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2019: le Sardine, piaccia o no, hanno fermato il Capitano

I movimenti e il nuovo anno: l’analisi di Giuliano Cazzola. Anche per la sinistra, sostiene, è suonata la sveglia. E la difesa della democrazia dai rischi del sovranpopulismo è diventata la linea del Piave della società italiana. Scelta facile, battaglia difficile

2019: le Sardine, piaccia o no, hanno fermato il Capitano

Ho letto con interesse l’articolo di Giuseppe Baselice sui movimenti del 2019. Penso anch’io che non esista un massimo comun divisore delle esperienze che, nell’anno che muore, si sono diffuse in ogni parte della terra. E non sempre questi movimenti hanno portato avanti – mi riferisco soprattutto ai gilet gialli – istanze innovative. Ma non mi azzardo ad esprimere giudizi definitivi sulla base di conoscenze superficiali di quanto è accaduto nel mondo. Sono invece impressionato per ciò che è successo in Italia, in una quarantina di giorni, con il movimento delle Sardine.

È difficile spiegarsi questo improvviso ed inaspettato fenomeno politico (prima ancora che sociale) e avventurarsi nella ricerca delle sue prospettive. Posso solo notare che, dopo i primi interessi suscitati sui media, è in atto un tentativo di sottovalutare l’evento, con la medesima logica dell’erudito dei Promessi sposi, che negava l’esistenza di un’epidemia a Milano, perché la peste non era “né sostanza né accidente”.

Per la destra sovranista e populista, egemonizzata da Matteo Salvini e convinta di rappresentare e di parlare in nome del popolo, le sardine, un movimento che contende le piazze al Capitano lungo tutta la Penisola, sono una presenza molesta, certamente il risultato di una macchinazione e di una congiura. Ma come dimostrarlo? Le sardine non sono espressione delle famigerate élites, dei poteri forti, non vivono nelle aree ZTL. Sono un popolo antipopulista, che non chiede nulla per sé, ma considera Salvini l’emblema di una politica inaccettabile e pericolosa per il Paese, non solo sul terreno dell’economia, ma prima di tutto per ciò che riguarda le istituzioni democratiche, le istanze del vivere civile e il disegno europeo.

Ma anche la sinistra è in forte imbarazzo. Essendo ormai un Re Mida invertito teme di inquinare la freschezza del nuovo movimento. Soprattutto, credo, la sinistra, nelle sue diverse sfaccettature, sente che le sardine le hanno attaccato sul di dietro un’enorme coda di paglia. Aveva a disposizione un popolo e non se ne era accorta. I suoi esponenti vagavano per le periferie col capo cosparso di cenere e disertavano i centri storici di cui ripudiavano i suffragi; spargevano calde lacrime per i lavoratori (anzi gli operai) schierati con la Lega, come se la classe lavoratrice fosse ancora quella dipinta nel quadro di Pellizza da Volpedo, portatrice nei secoli delle stimmate del progresso.

E guai ad evocare la presenza di tendenze autoritarie, tanto meno il rischio di un regime parafascista. Se qualcuno si azzardava a farlo, i primi a redarguirlo erano proprio i dem, soprattutto quelli di matrice ex Pci. Eppure, i valori del moderno sovranpopulismo (identità, nazionalismo, sciovinismo, autarchia e – sotto sotto – razzismo) non erano tanto diversi da quelli dei totalitarismi fascisti del secolo scorso.

Le sardine sono uscite dall’ombra e scese in campo perché hanno avvertito che il Paese correva dei pericoli seri e che la difesa della democrazia rappresentava il “primum vivere” della società italiana. Alla sinistra non occorre una palingenesi, un ritorno all’antico: questo spazio è oggi coperto dalla destra che non è conservatrice sul piano sociale, ma competitiva sul terreno delle promesse attraverso l’esercizio di una demagogia impareggiabile. È sufficiente ricordarsi dei valori fondamentali e battersi in loro difesa.

La scelta è facile, ma la battaglia è difficile. Sembra di essere tornati alla Grande Guerra, quando i nemici sfondarono le nostre linee a Caporetto penetrando per chilometri nel territorio italiano. Il Piave divenne la linea di resistenza, per difendere la quale fu chiamata alle armi la classe del ’99. Chissà quante sono le sardine nate nel ’99, magari un secolo dopo.

1 thoughts on “2019: le Sardine, piaccia o no, hanno fermato il Capitano

  1. Le famigerate sardine sono un’amalgama di centri sociali, trinariciuti della prima ora, sindacalisti e piccoli politicanti falliti, ragazzi nullafacenti e studenti che odiano la scuola. Non ci vuole certo una gran intelligenza a vederlo e capirlo. Un movimento che finirà mestamente come fecero i girotondi
    Cazzola non lo capisce o fa finta per il suo odio sviscerato nei confronti di chi non la pensa come lui.

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