno sconto del 70%: 33 centesimi per ogni dollaro. Accettò circa il 92% dei risparmiatori.

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