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Visite fiscali 2017, dipendenti pubblici: le nuove regole dell’Inps in 5 punti

Dal 1°settembre 2017, l’onere di controllare i dipendenti pubblici assenti dal luogo di lavoro per malattia spetterà all’Inps che promette guerra aperta ai furbi e verifiche severe – Ecco cosa cambia con il nuovo polo unico, quali sono le nuove regole (e le sanzioni) dopo la mini rivoluzione prevista dalla riforma Madia.

Visite fiscali 2017, dipendenti pubblici: le nuove regole dell’Inps in 5 punti

Entrano in vigore le nuove regole sulle visite fiscali per i dipendenti pubblici che dal 1°settembre passano ufficialmente in capo all’Inps.

Una mini rivoluzione prevista dalla Riforma Madia che istituisce un Polo Unico per le visite fiscali: tradotto in parole povere, sarà l’istituto guidato da Tito Boeri a prendere in carico i controlli sugli statali, uniformandoli a quelli dipendenti privati.

Un cambiamento importante che inciderà su entrambe le categorie soprattutto nel caso in cui, come probabile, verrà recepita la richiesta presentata dal numero uno dell’Inps, che prevede non solo di utilizzare le stesse fasce di reperibilità per i controlli a domicilio, ma anche di incrementare il numero di ore giornaliere in cui è possibile ricevere visite fiscali da 4 a 7.

Inps visite fiscali 2017: le novità più importanti

Allo scopo di scoraggiare i “finti malati” che approfittano degli scarsi controlli per stare in casa a riposare, l’Inps ha promesso regole più stringenti, promuovendo una vera e propria stretta sui dipendenti pubblici che renderà la vita difficile ai disonesti.

Scendendo nel dettaglio, in base a quanto spiegato da Boeri, l’Istituto incrementerà i controlli servendosi di un nuovo software, denominato “Savio” e di verifiche statistiche effettuate sui certificati medici archiviati.

Non solo: ogni dipendente avrà la possibilità di ricevere più di una visita nello stesso giorno e nel caso in cui, dai controlli risultassero “malanni frequenti” di venerdì o di lunedì, l’invio del medico fiscale sarà automatico, con controlli mirati.

Inps, visite fiscali 2017: come funzionava prima?

La creazione del nuovo Polo Unico per le visite fiscali di dipendenti pubblici modifica le regole in vigore fino al 31 agosto 2017 in base alle quali, in caso di malattia di un lavoratore, spettava al datore di lavoro richiedere all’Asl di verificare il suo stato di saluto, attraverso l’invio del medico fiscale.

Questi i criteri utilizzati per gli statali, diversi da quelli validi per i dipendenti privati. A questi ultimi infatti, la visita fiscale può essere inviata anche d’ufficio e spetta ai medici convenzionati con l’INPS il compito di verificare le loro condizioni.

Inps, visite fiscali 2017: cosa cambia?

Il software Savio provvederà ad elaborare i 18 milioni di certificati medici raccolti annualmente e, sceglierà gli eventi che hanno la probabilità più alta di ridurre i giorni di prognosi del dipendente.

Parlando in parole povere, se un lavoratore si dà malato spesso e volentieri il venerdì o il lunedì, il software segnalerà l’anomalia e l’Inps comincerà ad ispezionare la storia personale del soggetto. Le nuove regole prevedono inoltre visite mirate, ripetute anche più volte al giorno.

Da sottolineare che le nuove regole non si applicano alle forze di polizia, alle forze armate e ai vigili del fuoco.

Inps, visite fiscali 2017: le fasce di reperibilità

Dipendenti pubblici e privati sono soggetti a differenti fasce di reperibilità. I primi devono “restare a casa” ad aspettare il medico dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15 alle 18.00 (sette ore in tutto dunque), i secondi dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00.

In un primo momento, anche con il polo unico, le fasce rimangono le stesse, ma il presidente dell’Inps ha richiesto al Governo di apportare, tramite decreto, apposite modifiche, uniformando gli orari validi per le due categorie e portandoli per tutti a sette ore al giorno.

Inps, visite fiscali 2017: le sanzioni

I dipendenti pubblici e privati che, in seguito al controllo del medico,  risulteranno assenti nelle fasce di reperibilità saranno soggetti alle sanzioni previste dai contratti collettivi.

Ogni lavoratore avrà 15 giorni di tempo per “giustificare” l’assenza: nel caso in cui la motivazione non risulterà valida, verrà avviato un procedimento disciplinare che arrivare fino alla decurtazione dello stipendio (riduzione dell’100% per i primi 10 giorni di malattia, ribasso del 50% per i giorni seguenti) e, nei casi più gravi, al licenziamento per giusta causa.

Verranno considerate assenze giustificate quelle effettuate per:

  • sottoporsi terapie salvavita e accertamenti diagnostici
  • infortuni sul lavoro,
  • malattie professionali,
  • patologie connesse all’invalidità.

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