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Ape social: accettato 46% domande, pagamento in arrivo

Per il 2017 sono saranno accettate solo 38mila richieste sulle 83mila arrivate, ma i 217 milioni così risparmiati dallo Stato finanzieranno l’Ape social del 2018, che avrà regole meno rigide.

Ape social: accettato 46% domande, pagamento in arrivo

L’Ape sociale è stato un flop? Il Governo non ci sta. Marco Leonardi, consigliere economico di Palazzo Chigi, sostiene che entro il 2017 lo Stato accetterà 38 mila domande di Ape social e pensione anticipata per i lavoratori precoci. Ovvero più di due terzi delle 55 mila preventivate dalla legge di Bilancio del 2016. Lo scrive oggi il quotidiano La Repubblica, aggiungendo che – sempre secondo Leonardi – i 200 milioni risparmiati saranno usati dal 2018 in poi per allargare la platea che ha diritto l’Ape sociale. Su quest’ultima misura c’è accordo tra Governo e sindacati (o meglio, con Cisl e Uil: non con la Cgil).

Ma diamo un’occhiata più approfondita ai numeri. Nel 2017 l’Inps ha ricevuto 83mila domande di Ape social. Di queste, stando alle cifre fornite dal Governo, 45mila sono state respinte. Significa che ne sono state accettate 38mila, cioè meno della metà (il 46%). Le risorse sono comunque sufficienti a coprire oltre due terzi delle risorse stanziate per quest’anno alla voce Ape soacial, che appunto non prevedevano di arrivare oltre quota 55mila richieste accettate.

Questo significa che a fine anno avanzeranno circa 217 milioni di euro dei 650 messi a bilancio per il 2017: un tesoretto aggiuntivo che sarà spostato sull’Ape social del 2018.

La misura vedrà la luce probabilmente con un emendamento alla manovra che il Governo presenterà entro questa settimana in commissione Bilancio alla Camera.

All’appello però mancano ancora i numeri ufficiali forniti dall’Inps. Delle 66mila domande ricevuta durante la prima finestra, l’Istituto di previdenza ne ha respinte quasi il 63%. Le altre 17mila inviate entro il 30 novembre, invece, sono ancora sotto esame.

La rigidità delle norme che ha indotto l’Inps a respingere così tante domande sarà corretta a partire dall’anno prossimo. “Correggeremo i punti deboli – assicura Leonardi – Alcuni li abbiamo cambiati già in corso d’opera. Avrà l’Ape anche chi ha lavorato per meno di sei mesi dopo la fine della Naspi. E chi non viene da un licenziamento, ma dalla chiusura di un contratto a termine. Basterà poi la sola verifica del ministero del Lavoro per accertare che un’occupazione è gravosa, senza anche l’incrocio con i dati Inail. Ma faremo altre modifiche e confermeremo il bonus contributivo alle donne con figli. In attesa delle proposte del Parlamento”.

E ancora: “Nel 2018 avremmo più soldi per estendere l’Ape social a 15 categorie di lavoratori anziché 11, come da accordo con i sindacati – continua Leonardi – Accordo che a questo punto vale 500 milioni di maggiori risorse all’anno, considerando i 200 milioni in più non spesi. Costituiremo poi un fondo per l’Ape sociale del 2019. Nessun denaro andrà perso, ma servirà a finanziare la misura anche dopo il 2018”.

Ma anche chi si è visto accettare la richiesta di Ape social fin qui è rimasto beffato. L’assegno mensile, che doveva partire dallo scorso maggio, non è mai arrivato a causa dei ritardi nella pubblicazione dei decreti attuativi. La nuova data d’inizio è fissata per gennaio 2018, ma nei giorni scorsi il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha assicurato che almeno per una parte delle domande accettate i soldi saranno pagati, con tanto di arretrati, già a partire da questo dicembre.

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