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Veneto Banca: arrestato ex-Ad Consoli. Sequestrati oltre 42 milioni

Il blitz della Guardia di Finanza ha consentito di sequestrare valori tra i quali un immobile stimato 1,8 milioni. Perquisizioni anche a casa di altri 14 indagati

Veneto Banca: arrestato ex-Ad Consoli. Sequestrati oltre 42 milioni

Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, è agli arresti domiciliari. Nelle prime ore di questa mattina, martedì, militari della Guardia di Finanza, in forza al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia, hanno proceduto all’esecuzione di un’ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Roma, con la quale sono stati disposti gli arresti domiciliari nei suoi confronti per i reati di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle Autorità pubbliche di vigilanza ed aggiotaggio. L’operazione ha anche consentito di sequestrare beni, immobili, titoli e liquidità per un valore complessivo stimato di 45,425 milioni, incluso un immobile valutato 1,8 milioni. Nel corso del blitz sono state “eseguite perquisizioni domiciliari nei riguardi di 14 indagati”.

L’attività di polizia giudiziaria deriva da un’articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Roma e delegata al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia, “grazie alla quale è stata fatta luce su plurime condotte di ostacolo perpetrate in danno di Bankitalia e Consob“.

LE OPERAZIONI “BACIATE”

Nell’indagine su Veneto Banca della Procura di Roma sono contestate una serie di operazioni, cosidette “baciate”, in virtù delle quali era la stessa banca a finanziare importanti clienti perché gli stessi acquistassero azioni del medesimo istituto di credito. Il significato economico reale di queste operazioni, celate sotto una veste apparentemente lineare, si legge in una nota della Guardia di Finanza, è chiaro: il cliente ‘finanziato’ deteneva titoli di Veneto Banca per conto della banca. A volte ciò sarebbe avvenuto anche mediante l’ ‘arruolamento’ di compiacenti investitori, disponibili ad intestarsi temporaneamente ingenti quote di obbligazioni subordinate, sollevando la banca dall’onere di detrarne il controvalore dal patrimonio di vigilanza, come invece prescritto dalla Banca d’Italia. Anche in tali casi si trattava, in pratica, di veri e propri parcheggi temporanei di titoli che, in realtà, rientravano nella titolarità dell’emittente Veneto Banca.

PATRIMONIO SOVRASTIMATO

Secondo il grave quadro indiziario emerso dall’indagine della Procura di Roma e della Guardia di Finanza, le condotte degli ex vertici di Veneto Banca, con prestiti baciati e parcheggi di titoli, hanno determinato l’annacquamento del patrimonio di vigilanza della banca, che, secondo le regole della Banca d’Italia, avrebbe dovuto essere rettificato in modo da evidenziare il suo valore reale, indicando il vero ammontare dei prestiti ancora effettivamente riscuotibili. Invece, nelle segnalazioni periodiche alla Banca d’Italia, si legge in una nota della Guardia di Finanza, Veneto Banca ha continuato ad indicare un valore del patrimonio di vigilanza sovrastimato rispetto a quello effettivo, mascherandone la reale consistenza.

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