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Acea: sfide e opportunità per la transizione ecologica

Il Sustainability Day Acea, giunto alla terza edizione, ha fatto il punto su risultati raggiunti e strategie: 68% di energia prodotta da fonti rinnovabili, crescita occupazionale. Gola: “Pnrr carente sulla mobilità elettrica”

Acea: sfide e opportunità per la transizione ecologica

Acea ha generato 3,1 miliardi di euro di valore aggiunto nel 2020. È l’impatto che la politica industriale della multiutility romana, orientata a criteri di economia circolare, ha avuto sul Pil nel 2020. È quanto emerge da uno studio di The European House Ambrosetti presentato durante il Sustainability Day organizzato dall’azienda. “Ogni euro di valore aggiunto generato da Acea ne attiva ulteriori 1,22 euro nell’intero ciclo economico. Inoltre, con investimenti pari a 907 milioni, Acea si posiziona tra le prime 15 aziende del comparto industriale italiano, con un valore in forte crescita nell’ultimo quinquennio, pari a +14,4% medio annuo”, sono le parole dell’Ad di Acea, Giuseppe Gola durante l’evento.

Giunta alla terza edizione, l’iniziativa nasce dalla volontà di Acea di proporre un momento di riflessione e confronto sui temi della sostenibilità. Al centro dell’edizione 2021, l’importanza di avere una transizione ecologica equa e sostenibile che possa contemplare anche aspetti economici e sociali e che metta al centro la persona, come attore chiave della transizione e maggior beneficiario dei suoi effetti. Sullo sfondo, gli scenari di un futuro in cui istituzioni, mercati, imprese e società devono ripensare i propri modelli di produzione in ottica sostenibile, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e del Green Deal europeo.

“Le sfide poste dalla transizione ecologica richiedono una risposta comune per mettere in campo iniziative ispirate ai più moderni paradigmi dello sviluppo sostenibile, attente non solo all’ambiente ma anche all’impatto sociale – ha aggiunto Gola -. Noi abbiamo sviluppato il nostro Piano Strategico prima del Pnrr. Ma adesso ci stiamo lavorando per integrarlo, ripensando a una pianificazione di breve e medio termine molto dettagliata ma anche a una pianificazione più lunga, che guardi fino al 2031”.

Acea, ha precisato l’Ad, presenterà il nuovo piano intorno alla metà del 2022. “Il business delle rinnovabili ha ritorni tali che non c’è fabbisogno di capitali. Lo possiamo realizzare con le nostre risorse, senza il Pnrr. Ma ci vuole invece un’accelerazione dei processi autorizzativi”, ha precisato nel corso della mattinata. Discorso diverso per la mobilità elettrica: “Per passare a una mobilità elettrica di massa”, ha sottolineato Gola, “il cammino è molto lungo e complesso, ci vuole un’accelerazione della realizzazione delle infrastrutture di ricarica: in quel caso i capitali privati non sono sufficienti, lì servono capitali e lì il Pnrr in questo momento non ci sta dando una risposta”.

Risultati del report di Ambrosetti

Nel dettaglio, il report di Ambrosetti ha analizzato l’attività della multiutility romana nel corso del 2020 e tra quelle che hanno avuto un maggiore impatto ambientale contro la lotta al cambiamento climatico ci sono le politiche energetiche che, grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili, hanno consentito di evitare nel 2020 l’emissione di circa 210mila tonnellate di CO2, pari alla quantità assorbita in un anno da 10,5 milioni di alberi, tre volte quelli attualmente presenti in tutti i capoluoghi italiani. Difatti, il 68% dell’energia elettrica prodotta da Acea è generata da fonti rinnovabili. Nel settore idrico, la società, primo player nazionale per numero di abitanti serviti (9 milioni dislocati in 5 regioni), per investimenti (1,7 miliardi di euro negli ultimi 5 anni) e per chilometri di rete di distribuzione (oltre 53 mila km, quattro volte la distanza andata e ritorno tra Roma e New York), è impegnata in una gestione sostenibile dell’acqua attraverso la tutela della risorsa idrica, l’efficientamento delle reti e il contenimento dei volumi delle perdite. Sul fronte del trattamento dei rifiuti, sempre nel 2020, Acea ha lavorato circa 1,45 milioni di tonnellate di rifiuti, posizionandosi quale operatore di riferimento per l’Italia Centrale.

In ambito sociale, sempre secondo lo studio, la forza lavoro di Acea è composta da oltre 7.500 dipendenti, registra la terza performance per crescita occupazionale tra le aziende industriali italiane negli ultimi 5 anni. Nel complesso, il contributo occupazionale raggiunge i 27mila posti di lavoro equivalenti: per ogni occupato diretto di Acea si attivano, infatti, 2,5 ulteriori posti di lavoro.

Inoltre, “grazie alle politiche di sostenibilità messe in campo, l’azienda si è posizionata al terzo posto del segmento MID CAP di Borsa Italiana nell’Indice di Eccellenza della Governance di The European House – Ambrosetti, che valuta cinque aree: tra queste è l’azienda numero uno nel sotto-segmento della governance della sostenibilità”,si legge in una nota del Gruppo.

La transizione ecologica dell’Azienda sarà alla base del prossimo piano industriale che guarda a un futuro di lungo termine. Con focus il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla Agenda 2030, come la riduzione del 55% delle emissioni di gas serra. A tal proposito, il gruppo romano sta avviando nuovi tavoli di lavoro comuni “working group innosostenibili”, al fine di attuare questo piano di transizione ecologica con interventi e iniziative basate su decarbonizzazione, mobilità sostenibile, tutela delle risorse idriche dell’economia circolare.

Il trasporto aereo verso uno sviluppo sostenibile

Per quanto riguarda il trasporto aereo, Francesca Isgrò, presidente Enav, ha sottolineato come questo settore, in particolare quello areo, è stato tra i più impattati dalla pandemia Covid-19. “Ma è stato un ulteriore stimolo per pensare al futuro del comparto: un futuro che è domani e non tra anni. Bisogna porre l’accento su un sistema globale infrastrutturale di mobilità sostenibile”.

“Sono nate parecchie iniziative già prima del Covid, anche di carattere sovranazionale in particolare a livello europeo- ha aggiunto Isgrò -. Ad esempio, dal 2004 si parla Single European Sky, una gestione coordinata ed efficiente e moderna dello spazio aereo e quindi dell’attività del service provider dettando degli obiettivi e strategie comuni che molto semplicemente hanno il fine diretto di ridurre ritardi, i tempi di attesa e il consumo di carburante e quindi l’impatto ambientale. Di recente, a livello di regolamentazione comunitaria è stato introdotto uno strumento che consente alle compagnie aeree che entrano in uno spazio aereo nazionale di programmare loro stessi una linea diretta, da un punto di ingresso a un punto di uscita e che consente di evitare l’utilizzo di linee programmatiche già predefinite che comportano un consumo maggiore di carburante”.

Uno strumento che entrerà in vigore dal prossimo gennaio, mentre Enav lo aveva già adottato dal 2018. A seguire i numeri dell’impatto presentati dal presidente Enav: “In questi anni, attraverso l’utilizzo di questo strumento in Italia, è stato possibile ridurre di oltre 500milioni di kg l’emissione di Co2 per circa 170 milioni di carburanti risparmiati”.

“Noi come Enav abbiamo già approvato un nostro nuovo piano di sostenibilità in cui prevediamo di anticipare i risultati e i target europei di 10 anni e quindi di avere una neutralità come impatto già nel 2022. Questo tramite varie strumenti: dall’acquisto di energie solanto green, da una parte di produzione green anche tramite impianti che vogliamo realizzare in proprio. E per la parte residua pensiamo di contribuire con altri progetti nel pieno rispetto dell’ambiente”.

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