Condividi

Wow Gilles! Villeneuve: Il mito che non muore

L’esposizione, attraverso oltre 170 fotografie di Ercole Colombo, ripercorre la carriera di uno dei piloti più amati della storia del motorismo, a 35 anni dalla sua scomparsa. Milano – Spazio Oberdan –

Wow Gilles! Villeneuve: Il mito che non muore

Sono passati trentacinque anni dalla scomparsa di Gilles Villeneuve, uno dei piloti più amati dal pubblico. Il tragico incidente sul circuito belga di Zolder, rimasto nell’ immaginario collettivo di generazioni di appassionati, ha solo posto termine a una carriera breve ma intensa – la sua esperienza nel circus della Formula 1 è durata solo 5 anni, dal 1977 al 1982 -, ma una sequenza impressionante di corse spericolate, il coraggio così esposto, sempre, lo avevano già collocato nella leggenda della velocità.

Dal 21 aprile al 16 luglio 2017, allo Spazio Oberdan di Milano, la mostra Wow, Gilles!, curata da Ercole Colombo e Giorgio Terruzzi , organizzata da ViDi, con il patrocinio di ACI Milano, ripercorre la storia umana e sportiva di Gilles Villeneuve, attraverso oltre 170 fotografie di Ercole Colombo, reporter di sport tra i più apprezzati, una vita passata in Formula 1 dietro l’obiettivo delle sue reflex, utilizzate per ritrarre gli eroi del volante negli intensi momenti della gara e in quelli della vita privata.

La rassegna è arricchita da alcune immagini provenienti dal Museo Villeneuve di Berthierville in Canada e dal motore della Ferrari 126CK Turbo del 1981, oltre a una sezione con altri oggetti legati al mito di Villeneuve.

Il percorso espositivo segue un doppio canale, in cui alle immagini di Colombo fanno da contrappunto i testi di Terruzzi che accompagnano il visitatore lungo la vicenda biografica di Villeneuve.

Il racconto, infatti, prende avvio proprio dal 1950, anno della nascita di Gilles, e analizza il periodo della giovinezza, quando comincia ad articolare la sua passione per i motori, attraverso le scorribande notturne alla guida delle auto del padre, partecipando alle prime gare di accelerazione, quindi gareggiando con le motoslitte, grazie alle quali inizia a costruirsi una certa notorietà. Del 1973 è il suo debutto nel mondo delle monoposto: Formula Ford, Formula Atlantic, Formula 2, sino all’esordio in Formula 1 con una McLaren, nel Gran Premio di Gran Bretagna.

Siamo nel 1977, l’anno che sconvolgerà la sua esistenza. Il 29 agosto, a Maranello, Villeneuve incontra per la prima volta Enzo Ferrari che, nel mezzo di un divorzio burrascoso da Niki Lauda, desidera ribadire la supremazia delle sue macchine rispetto al pilota. La trattativa è breve: Gilles debutta sulla rossa, il 9 ottobre, in Canada.

“Quando mi presentarono quel piccolo canadese – ricordava Enzo Ferrari -, tutto nervi, riconobbi subito in lui il fisico di Nuvolari e mi dissi: Dagli una possibilità”.

Con le sue fotografie, Ercole Colombo cattura appieno l’emozione del momento. La mostra raccoglie inoltre le immagini più significative e inedite di una carriera folgorante: dai primi, clamorosi incidenti che portarono al soprannome ‘Aviatore’ – visto che Gilles sembrava voler trascorrere più tempo in aria che sull’asfalto – alla prima vittoria, ottenuta sul circuito di casa nel 1978, al duello epico con René Arnoux nel Gran Premio di Francia a Digione, 1979. Una lunga sequenza di sorpassi, azzardi, sbandate, e contatti che fece nascere tra i tifosi ferraristi quella “Febbre Villeneuve” che mai li abbandonerà.

Ercole Colombo, oltre a documentare la sua vicenda in pista, testimonia la nascita di un mito vivente, un eroe dei nostri tempi, amato e ammirato per il suo stile tutto acuti ed esagerazioni, come il record di 2 ore e 45 minuti da Montecarlo a Maranello. “Faceva tutto a 300 all’ora – ebbe modo di ricordare Patrick Tambay, che rilevò il suo sedile dopo la sua morte – Sciare, guidare il motoscafo o giocare a backgammon”.

Il percorso espositivo prosegue con la ricostruzione del suo annus horribilis, il 1982, con lo schiaffo morale ricevuto dal compagno di squadra Didier Pironi che, contravvenendo agli ordini di scuderia, lo superò all’ultimo giro del Gran Premio di Imola, sino al tragico e ultimo volo a Zolder che segnò la fine della sua giovane vita.

La mostra si chiude idealmente con la sala dedicata al figlio Jacques, che ha portato a termine una sorta di missione di famiglia, conquistando uno storico tris di vittorie: il campionato Cart americano, la 500 miglia di Indianapolis e, finalmente, il campionato del mondo di Formula 1, nel 1997.

Commenta