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Lusi in carcere, il Senato dice sì all’arresto

Via libera dall’Aula di Palazzo Madama all’arresto dell’ex tesoriere della Margherita, accusato dalla Procura di roma di sottratto dai conti del partito rimborsi elettorali per oltre 20 milioni di euro – I sì sono stati 155, 3 i no – Voto palese, il Pdl garantisce il numero legale, poi esce dall’Aula prima dello scrutinio – Lusi: “Io, capro espiatorio”.

Lusi in carcere, il Senato dice sì all’arresto

L’aula del Senato ha dato il via libera alla richiesta di autorizzazione a procedere presentata dalla Procura di Roma per l’arresto di Luigi Lusi, che ora ha 24 ore per costituirsi nel carcere di Rebibbia. I sì sono stati 155, 3 i no, un solo astenuto. L’ok è arrivato con scrutinio palese. L’ex tesoriere della Margherita è accusato di aver sottratto dai conti del partito rimborsi elettorali per oltre 20 milioni di euro.

I senatori del Pdl hanno scelto di non partecipare al voto, abbandonando l’Aula appena prima dello scrutinio, dopo aver però garantito con la propria presenza il numero legale per la votazione. “Non dobbiamo dare alcuna sponda alla sinistra – ha spiegato Angelo Cicolani, senatore pidiellino -, non ci devono essere strumentalizzazioni su questo voto”. L’ex ministro Nitto Palma ha rincarato: “Se lo votano da soli…”.

Non intendevo e non intendo sottrarmi alle mie responsabilità, nessuna esclusa – aveva detto Lusi parlando in Aula prima della votazione, a cui non ha partecipato -, ma questo non deve tradursi nella possibilità di anticipo della pena da parte del Senato. Non sono reo confesso, mi sono assunto le mie responsabilità e la cosa è diversa. Mi si vuole mandare in carcere perché parlando con i media inquinerei il percorso investigativo. A sostegno della custodia cautelare ci sarebbe solo questo fatto, non pericolo di fuga o reiterazione del reato”.

Secondo Lusi, le finanze della Margherita erano gestite in base a un “patto fiduciario, oggi negato da chi avrebbe dovuto avere la statura politica per confermarlo: i flussi finanziari della Margherita sono stati gestiti in maniera consensuale, al fine di accantonare la maggiore liquidità possibile”, e il “rapporto fiduciario non è mai stato messo in discussione”.

Per quanto riguarda le responsabilità penali, “chiedo solo di accedere alle garanzie del giusto processo, senza inutili e devastanti forzature che possono appagare la crescente ondata di antipolitica, soddisfare chi evoca i forconi, trovare un colpevole per tutte le stagioni dentro quella che è una complessa vicenda. Non fatemi diventare un capro espiatorio“. O uno scomodo precedente. 

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