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ACCADDE OGGI – La Festa del Lavoro nacque così: era il 1889

La giornata del Primo Maggio fu scelta come Festa internazionale dei lavoratori nel 1889 in ricordo di uno sciopero generale del 1886 negli Usa con morti e feriti che aveva aperto la strada alla giornata lavorativa di 8 ore – Alcune Feste del Lavoro sono rimaste indimenticabili ma quella di quest’anno è un’occasione per rendere onore a tutti i lavoratori – medici e infermieri in prima linea -. che sono caduti lottando contro il Coronavirus

ACCADDE OGGI – La Festa del Lavoro nacque così: era il 1889

Perché la giornata del 1° Maggio sia proclamata ufficialmente “Festa internazionale dei lavoratori’’ bisogna risalire al Congresso di Parigi del 1889, che diede il via alla Seconda Internazionale. Fu scelta quella data per commemorare uno dei tanti conflitti – con morti, feriti, arresti e condanne – tra scioperanti e Polizia che portarono alla storica conquista della giornata lavorativa di 8 ore (‘’Se 8 ore vi sembran poche provate voi a lavorar / e capirete la differenza tra lavorar e comandar’’, era l’incipit di una canzone popolare che scandiva le ragioni di quella dura battaglia).

Ovviamente la prima giornata di calendario del mese delle rose non fu scelta a caso. Il 1° maggio del 1886 si era svolto, a Chicago, uno sciopero generale – a sostegno di quella rivendicazione storica – dei lavoratori dell’Haymarket (il macello), durante la quale la Polizia aveva aperto il fuoco contro gli scioperanti. Nei giorni immediatamente successivi c’era stati altri scontri in una fabbrica di macchine agricole: come risposta dei lavoratori fu organizzata per il 4 maggio una manifestazione nella piazza dell’Haymarket, durante la quale uno sconosciuto, rimasto tale, aveva lanciato una bomba contro un reparto della Polizia (provocando morti e feriti).

La Polizia aveva reagito falciando altri lavoratori. Non si è mai accertato quante persone fossero state uccise in quella circostanza. Dell’attentato vennero accusati e condannati alcuni lavoratori anarchici di cui successivamente venne accertata l’innocenza. La data di quell’evento – la notizia circolò nel mondo provocando ovunque reazioni popolari – venne assunta come simbolo di tutte le lotte per l’emancipazione del lavoro. E perciò oggi, 1° Maggio 2020, non si rende onore soltanto ai caduti di Chicago (scegliendo il giorno in cui erano cominciati i disordini), ma a tutti i lavoratori che, in ogni parte del mondo, hanno lottato e sono caduti per l’affermazione dei loro diritti. 

Oggi, per questi stessi motivi, ammainiamo a mezz’asta le nostre ideali bandiere davanti alla salme di quei medici ed infermieri caduti nella lotta contro l’epidemia. Non fu facile, anche in Europa e in Italia, ottenere il riconoscimento come festività civile e nazionale del 1° Maggio. Tra le due guerre del “secolo breve” i regimi fascisti vietarono la celebrazione di questa ricorrenza oppure tentarono di assorbirla nei loro riti. In Italia la Festa del lavoro fu inclusa nella giornata del 21 aprile quando si celebrava la fondazione di Roma. E’ comprensibile la differenza tra gli opposti totalitarismi, nel senso che nei Paesi del socialismo reale, quella giornata era l’occasione per suonare la grancassa dei regimi.

Il 1° Maggio divenne Festa nazionale nell’Italia repubblicana; ma a Portella delle Ginestre, in provincia di Palermo, nel 1947 la banda di Salvatore Giuliano prese a fucilate una pacifica manifestazione di contadini provocando una strage. Nel 1955 il primo giorno di maggio divenne anche una festività religiosa dedicata a San Giuseppe lavoratore.

Tornando ai rapporti tra la Festa del Lavoro e le dittature, non è necessario riesumare i fatti del XIX secolo, quando Bava Beccaris sfamava con il piombo gli affamati. Chi scrive ebbe occasione di compiere un’indimenticabile esperienza il 1° Maggio del 1982

In quella giornata mi trovavo a Santiago del Cile per partecipare ed intervenire (ho fatto centinaia di comizi nella mia vita, ma nessuno è paragonabile a quello) alla manifestazione (proibita da Pinochet) della Coordinadora Sindical, l’organizzazione che raccoglieva i sindacati (e indirettamente anche i partiti) di opposizione. La presenza di un sindacalista straniero (noi italiani mandavamo una rappresentanza tutti gli anni) era un modo di ‘’proteggere’’ l’iniziativa, perché il regime non gradiva far parlare di sé a livello internazionale nè avere problemi con le ambasciate (io ero naturalmente in contatto con quella italiana).

La missione affidatami dalla Cgil iniziò in Cile, ma continuò in Uruguay, in Argentina e terminò in Brasile: tutti Paesi che – sia pure con significative differenze: in Argentina era in corso la guerra delle Falkland – erano ancora sottoposti a feroci dittature militari. La mattina di quel lontano 1° Maggio, mi svegliarono in albergo (stava a fianco del Palazzo della Moneda) le pale degli elicotteri che controllavano dall’alto la città ed impartivano, con gli altoparlanti, l’ordine di non muoversi da casa. Lo stesso rumore di pale e i medesimi inviti sonori li ho sentiti, lo scorso 25 Aprile, sui cieli di Bologna. Purtroppo sarà così anche il 1° Maggio. E le strade saranno deserte. 

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