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Abi e Ania: la riforma del lavoro è da correggere

Le banche: testo non bilanciato sulle regole in entrata e in uscita – Le assicurazioni: dito puntato su contratto di inserimento e apprendistato – Continua a tenere banco la questione degli esodati.

Abi e Ania: la riforma del lavoro è da correggere

Non solo bisogna fare presto con la riforma del lavoro: il testo del governo ha bisogno soprattutto di alcuni correttivi. Banche e assicurazioni sullo stesso tono nelle audizioni in commissione Lavoro alla Camera.

Ha iniziato l’Abi, rappresentata dal direttore generale Giovanni Sabatini. La riforma del mercato del Lavoro “non sembra contenere tutti quegli elementi necessari ad una effettivo miglioramento del quadro regolamentare”. In particolare, il testo non è “sufficientemente bilanciato sui due versanti”, entrata e uscita dal mondo del lavoro, perché “ad una significativa limitazione delle tipologie contrattuali più flessibili non fa riscontro un assetto altrettanto flessibile ed adeguato delle regole in uscita”.

Per l’Abi ”molte delle misure previste, infatti, si tradurrebbero in un aggravio di costi per le imprese, senza le auspicate facilitazioni sul piano delle politiche attive del lavoro e della flessibilità di utilizzo del personale”. Detto questo, l’Abi auspica che alla Camera possa esserci “una valutazione che tenga conto dell’assoluta necessità di non perdere un’occasione storica per contribuire, con regole del mercato del lavoro efficaci e moderne, ad uscire dalla grave situazione di crisi economica ed occupazionale del nostro Paese”.

E poi c’è la questione degli esodati. La vicenda delle persone tagliate fuori dalle vecchie regole di pensionamento sta creando “gravi” ripercussioni sulle aziende e sui lavoratori. I lavoratori esodati dalle aziende del credito sono circa 13 mila tra titolari di assegno straordinario del credito al 4 dicembre 2011 e circa 7 mila tra potenziali percettori di assegno da data successiva (sulla base di accordi intervenuti prima).

Quindi, ha sottolineato Sabatini, il contingente di 17.710 unità di assegni straordinari da parte di fondi di solidarietà e dei soggetti con diritto di accesso ai fondi medesimi sulla base di accordi anteriori, previsto nel decreto ministeriale sui 65 mila “salvaguardati”, è “assolutamente insufficiente”.

E’ stata poi la volta dell’Ania, rappresentata dal direttore generale Paolo Garonna. La sua sollecitazione è stata di fare “presto” perché “la casa brucia”. Secondo l’Ania, il provvedimento ha un “valore simbolico” per i mercati e serve a “richiamare gli investitori internazionali nel Paese: questo è il segnale forte sulla capacità decisionale delle istituzioni”. E dunque, “non possiamo permetterci di arrivare a fine giugno per un provvedimento su cui si lavora da sei mesi”.

Quanto ai contenuti della riforma, l’Ania ha suggerito “miglioramenti che non toccano l’essenza delle riforma”. In particolare l’associazione “continua a non comprendersi il motivo dell’abrogazione del contratto di inserimento” e, per quanto riguarda il contratto di apprendistato, rileva “che debba essere assicurata alle imprese che abbiano capacità formative proprie, la possibilità di svolgere la formazione integralmente al loro interno”. L’Ania sollecita inoltre l’attenuazione delle rigidità relative al ricorso ai Fondi di solidarietà di settore.

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