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Vivendi vola in Borsa: l’Authority francese impone a Bolloré un’opa entro 6 mesi

Balzo di Vivendi alla Borsa di Parigi, dopo che l’Autorità francese per i mercati finanziari (Amf) ha ordinato al gruppo Bolloré e a Vincent Bolloré di lanciare un’opa entro 6 mesi sulle azioni Vivendi che non sono in loro possesso

Vivendi vola in Borsa: l’Authority francese impone a Bolloré un’opa entro 6 mesi

Vincent Bolloré è stato richiamato dalla Consob francese (Amf): deve lanciare un’offerta pubblica di acquisto su Vivendi nei prossimi sei mesi come conseguenza del riassetto della società avvenuto lo scorso anno. Il titolo vola in Borsa (+10,25% a 3,26 euro nel primo pomeriggio di venerdì) anche se l’Amf, precisa una nota, “garantirà in ogni caso che l’offerta non venga chiusa fino a quando la Corte di Cassazione non si sarà pronunciata sui ricorsi pendenti contro la sentenza della Corte d’Appello del 22 aprile”.

Vivendi, Amf: per Bolloré obbligo di opa entro 6 mesi

Attualmente il gruppo Bolloré detiene il 29,9% di Vivendi, che a sua volta detiene il 3,7% di azioni proprie e secondo l’Amf queste azioni devono essere assimilate, portando quindi Bolloré sopra la soglia del 30 per cento: soglia che fa scattare l’opa obbligatoria. Vivendi, che ha una capitalizzazione di circa 3,3 miliardi di euro, nel dicembre 2024 ha finalizzato lo scorporo e la quotazione delle sue tre principali entità in altrettante Borse. Canal+ è sbarcata a Londra, Havas ad Amsterdam e Hachette a Parigi, mentre Vivendi ha assunto il ruolo di holding e società di investimenti. In precedenza, nel 2021, Vivendi aveva scorporato e quotato ad Amsterdam Universal Music Group. La scissione del 2024 è stata peraltro approvata nel corso di un’assemblea da un’ampia maggioranza, pari a oltre il 97% degli azionisti del gruppo, ma ha incontrato la forte opposizione di alcuni azionisti di minoranza, in particolare il fondo parigino Ciam, che si è rivolto alla magistratura.

A novembre 2024 l’Amf aveva concluso che Bolloré non esercitava un controllo giuridico su Vivendi, nonostante detenesse circa il 29,9% del capitale, e che pertanto non vi fosse obbligo di opa nel contesto della scissione. Ad aprile la Corte d’Appello ha ribaltato la situazione annullando la decisione dell’Amf e riconoscendo che Vincent Bolloré esercita di fatto il controllo su Vivendi, attraverso i suoi diritti di voto e la sua influenza, ordinando all’Amf di riesaminare le modalità della scissione e di valutare se un’offerta pubblica di acquisto avrebbe dovuto essere, o debba ancora essere, attuata per proteggere gli azionisti di minoranza. In seguito a questa decisione il Gruppo Bolloré e Vivendi hanno presentato ricorso in Cassazione, contestando la posizione della Corte d’Appello.

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