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Banche venete, il decreto è legge: ecco cosa prevede

Il Senato ha approvato con 148 sì, 91 mo e nessun astenuto il provvedimento sul quale il governo aveva chiesto la fiducia – Comincia il cammino verso la liquidazione coatta – Azzerati azioni e bond subordinati, previsti indennizzi per i piccoli risparmiatori – Ecco cosa prevede la nuova legge.

Il decreto sulle banche venete diventa legge. Il Senato ha approvato la fiducia richiesta dal Governo Gentiloni con 148 voti favorevoli e 91 contrari. Parte dunque ufficialmente il cammino della Popolare di Vicenza e di Veneto banca verso la liquidazione coatta amministrativa e l’integrazione delle good bank in Intesa Sanpaolo.

Il provvedimento, che aveva già ricevuto il via libera della Camera che aveva inserito al suo interno la norma sulla sospensione del pagamento del bond di Veneto Banca, ha avuto dunque via libera alla conversione in legge.

In Aula non sono mancate le polemiche: al termine del suo intervento il senatore M5S Enrico Cappelletti rivolgendosi alla maggioranza afferma: “Vi siete presi tutto prendetevi anche questi!” e subito dopo dai banchi dei 5 Stelle vengono lanciate nell’emiciclo centinaia di banconote finte. Il gesto è accompagnato dalle urla rivolte verso i banchi del Pd: “Ladri! Vergogna!”. Tra i più agguerriti Barbara Lezzi e Alberto Airola richiamati all’ordine dal presideente di turno, Maurizio Gasparri.

Banche venete: cosa prevede la legge?

In base a quanto previsto dal decreto la parte “sana” delle due banche verrà venduta a Intesa Sampaolo, per la cifra simbolica di un euro, in cui confluirà anche il relativo personale.

Allo scopo di assicurare l’accesso al credito delle famiglie e delle imprese, ma anche la ristrutturazione dei due istituti in liquidazione, il Dl stabilisce un’iniezione di risorse pubbliche pari a circa 4,8 miliardi di euro a sostegno di Intesa San Paolo. Considerando anche le garanzie e a fronte di impegni totali pari a 10,9 miliardi, il ministero dell’Economia ipotizza di chiudere la liquidazione in venti anni con ritorni nell’ordine di 11,6 miliardi. Il margine sarebbe quindi positivo per 700 milioni.

L’operazione comporta l’azzeramento di azioni e bond subordinati dei due istituti, così come stabilito dal meccanismo noto come burden sharing, procedura in base alla quale, in caso di dissesto di una banca, è previsto che prima del coinvolgimento di fondi pubblici venga attuata la riduzione del valore nominale delle azioni e delle obbligazioni subordinate, o la conversione in capitale di queste ultime. Scongiurato dunque il bail in, mentre si prevedono indennizzi nei confronti dei piccoli risparmiatori titolari di bond.

Nel dettaglio, i creditori subordinati di Pop Vicenza e di Veneto Banca, che sono anche investitori, avranno diritto ad un meccanismo di ristoro simile a quello stabilito alcuni mesi fa per le quattro good bank poste in risoluzione nel novembre del 2015 (Carichieti, Cariferrara, Banca Marche e Banca Etruria). Il rimborso forfettario (l’80% dal fondo interbancario di tutela dei depositanti, il 20% da un contributo di Banca Intesa) sarà valido per i titoli sottoscritti o acquistati entro il 12 giugno 2014, nell’ambito di un rapporto negoziale diretto con le banche emittenti. Per ricevere i risarcimenti, i creditori dovranno presentare le relative richieste di indennizzo entro il 30 settembre 2017.

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