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Anticorruzione, Assonime: “Tagliare le partecipate”

Secondo l’Associazione delle spa, “ai fini della prevenzione della corruzione, dovrebbe essere data priorità al programma del Governo di riduzione del numero delle partecipate a livello locale, eliminando tutta una miriade di soggetti non necessari che creano ambiti di impropria commistione tra pubblico e privato” anziché immaginare altri lacci e lacciuoli.

Anticorruzione, Assonime: “Tagliare le partecipate”

Per combattere la corruzione non serve aumentare i vincoli all’azione delle partecipate pubbliche: ben più utile sarebbe ridurre il numero delle partecipate stesse. E’ questo il messaggio lanciato da Assonime, l’Associazione fra le Spa italiane, in una risposta alle consultazioni Anac e Mef sull’applicazione della disciplina in materia di prevenzione della corruzione e di trasparenza alle società a partecipazione pubblica. 

“Nel disegno di legge sulla riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni oggi all’esame del Parlamento è contenuta una delega al riassetto della normativa in tema di società a partecipazione pubblica – scrive Assonime – che potrebbe costituire l’occasione per un ripensamento delle regole, calibrato sulla realtà delle società, distinguendo tra semi-amministrazioni e società di mercato e, con riferimento a queste ultime, limitando le deroghe al regime privatistico a quanto strettamente giustificato”.

Secondo l’Associazione, “ai fini della prevenzione della corruzione, dovrebbe essere data priorità al programma del Governo di riduzione del numero delle partecipate a livello locale, eliminando tutta una miriade di soggetti non necessari che creano ambiti di impropria commistione tra pubblico e privato. Allo stesso tempo, le pubbliche amministrazioni che detengono partecipazioni in società devono essere incoraggiate, nella loro funzione di azionista, ad assicurare che le partecipate si dotino di efficaci presidi per la prevenzione di attività illegali”. 

Da questo punto di vista, “il modello del piano anticorruzione delineato dai due documenti (predisposti da Mef e Anac, ndr) costituisce indubbiamente un punto di riferimento fondamentale – sottolinea ancora Assonime –. Si potrebbe comunque ipotizzare la possibilità per le singole società di adottare modelli organizzativi parzialmente differenti da quello proposto, da notificare all’Anac per un vaglio di adeguatezza”.

In particolare, l’Associazione ritiene che “un approccio volto a calibrare le regole al contesto normativo esistente e alle realtà in cui esse devono operare consente di prevedere soluzioni diverse per società di piccole o piccolissime dimensioni (i documenti in consultazione in alcuni punti già vanno in questa direzione)”.

Quanto agli obblighi di trasparenza, per Assonime è opportuno tenere conto che “tutta una serie d’informazioni sulle società partecipate/controllate dalle amministrazioni è già soggetta ad obblighi di comunicazione al MEF e al Dipartimento della Funzione Pubblica; è previsto il controllo della Corte dei conti sulla gestione finanziaria; per l’affidamento dei contratti pubblici esiste una specifica disciplina che tutela la trasparenza nella scelta del contraente; il decreto legislativo n. 333/2003 in attuazione di una direttiva europea sancisce regole di trasparenza nei rapporti finanziari tra pubbliche amministrazioni e imprese partecipate; disposizioni specifiche di trasparenza riguardano la disciplina dei servizi pubblici, a livello nazionale o locale. E’ alla luce di questo contesto che va valutata l’opportunità di ulteriori obblighi di trasparenza”.


Allegati: Documento integrale Assonime.pdf

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