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Visco: lo spread è un rischio per le famiglie. Ma Tria: il deficit serve

Alla Giornata Mondiale del Risparmio il presidente Mattarella: senza i conti in ordine non si garantisce la sovranità dell’Italia – Bankitalia conferma l’allarme spread che può costare 5 miliardi al Paese con danni per famiglie, banche e imprese – Tria replica: “Ma quale sarebbe il costo del non deficit?” e cita la Grande Depressione VIDEO

Visco: lo spread è un rischio per le famiglie. Ma Tria: il deficit serve

Occhi puntati sul confronto Visco-Tria, alla 94ma Giornata mondiale del Risparmio ospitata – come ogni anno da quasi un secolo – dall’Acri. O, anche, Banca d’Italia versus ministero dell’Economia, rigore dei conti pubblici versus manovra in deficit, un dilemma che va in scena il giorno dopo la seconda lettera di richiamo per l’Italia da Bruxelles e a poche ora dalla presentazione della Legge di Bilancio in Parlamento. E piovono “mazzate” sulla politica gialloverde che – dicono senza tante perifrasi – banchieri ed economisti – rischia di danneggiare il risparmio degli italiani e frenare lo sviluppo anziché rilanciarlo.

VISCO: SPREAD “TASSA” DA 5 MILIARDI 

Il debito italiano è sostenibile ma serve un percorso di riduzione credibile, afferma il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco preoccupato per  “l’incertezza sull’orientamento delle politiche di bilancio e strutturali e sull’evoluzione dei rapporti con le istituzioni europee”. E’ questa incertezza all’origine dell’aumento dello spread che fa salire i rendimenti dei titoli pubblici il cui prolungato rialzo “deprime il valore dei risparmi accumulati dalle famiglie” che direttamente o indirettamente che detengono 100 miliardi di titoli pubblici mentre le banche e società a cui affidano i loro risparmi ne hanno 850 miliardi. Per le banche, spiega, gli effetti si vedono “sull’aumento del costo della raccolta” e caduta delle azioni (-35% da maggio) ma non mancano le ripercussioni negative anche sul bilancio pubblico. Se questo differenziale non venisse riassorbito, “l’incremento fin qui registrato provocherebbe, già dal prossimo anno, maggiori spese per interessi per circa 0,3 punti di PIL, oltre 5 miliardi“. L’aggravio – aggiunge – salirebbe a mezzo punto nel 2020 e a 0,7 punti nel 2021. E ciò “accrescerebbe l’avanzo primario necessario anche solo a stabilizzare il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo”. In conclusione, “il debito pubblico dell’Italia è sostenibile ma deve essere chiara la determinazione a mantenerlo tale, ponendo il rapporto tra debito e prodotto su un sentiero credibile di riduzione duratura”.  In questo senso, secondo Visco, “vanno dissipate le incertezze sulla partecipazione convinta dell’Italia alla Unione Europea e alla moneta unica: incertezze che alimentano la volatilità sui mercati finanziari”.

TRIA CITA LA GRANDE DEPRESSIONE: FARE DEFICIT E’ NECESSARIO

“In nessun modo il governo vuole uscire dall’euro”. E “il deficit non salirà come paventato da alcuni interlocutori, istituzionali e non”. Con queste due risposte il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha cercato di dissipare i dubbi degli interlocutori presenti alla Giornata Mondiale del Risparmio. Non sembra tuttavia essere riuscito ad intaccare il sentiment degli investitori visto che lo spread, pur in calo, resta sopra quota 300 punti.

‘Il deficit previsto non aumenterà anche in caso di minor impatto della manovra sulla crescita – sostiene Tria – perché è basato sulla previsione di crescita tendenziale del Pil dello 0,9% per l’anno prossimo”.  Il ministro si scaglia contro il “grande equivoco” dell’uscita dell’Italia dall’euro: “Non e’ mai accaduto che la deviazione dalle regole fiscali europee abbiano messo in discussione la volontà di appartenenza dei Paesi all’euro”, dimenticando probabilmente le numerose dichiarazioni di qualificati esponenti della maggioranza gialloverde su questo punto.

Ma non conta, quel che Tria vuole affermare sembra essere che mentre tutti si affannano a valutare i costi del deficit, nessuno tiene in conto di “quale sarebbe il costo di un ‘non deficit’, cioè di un non investimento nelle opere e nel capitale umano. Quale sarebbe il costo di non risolvere il problema della crescita italiana che è troppo bassa. Dopo dieci anni e due recessioni, siamo già oltre gli effetti della Grande Depressione degli anni Trenta. Questo ci ha fatto capire che il costo del ‘non deficit’ non ce lo possiamo permettere, né economicamente, né socialmente”. Per questo conclude, “il ‘costo’ del deficit è sostenibile e responsabile” e “ci avvicina di più all’Europa e non il contrario”. A Bruxelles tuttavia non sembrano pensarla allo stesso modo.

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MATTARELLA: NON C’E’ SOVRANITA’ SENZA CONTI IN ORDINE

Senza conti in ordine non si garantisce la sovranità dell’Italia. Detto in modo più consono allo status di presidente della Repubblica, “l’equilibrio dei conti pubblici – espressamente richiamato dalla Costituzione – è condizione essenziale dell’esercizio della effettiva sovranità del Paese“. E’ così che Sergio Mattarella invia il suo messaggio a ministri e banchieri riuniti a Roma per celebrare la 94ma Giornata mondiale del risparmio il giorno dopo l’invio della seconda lettera di Bruxelles al governo M5S-Lega e nel giorno stesso in cui la manovra di Bilancio dovrebbe finalmente approdare in Parlamento.

In epoca di sovranismi, il messaggio è chiaro così come è stato chiaro l’allarme lanciato dal presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti, che ha presieduto per l’ultima volta la manifestazione, giunto alla scadenza del mandato dal prossimo anno. Non solo, ha detto, un piano di riequilibrio credibile  dei conti pubblici tutela il risparmio “sia quello destinato al finanziamento del Tesoro, sia quello affidato al sistema bancario e agli intermediari specializzati” ma si è lasciato ad una considerazione “da anziano che ha passato molte stagioni politiche, economiche, sociali, a partire dall’immediato dopoguerra, quando lo scontro politico era durissimo, ma non è mai venuto meno il rispetto dell’avversario”. Secondo Guzzetti, nella stagione che stiamo vivendo “un veleno sta insinuandosi nella nostra vita quotidiana e colpisce i gangli più delicati della nostra democrazia. E’ l’odio che spacca il Paese, come emerge da episodi che quotidianamente ci allarmano. L’odio non viene dal nulla. I bisogni reali non possono essere ignorati. Non vanno strumentalizzati, ma affrontati e risolti“. Secondo il presidente dell’Acri “la pluralità dell’informazione va tutelata come ricchezza di una società democratica. Affido a voi, classe dirigente del Paese, l’urgenza di una riflessione ma, soprattutto, di comportamenti e di atti che fermino questa deriva che mina alle radici la nostra democrazia”.

Infine il presidente dell’Abi Antonio Patuelli. “Occorre maggiore rispetto e fiducia verso le banche italiane”, sono i principali investitori in Bot e Btp. “Cosa sarebbe successo o succederebbe se le banche in Italia detenessero pochi o punti titoli di Stato? A Quanto arriverebbe lo spread?”.

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