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Agricoltura: la biologica non piace al Governo. Scatta la protesta delle aziende certificate

I fondi nella finanziaria sono ritenuti inadeguati da FederBio e WWF – Le contraddizioni tra colture con pesticidi e senza – Il problema dei prezzi finali

Agricoltura: la biologica non piace al Governo. Scatta la protesta delle aziende certificate

Il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida non deve tenere in grande considerazione l’agricoltura senza fitofarmaci. Per i prossimi tre anni il suo ministero non investirà le risorse ritenute necessarie e strategiche dalle aziende. I numeri negativi nella legge di bilancio non sono sfuggiti a FederBio che li giudica molto bassi, pari si e no all’1,4 % del budget previsto per il solo 2024.

Non siamo soddisfatti – dice l’organizzazione insieme al WWF – per tutto quello che comporta sulle filiere agroalimentari certificate italiane. Una sovranità alimentare di Lollobrigida dimezzata? Sembra di si, dato che le produzioni italiane sono tra le più apprezzate sui mercati esteri. In più se si vuole fare crescere anche il mercato interno bisogna “rilanciare i consumi dei prodotti biologici certificati in un momento di difficoltà economica per le famiglie italiane”.

Misure e risorse non sufficienti per la crescita del biologico

Il richiamo a rivedere gli stanziamenti pubblici contrasta con l’andamento del mercato che fattura 5,4 miliardi di euro e in un anno è cresciuto del 9%. Il 2023 rischia, però, di chiudersi malamente a causa dell’inflazione e del ridotto potere di acquisto delle famiglie.

Le scelte del governo per FederBio toccano tutto il programma di crescita dell’agricoltura biologica del nostro Paese e la possibilità di arrivare al 25% di superficie agricola utilizzata certificata biologica entro il 2027. Eppure nel Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-2027 e nel PNRR si punta decisamente su coltivazioni non infestate. Alle migliaia di aziende verdi, quindi, non tornano i conti politici di un governo super lanciato nella difesa dell’italianità delle culture. Probabilmente alla fine qualcosa di positivo si farà, ma perché assistere a queste meline?

Una falla nella transizione ecologica

E ancora. Come può vincere la battaglia sul cibo sintetico il governo, se non sostiene quella sul biologico? “È il principale strumento per una vera transizione ecologica dell’agricoltura” dicono gli agricoltori. Purtroppo anche in Europa si confrontano più linee, non senza controsensi come la recente proroga all’uso del glifosato che va nella direzione opposta all’agricoltura non farmaceutica. Una falla pesante che la Commissione non è riuscita a tamponare.

Per quanto la protesta di FederBio-WWF faccia affidamento su iniziative parlamentari a difesa di interessi di settore, le due organizzazioni ricordano che gli studi e le ricerche scientifiche hanno evidenziato come l’esposizione cronica ai pesticidi «determini un incremento significativo del rischio di sviluppare patologie cronico-degenerative».

La transizione ecologica passa anche da queste valutazioni che aprono sentieri lungo i quali si misurano investimenti e qualità da offrire ai consumatori. Ma perché, viene da chiedersi, per progredire in una certa direzione ci vogliono pressioni, mozioni parlamentari, emendamenti e «poteri persuasivi»? Vero è che i prezzi al dettaglio dei prodotti da agricoltura biologica mediamente non sono molto competitivi con i prodotti non bio. Molti consumatori li guardano e passano oltre. L’aumento delle vendite sarà avvenuto solo in determinate fasce di popolazione. Se il governo ascolta gli agricoltori bio, i benefici arriveranno al carrello della spesa?

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