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Usa, fiscal cliff: un Natale di passione per trovare l’accordo

A Washington la trattativa per evitare il precipizio è ancora in stallo: l’ultima proposta dell’amministrazione Obama prevedere di ottenere nei prossimi 10 anni entrate fiscali per 1.400 miliardi di dollari, ma i Repubblicani chiedono di scendere fino a 800 – Moody’s prevede una caduta temporanea nel precipizio.

Usa, fiscal cliff: un Natale di passione per trovare l’accordo

Continuano le trattative a Washington per evitare il “fiscal cliff”. Il presidente americano Barack Obama e lo speaker repubblicano alla Camera John Boehner sono alla disperata ricerca di un compromesso, ma per il momento la situazione rimane in stallo. E il tempo stringe: per evitare che i conti 2013 degli Stati Uniti finiscano in rosso è vitale che si trovi un accordo prima della fine dell’anno. Il leader democratico in Senato, Harry Reid, ritiene che sarà difficile arrivare a un’intesa prima di natale, ma garantisce che quando i due partiti sigleranno il patto “saranno in grado di procedere molto in fretta”.

L’ultima proposta dell’amministrazione Obama prevedere di ottenere nei prossimi 10 anni entrate fiscali per 1.400 miliardi di dollari. La somma è stata ridotta di 200 miliardi rispetto all’ipotesi iniziale per cercare di convincere i Repubblicani, ma il taglio non è bastato: i conservatori definiscono il piano “inaccettabile” e chiedono di scendere fino a quota 800 miliardi. Una proposta già rifiutata dalla Casa Bianca.

Obama dal canto suo non arretra e continua a insistere sui punti meno graditi agli oppositori, come l’aumento delle spese in infrastrutture e i nuovi poteri da conferire all’amministrazione per alzare il tetto del debito pubblico. 

Nonostante tutto, ai microfoni della Abc News, il Presidente si è detto ottimista, lasciando intendere che alla fine l’accordo arriverà.

Il “fiscal cliff” (letteralmente, “precipizio fiscale”) consiste nell’effetto combinato di due misure che – senza un nuovo intervento di legge – scatteranno automaticamente a gennaio. 

Il binomio micidiale è una tradizionale ricetta d’austerity: aumento delle tasse (con la scadenza di vari bonus fiscali) e tagli alle spese (welfare escluso). Inevitabili gli effetti recessivi: il Pil calerebbe dello 0,5% l’anno prossimo e la disoccupazione tornerebbe oltre il 9% (oggi è al 7,9%).

Nella prassi politica, il vero problema è la frattura che da gennaio 2011 paralizza l’azione del Congresso, diviso fra Senato democratico e Camera repubblicana. Una situazione di stallo confermata dalle ultime elezioni presidenziali.

Intanto da Moody’s arrivano foschi presagi. L’agenzia di rating, che ha pubblicato le previsioni per il 2013 nel rapporto “U.S. Macro Outlook 2013: Poised for Liftoff”, ritiene che gli Stati Uniti cadranno temporaneamente nel fiscal clif. A quel punto verrà meno la fiducia di aziende e consumatori, ma le tensioni politiche che ne deriveranno renderanno finalmente possibile l’intesa. Secondo Mark Zandi, capo economista di Moody’s, le questioni fiscali continueranno a frenare la crescita dell’economia americana, che però dovrebbe riprendersi entro la seconda metà dell’anno prossimo, grazie soprattutto alla ripresa del settore privato.  

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