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Bossi parla di secessione. Ma alla fine non non “molla” Berlusconi

ll capo del Carroccio non dice nulla sul governo e sulle inchieste di Napoli e Bari, ma rilancia l’ipotesi del distacco della Padania da raggiungersi con un referendum. Il Pdl si stringe attorno a Berlusconi, che stamani va al processo Mills, lasciando cadere nel vuoto la convocazione del Pm napoletani – Previste esternazioni stile “predellino”.

Bossi parla di secessione. Ma alla fine non non “molla” Berlusconi

Mentre da Cortina il segretario Angelino Alfano annuncia che il Pdl farà quadrato attorno al premier, al centro delle inchieste gfiudiziarie di Napoli e Bari, dalla Riva degli Schiavoni di Venezia, intervenendo al raduno dei popoli padani, che acclamano anche Maroni “presidente”, il ministro delle riforme Umberto Bossi, rilancia la scessione perchè “quando l’Italia scende e la Padania sale”.

Per raggiungere l’obiettivo Bossi parla di un refrendum che tuttavia l’ordinamento in vigore non prevede. Poi il capo del Carroccio se la prende con i giornalisti, definiti con epiteti da trivio, e denuncia un risorgente fascismo, del quale sarebbero espressione anche le contestazioni al giro ciclistico della Padania. Un discorso che non deve essere piaciuto troppo neanche tra i sostenitori del premier visto che “Il Giornale” stamani lo ha definito “il ruggito di un re stanco”.

Un re stanco del cui appoggio comunque il premier e il suo governo non possono fare a meno se vogliono durare fino al 2013 o anche per meno tempo, visto che Berlusconi, preoccupato del referendum per cambiare la legge elettorale, non escluderebbe più l’ipotesi di elezioni in primavera. Di certo oggi Berlusconi sarà in Tribunale a Milano come imputato nel processo Mills e molti prevedono, a margine, esternazioni (stile predellino) contro i magistrati di Napoli, dai quali non si è voluto presentare a testimoniare come parte lesa nel caso Trantini. Intanto per il 22 prossimo la Camera dovrà pronunciarsi sull’arresto di Marco Milanese, già braccio destro del ministro dell’Economia Tremonti.

Se come è probabile Di Pietro raccoglierà un adeguato numero di firme per il voto segreto, può accadere di tutto. Intanto sul fronte opposto l’imprenditore Di Caterina, a proposito delle tagenti di Sesto, dopo Penati tira in ballo l’attuale sindaco del Pd. Oldrini, accusandolo di essere al centro dell’attuale sistema corruttivo. Oldrini replica annunciando querele.

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