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Usa, Trump rischia il processo. Accuse da Maryland e Washington

Trump di nuovo sotto accusa a pochi giorni dalla bufera Comey. Stando al Washington Post, il Presidente sarà citato in giudizio, lunedì, dai procuratori generali degli Stati del Maryland e del Distretto di Columbia (Washington DC) per aver violato la clausola costituzionale anti-corruzione. Il Presidente però rivendica la legalità di ognuna delle sue attività di real-estate

Donald Trump sarà citato in giudizio per violazione della Costituzione. Secondo il Washington Post, il Presidente sarà accusato dai procuratori generali del Maryland e del Distretto di Columbia (lo Stato della capitale americana) di aver accettato, attraverso il suo impero aziendale, denaro ed altri benefici da delegazioni di governi stranieri.

L”accusa fa riferimento alla “emoluments clause” della Carta Costituzionale statunitense – che impedisce a pubblici ufficiali di accettare denaro o altri regali da governi stranieri senza il placet del Congresso – nonostante the Donald avesse dichiarato nel gennaio scorso di voler lasciare tutte le sue proprietà private nelle mani di un fondo gestito dal figlio, così da eliminare qualsiasi rischio di conflitto di interesse. 

Al centro del caso c’è la vicenda del Trump International Hotel di Washington DC, a poca distanza dalla Casa Bianca. I due procuratori generali accusano la General Services Administration (GSA) di aver permesso di continuare a prendere in affitto l’edificio, nonostante vi sia una clausola del contratto che esclude ogni persona con una funzione pubblica elettiva. 

Numerosi stati stranieri hanno scelto l’albergo di Trump dopo la vittoria alle elezioni: l’ambasciata del Kuwait, l’Arabia Saudita, la Turchia e la Georgia. Secondo l’accusa, oltre ad aver approfittato del suo ruolo di presidente per i propri interessi personali, Trump, con il suo hotel, fa concorrenza ai due centri congressi di proprietà pubblica, uno a Washington e uno nel Maryland. 

A pochi giorni di distanza dalla bufera Comey legata al Russiagate, il Presidente finirà nuovamente nell’occhio del ciclone. I due procuratori, intenzionati ad andare fino in fondo, intendono chiedere di visionare la cartella esattoriale di Trump, che durante la campagna elettorale si era sempre rifiutato di rendere pubblica. 

Già pronta la difesa del Presidente: i pagamenti commerciali legati a quotazioni di mercato per i beni immobiliari di Trump infatti non costituiscono emolumenti, così come sono definiti dalla Costituzione statunitense. 

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