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Visco, 3 proposte per l’Europa: riforma del Patto di Stabilità, NexGen strutturale e un fondo per i debiti pubblici

Nelle Considerazioni finali, il governatore avanza tre suggerimenti a Bruxelles, auspica una “normalizzazione ordinata” da parte della Bce e chiede “prudenza” alle banche italiane

Visco, 3 proposte per l’Europa: riforma del Patto di Stabilità, NexGen strutturale e un fondo per i debiti pubblici

Modificare il Patto di Stabilità per tenere conto delle “differenze macroeconomiche e strutturali fra i diversi Paesi”, creare uno strumento di bilancio anticrisi sull’esempio del programma Next Generation Eu e avviare “forme di gestione comune di una parte dei debiti nazionali”. Queste le tre proposte per l’Europa avanzate martedì da Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, nel corso delle Considerazioni finali a Palazzo Koch.

Secondo il numero uno di Via Nazionale, in teoria la strada migliore da percorrere sarebbe quella di un bilancio comune europeo “di dimensioni adeguate”, ma un’innovazione del genere richiederebbe la modifica dei Trattati, “un processo lungo e dagli esiti incerti”. Per questo, Visco suggerisce tre soluzioni alternative meno ambiziose ma più pragmatiche, in quanto realizzabili “a trattati invariati”.

Riforma del Patto di Stabilità: nuove regole su misura per i Paesi

Innanzitutto, il governatore sottolinea la necessità di un quadro di regole europee “più flessibile e più semplice”, ma anche in grado di “preservare la disciplina di bilancio”. La riforma del Patto di Stabilità (che rimarrà sospeso per tutto il 2023) potrebbe essere incentrata “su programmi di medio termine concordati con la Commissione europea e approvati dal Consiglio dell’Unione – spiega Visco – Questi programmi, definiti sulla base di previsioni macroeconomiche realistiche e soggette a una validazione indipendente, dovrebbero indicare obiettivi di debito e orizzonti temporali per il loro raggiungimento, specifici per ogni paese, superando il criterio uniforme di riduzione del rapporto tra il debito e il Pil previsto dalle regole attuali; dovrebbero inoltre definire un profilo pluriennale di indebitamento netto coerente con tali obiettivi”.

Un nuovo NexGen Eu, ma strutturale

Il governatore parla poi della possibilità di istituire uno strumento di bilancio “pronto per essere utilizzato in caso di necessità, evitando di dover creare di volta in volta programmi ad hoc, come è avvenuto dopo la crisi dei debiti sovrani e durante la pandemia”. L’obiettivo sarebbe “finanziare progetti comuni di carattere eccezionale o concorrere alla stabilizzazione macroeconomica dell’area in risposta a shock di particolare entità”. Quanto al finanziamento, sull’esempio del programma NextGen Eu, “si reperirebbero risorse attraverso l’emissione di debito dell’Unione per trasferirle ai paesi membri affinché le impieghino con criteri e per scopi concordati a livello europeo”.

Gestione comune dei debiti pubblici

Infine, Visco ritiene che “vi siano solide ragioni per avviare anche forme di gestione comune di una parte dei debiti nazionali emessi in passato (ad esempio, la componente riconducibile all’emergenza pandemica) attraverso un fondo europeo che acquisisca, finanziandosi sul mercato, una quota dei titoli pubblici esistenti”. Il governatore riconosce che un’iniziativa simile si scontrerebbe con “difficoltà politiche”, ma rimarca “il contributo che fornirebbe al rafforzamento della stabilità dell’area nel suo complesso e alla creazione di un mercato delle obbligazioni pubbliche sovranazionali di spessore e liquidità adeguati”, con riflessi positivi anche “nella prospettiva del completamento dell’unione bancaria e di quella del mercato dei capitali”. Inoltre, per evitare qualsiasi violazione dei Trattati, “l’attività del fondo europeo sarebbe strutturata in modo da evitare trasferimenti sistematici di risorse tra paesi e da preservare gli incentivi a condurre politiche di bilancio responsabili”.

Normalizzazione politica monetaria sia ordinata. Attenzione alla spirale prezzi-salari

Sul piano macroeconomico, il governatore ricorda che, stando alle ultime previsioni delle maggiori istituzioni internazionali, l’inflazione nell’area euro “si manterrà elevata quest’anno, per poi flettere in modo deciso nel 2023”. In questo contesto, Visco auspica che “il processo di normalizzazione della politica monetaria avvenga in modo ordinato”, anche per “evitare che emergano fenomeni di frammentazione dei mercati non giustificati dai fondamentali economici”. Inoltre, prosegue il numero uno della Banca d’Italia, la Bce non può contrastare direttamente l’inflazione delle materie prime, ma può “assicurare la stabilità dei prezzi nel medio termine, preservando l’ancoraggio delle aspettative d’inflazione e contrastando vane rincorse tra prezzi e salari”.

Banche: effetti guerra non trascurabili, serve cautela su prestiti e dividendi

Per quanto riguarda le banche italiane, il governatore fa notare che se “le esposizioni dirette” in Russia e Ucraina “sono contenute”, “gli effetti indiretti del conflitto sono più difficili da valutare”. Per questo è necessario che gli istituti operino “con prudenza sui fronti della classificazione dei prestiti, degli accantonamenti, della distribuzione degli utili”.

In ogni caso, per Visco il quadro complessivo del nostro sistema bancario “non è negativo”: la redditività è ancora bassa, ma è “tornata alla quota prevalente prima della crisi pandemica”, mentre il tasso di deterioramento dei prestiti, rimasto su livelli contenuti nel periodo della pandemia, ha risentito solo lievemente della graduale scadenza delle moratorie. Alla fine dello scorso anno, infatti, “l’incidenza degli Npl sul totale dei prestiti era scesa, al netto delle rettifiche di valore, all’1,7%, quasi la metà rispetto alla fine del 2019”.

Aumentano gli investimenti degli italiani

Infine, il numero uno di Bankitalia pone l’accento su un importante cambiamento avvenuto negli ultimi 10 anni: ad oggi, “oltre un terzo della ricchezza finanziaria delle famiglie è investito in strumenti del risparmio gestito”, e ciò significa che, sotto questo profilo, “la distanza dalla media dell’area dell’euro si è largamente ridotta”. In particolare, “una quota significativa del risparmio è gestita dai fondi comuni destinati all’investimento al dettaglio, per un ammontare complessivo di 1.300 miliardi, che si confronta con 1.400 miliardi di depositi bancari di famiglie e imprese”.

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