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Architetti, Leopoldo Freyrie: “La nostra mission è trasformare l’Italia in una miniera di cultura”

In Italia si costruisce sempre meno ma si recuperano sempre di più gli edifici esistenti – “Riaprire i cantieri della riqualificazione del patrimonio edilizio e delle città è la strada per creare lavoro e agganciare la ripresa”, ha commentato il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Leopoldo Freyrie – Serve però una nuova legge urbanistica.

Architetti, Leopoldo Freyrie: “La nostra mission è trasformare l’Italia in una miniera di cultura”

Secondo gli ultimi dati diffusi dal Cresme, in Italia si costruisce sempre meno ma si recuperano sempre di più gli edifici esistenti: nel 2013 si sono investiti solo 51 miliardi di euro in nuove costruzioni e ben 115 per il recupero, tra manutenzione ordinaria e straordinaria. Gli investimenti in nuova edilizia residenziale sono crollati di quasi il 60%; le attività di manutenzione e recupero del patrimonio sono cresciute di oltre 11 punti percentuali. E’ per questo motivo che abbiamo deciso di intervistare il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, Leopoldo Freyrie, per conoscere lo ‘stato di salute’ dell’Ordine e il futuro delle suddette professioni.

Cosa chiede l’Ordine degli Architetti nel Piano per la rigenerazione urbana sostenibile?

Lo scenario del settore delle costruzioni – complice, da un lato, la profonda crisi che sta investendo ormai da anni il settore dell’edilizia e, dall’altro, lo stato di degrado delle città e dei territori – è profondamente cambiato. Per valorizzare questo cambiamento e per far ripartire il settore serve un’inversione di tendenza negli approcci delle politiche urbane, ma serve anche, anzi è ormai ineludibile, dar vita ad un nuovo sistema di alleanze tra tutti i protagonisti della filiera dell’edilizia. E’ con questa finalità che gli architetti italiani hanno lanciato – insieme ad Ance e a Legambiente – il Piano per la rigenerazione urbana sostenibile e sottoscritto, recentemente, il Protocollo per la rigenerazione urbana sostenibile con i sindacati edili, per riqualificare il patrimonio in chiave sostenibile, partendo dalle scuole, e per sostenere le professioni “green”.

Riaprire i cantieri della riqualificazione del patrimonio edilizio e delle città è la strada per tornare a creare lavoro, agganciare la ripresa e dare risposte ai problemi delle famiglie sfruttando le opportunità dalle risorse previste dalla programmazione europea 2014-2020 proprio per l’efficienza energetica e le aree urbane. La priorità è ora quella di testare queste alleanze nel programma di edilizia scolastica lanciato dal Governo.

Recuperare le scuole che – come il 40% dell’edilizia pubblica e privata – stanno cadendo a pezzi, rappresenta una vera e propria emergenza: su modalità e procedure di progettazione, su come si possa garantire la realizzazione in tempi rapidi di opere fatte bene, sostenibili, nel rispetto delle regole e della qualità del lavoro, gli architetti possono rappresentare una risorsa di conoscenze e di professionalità per il Governo.

Qual è il futuro della professione?

E’ –  ma questo vale non solo per la professione di architetto – nel riuso delle città. Sono i dati stessi a parlare molto eloquantemente: se il valore degli investimenti nelle costruzioni tradizionali tra il 2006 e il 2013 si è ridotto del 32% e negli ultimi sette anni il peso dell’attività di manutenzione e recupero del patrimonio esistente sul valore totale della produzione nelle costruzioni è cresciuto di oltre 11 punti percentuali, la strada da percorrere è quella di puntare sulla riqualificazione degli edifici esistenti e spesso abbandonati.

Questo rappresenta un beneficio per l’ambiente e l’habitat in quanto gli investimenti in attività di rigenerazione urbana metterebbero uno stop al consumo del suolo – ed è bene ricordare che nel nostro Paese “spariscono” ogni giorno 5 ettari di territorio – consentendo ai Comuni di utilizzare ben più del 5% della superficie di territorio che attualmente viene destinata al verde pubblico.

La mission degli architetti italiani è quella di contribuire – possiamo e sappiamo farlo – a trasformare il territorio italiano e le nostre città in una miniera di cultura, formazione e bellezza. Siamo pronti – e in questi anni ne abbiamo dato prova – a risolvere i problemi della condizione del patrimonio edilizio italiano, ad innovare i modelli e le tecniche dell’abitare, a promuovere la sostenibilità ecologica ed economico.

Nella lettera inviata a Renzi la categoria ha sottolineato l’importanza di reinvestire nelle scuole, nelle periferie e nelle città perché è lì che si concentra l’80% del Pil. Qual è il vostro programma in merito?

Il nostro programma, ma non vorrei ripetermi, è riuso, la rigenerazione urbana sostenibile delle città. Ma c’è un altro aspetto su quale vorrei soffermarmi, altrettanto fondamentale per imprimere una svolta nelle politiche del territorio. E’ rappresentato dalla proposta, presentata dal Governo Renzi, di modifica del Titolo V della Costituzione che riporta il “governo del territorio” tra le materie di competenza esclusiva dello Stato. E’ senza dubbio una riforma indispensabile che –  fatto salvo il ruolo delle Regioni –  permetterà di ristabilire il fondamentale principio che i confini amministrativi non hanno alcuna coincidenza geografica, paesaggistica e culturale con il territorio da governare.

Il nuovo assetto costituzionale consentirà di avere norme univoche e nazionali in materia di contenimento del consumo dei suoli, di riuso e di rigenerazione urbana, tema attuale e decisivo ma anch’esso frenato sin qui dalle regioni. Sarà possibile snellire e semplificare, con norme generali nazionali, la dismissione e la valorizzazione degli immobili pubblici, che ora si perdono nelle filiere delle politiche urbanistiche locali.

Una volta ristabilita la supremazia dello stato occorrerà approvare una nuova legge urbanistica nazionale – quella attuale risale al 1942 – che sia in grado di superare la giungla di norme su edilizia e proprietà. Misura questa fondamentale per far ripartire il mercato delle costruzioni, ma sempre nella logica del recupero e dell’efficientamento dell’esistente.

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