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Unione Euroasiatica: per l’export italiano un’oasi da 7 mld

La nascita dell’UEEA segna un avanzamento importante nel percorso di liberalizzazione commerciale, integrazione economica e cooperazione istituzionale nella regione per uno stock globale di IDE pari a 727 mld.

Unione Euroasiatica: per l’export italiano un’oasi da 7 mld

Dal primo gennaio 2015 ha preso avvio, tra i Paesi che dal 2010 avevano dato vita all’Unione Doganale Eurasica (Russia, Kazakistan e Bielorussia) e l’Armenia (dal 2014), l’Unione Economica Euroasiatica (UEEA), aperta a future adesioni di mercati CSI (atteso a breve l’ingresso del Kyrgyzstan). In una fase particolarmente delicata delle relazioni tra i Paesi CSI, per effetto della crisi ucraina e dei rapporti diplomatici tra Russia e Paesi Occidentali, la costituzione dell’UEEA segna un avanzamento importante nel percorso di liberalizzaione di commercio, integrazione economica e cooperazione istituzionale nella regione.

Nel 2014 il PIL della Bielorussia è cresciuto dell’1,6% in termini reali, in contenuta accelerazione rispetto all’1% di quello precedente. I fattori di debolezza interni e il peggioramento del quadro esterno, nello specifico gli effetti negativi della crisi russo-ucraina, pesano sulle prospettive di crescita. Nell’Outlook FMI di aprile, gli analisti prevedono per la Bielorussia un calo del PIL 2,3% nel 2015 e dello -0,1% l’anno prossimo, mentre la Banca Mondiale vede una diminuzione più accentuata (-3,5% e -1%, rispettivamente). Nei primi mesi dell’anno, a causa delle spinte al deprezzamento sulla valuta, la Banca Centrale è tornata ad alzare il tasso di riferimento portandolo in più riprese all’attuale 25%.

Le più recenti previsioni vedono il tasso di policy tra il 23% ed il 25% nel 2015, mentre il rublo bielorusso è stato lasciato deprezzarsi da 11.000 a 15.000 contro il dollaro. Allo stesso tempo, è stato intrapreso il percorso verso una maggiore flessibilità del cambio, legandolo ad un paniere composito calcolato come media geometrica dei tassi di cambio bilaterali del rublo locale verso il rublo russo (con un peso del 40%), del dollaro e dell’euro (entrambi con un peso pari al 30%). A marzo il tasso tendenziale di inflazione era pari al 16,1%. Secondo il FMI, l’ampio deprezzamento del cambio porterà il tasso medio al 22,1% nel 2015; le Autorità prevedono tuttavia un progressivo rientro delle spinte inflazionistiche nella seconda metà dell’anno, con il tendenziale previsto al 16% a dicembre.

L’economia bielorussa è interessata da periodiche crisi della bilancia dei pagamenti (le ultime nel 2008 e nel 2011) che hanno portato ad un ampio deprezzamento della valuta, a condizioni di iperinflazione ed a un consistente drenaggio di riserve. Nel 2014, nonostante la contrazione del disavanzo corrente, sceso a 5,1 mld da 7,6 mld l’anno precedente, il disavanzo della bilancia dei pagamenti è raddoppiato a 3,4 mld, da 1,7 mld. Questo peggioramento riflette la riduzione dei consistenti prestiti e aiuti ricevuti nel 2013 dalla Russia e dal Fondo Anti-Crisi della Banca Euroasiatica per lo Sviluppo. A fine 2014 le riserve valutarie ammontavano a 2,9 mld, scese a 2,4 mld ad aprile 2015.

A queste si aggiungono 2,1 mld tra oro e SDR, contro con un fabbisogno finanziario esterno stimato da EIU pari a 21,2 mld. La Bielorussia presenta una posizione finanziaria netta esterna fortemente passiva (43,4 mld, 57% del PIL nel 2014), mentre il debito estero ammonta a 40 mld (51,6% del PIL). Con il rapporto debito/PIL destinato ad aumentare significativamente a seguito del deprezzamento del cambio. In aprile Moody’s ha portato il rating del debito sovrano della Bielorussia da B3 a Caa1, giudicandolo a rischio considerevole di default, mentre S&P’s ha confermato la valutazione B-.

Nel corso del 2014 la crescita del PIL kazako ha frenato al 4,3%, dal 6% dell’anno precedente. Dal lato dell’offerta, il rallentamento riflette la decelerazione dell’attività di estrazione e del manifatturiero, senza dimenticare il venir meno del favorevole effetto base per la produzione agricola.

L’economia del Kazakistan sta risentendo delle tensioni regionali attraverso i rilevanti rapporti commerciali e finanziari con la Russia, della discesa del prezzo del petrolio (con effetti negativi su entrate fiscali, potere d’acquisto e investimenti) e delle persistenti difficoltà del sistema bancario, dove i crediti inesigibili ammontano ancora a quasi il 30% del totale. Questi sviluppi hanno portato ad una sostanziale revisione al ribasso delle stime di crescita del PIL, attualmente prevista dal Governo e dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD) pari ad un modesto 1,5%.

Le pressioni inflazionistiche hanno cominciato a rientrare nei primi mesi dell’anno con il progressivo esaurirsi dell’effetto deprezzamento. Il tasso tendenziale ha frenato al 5,2% a marzo, con il tasso medio atteso scendere al 5%, dal 6,6% del 2014. Dopo la svalutazione del 18% del tenge decisa dalle Autorità nel febbraio 2014 (che ha portato il rapporto di cambio verso il dollaro a 185 KTZ : 1 USD) e l’abbandono della parità con il dollaro a favore di un corridoio di riferimento di +/-3%. Il cambio reale effettivo ha registrato un ampio apprezzamento, accentuando la condizione di sopravalutazione rispetto al valore di equilibrio evidenziata dal FMI nel Rapporto Art. IV 2014 (6%, con riferimento allo scostamento a fine 2013).

Nel 2014 il surplus corrente della bilancia dei pagamenti si è ampliato a 4,6 mld da 0,9 mld. Il surplus commerciale, salito a 35,6 mld (da 34,8 mld) ha più che compensato il deficit del conto redditi (22,9 mld, dovuto per la quasi totalità alla remunerazione degli investimenti diretti nel Paese). Il surplus del conto finanziario è salito a 7,4 mld da 0,3 mld (nonostante la frenata degli IDE in entrata, scesi a 7,6 mld da 9,9 mld) sostenuto dai più contenuti disinvestimenti di portafoglio e dalla crescita dell’esposizione a breve del settore privato dopo la svalutazione del tenge. A fine 2014 le riserve in valuta ammontavano a 21 mld ed erano inferiori al fabbisogno finanziario estero 2015, stimato da EIU pari a 34,5 mld. Includendo le disponibilità in valuta del Fondo Sovrano, il “reserve cover ratio” sale a 1,2. Il rating del debito sovrano in valuta del Kazakistan è considerato “investment grade” dalle principali agenzie (BBB per S&P’s, BBB+ per Fitch; Baa2 per Moody’s).

Con riferimento alla dinamica degli scambi tra Italia e mercati UEEA, nel 2014 le variazioni annue più significative nelle importazioni si sono registrate nei prodotti minerari (-25%) e petroliferi raffinati (-29%), mentre tra l’export si segnalano le contrazioni nei mezzi di trasporto (-49%), nel tessile e abbigliamento (-16%), manufatti vari (-8%). Da rilevare in controtendenza la crescita del comparto degli articoli farmaceutici (2,6% del totale) che nel corso dello scorso anno ha visto un incremento di circa il 28%. Lo stock di IDE nei Paesi UEEA era di 727 miliardi di dollari a fine 2013, pari a circa il 2,9% del totale mondiale. Sulla base di dati del Ministero dello Sviluppo Economico, alla fine del 2013 gli IDE italiani nella regione risultavano a loro volta pari a 7,3 mld. Le imprese italiane presenti sono circa 700 operanti per lo più nei settori di energia, agro-alimentare, moda, telecomunicazioni e auto.

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