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Usa: disoccupazione inferiore alle attese, deficit commerciale boom

Le richieste iniziali di sussidi sono cresciute fino a 278mila unità, ben al di sotto delle 290mila previste dagli analisti – Deficit commerciale ai massimi da due anni a quota 45,56 miliardi – In flessione la produttività.

Usa: disoccupazione inferiore alle attese, deficit commerciale boom

Cresce meno del previsto il numero di lavoratori Usa che ha fatto richiesta iniziale di sussidi di disoccupazione nella scorsa settimana. Stando ai dati riportati dal dipartimento del Lavoro statunitense, infatti, le richieste iniziali sono salite di 11mila unità nella settimana conclusa il 31 gennaio, attestandosi a quota 278mila.

Il dato, come detto, è stato migliore rispetto alle previsioni degli analisti, che attendevano un aumento ben più corposo fino a quota 290mila unità. La media delle ultime quattro settimane, ritenuta più attendibile in quanto non soggetta alle fluttuazioni del mercato, ha registrato un calo di 6.500 unità a quota 292.750. Il dato, in ogni caso, resta ben al di sotto delle 400mila unità, soglia che secondo gli analisti segnala una fase di stallo.

Cresce il deficit commerciale degli Stati Uniti che, nel mese di dicembre, ha toccato i livelli massimi da due anni a questa parte. A comunicarlo è il dipartimento del Commercio, che ha specificato che il deficit è cresciuto del 17,1% a dicembre, attestandosi a quota 45,56 miliardi, dai 39,75 di novembre. Si tratta del più grande rialzo di sempre, su base mensile. Gli analisti attendevano un dato in lieve calo rispetto al mese precedente, a quota 38,5 miliardi.

Andamento discordante per i due flussi: le esportazioni sono calate dello 0,8% a 194,88 miliardi mentre le importazioni sono aumentate del 2,2% a 241,44 miliardi. Guardando all’intero 2014, le esportazioni sono balzate del 2,9% su base annua a 2.345 miliardi di dollari mentre le importazioni sono salite del 3,4% a 2.850 miliardi. 
 
In flessione la produttività negli Stati Uniti. Stando al dato diffuso dal dipartimento al Lavoro, infatti, l’indice ottenuto dividendo la produzione per il numero di ore lavorate è sceso dell’1,8%, dopo il rialzo del 3,7% del terzo trimestre. Delusi, anche in questo caso, gli analisti, che attendevano un dato invariato.

Cresce, invece, il costo unitario del lavoro, in aumento salito del 2,7% dal terzo trimestre e dell’1,9% su base annua. In questo caso gli analisti prevedevano un aumento dell’1,2%. Le ore lavorate sono salite nel trimestre del 5,1%, il rialzo maggiore dal 1998, mentre i compensi orari sono aumentati dello 0,9% (+2,1% aggiustato all’inflazione).

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