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Ambiente: il CO2 che viene dal mare

Gli impatti negativi del trasporto marittimo sull’atmosfera in un Rapporto dell’Ue – Esaminati i dati di 11.600 navi, molte delle quali con rotte fuori dall’Europa

Ambiente: il CO2 che viene dal mare

È arrivato il momento che anche le flotte marine contribuiscano all’abbassamento delle emissioni di CO2. L’Unione europea pubblica il primo rapporto sugli impatti ambientali del traffico marittimo, dando il via a una riflessione ambientale ed economica. I dati resi noti non sono esaltanti per la vecchia Europa, dal momento che circa i due terzi delle emissioni sono legate a viaggi verso o da un porto al di fuori dallo Spazio economico europeo (SEE). Un po’ danno, un po’ beffa, quindi, con effetti ridotti sull’economia dei Paesi impegnati in svolte ecologiche.

I numeri del report sono quelli del 2018, quando le emissioni delle navi nei porti SEE sono state il 6% delle emissioni totali. I trasporti tra i porti europei hanno prodotto, invece, il 32% delle emissioni totali di CO2. Le merci viaggiano prevalentemente con le navi portacontainer e alla fine sono quelle che sbuffano le maggiori quantità di inquinanti. Confrontando, appunto, le emissioni tra diversi tipi di navi, le portacontainer hanno segnato quella percentuale alta sul totale che lascia larghi spazi di intervento. Insomma, si dice a Bruxelles, bisogna intervenire con armatori, trasportatori e i settori industriali più esposti per non continuare ad avere in mare effetti opposti a quanto si cerca di fare a terra.

Il rapporto ha monitorato le navi con oltre 5.000 tonnellate di stazza lorda: 11.600 imbarcazioni che hanno rilasciato lungo le rotte più di 138 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 in un solo anno. L’Agenzia europea per l’ambiente dice che le emissioni delle flotte mercantili sono il 3,7% delle emissioni totali di CO2 nell’UE. Ma le operazioni green dell’Unione hanno sicuramente bisogno di abbassare ancora queste percentuali. Proprio dal 2018 è in vigore il regolamento sul monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni del trasporto marittimo. Le compagnie di navigazione hanno l’obbligo di registrare il consumo di carburante e altre informazioni ambientali durante la navigazione da o verso i porti nel See. La normativa, giustamente, non distingue trasporto merci o passeggeri per cui il controllo deve essere totale. Rispetto a due anni fa qualcosa sarà cambiato, come l’uso di gas naturale da parte di alcune compagnie al posto del gasolio. Se ne parla, sono state definite linee guida, ma bisogna vedere l’efficacia.

Di fatto, i dati e la relazione Ue saranno pubblicati ogni anno per consentire una migliore comprensione delle caratteristiche, delle emissioni di CO2 e dell’efficienza energetica della flotta monitorata. Per le navi da crociera un anno fa l’associazione tedesca Nabu nella sua classifica annuale, aveva stabilito che solo due navi da crociera su oltre 80 censite utilizzavano sistemi efficaci per ridurre lo smog. La stragrande quantità delle città galleggianti – già avversate da associazioni e storiche città di mare – praticamente veniva vista come responsabili di emissioni “enormi di gas serra”. Nel commento finale del Sistema di protezione ambiente italiano la conclusione che la trasparenza del sistema e la granularità dei dati riportati sia “la chiave per affrontare le barriere del mercato e stimolare la diffusione di comportamenti e tecnologie ad alta efficienza energetica”.

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