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Unioncamere, 31mila imprese in più tra aprile e giugno

Concorrenza, merito, fiducia e trasparenza – Unioncamere sottolinea il suo impegno per sostenere le imprese italiane e migliorarne l’internazionalizzazione e l’accesso al credito – Nel secondo trimestre 2012 il bilancio tra natalità e mortalità delle imprese in Italia è stato positivo per oltre 31.500 unità.

Unioncamere, 31mila imprese in più tra aprile e giugno

Nel secondo trimestre del 2012 sono nate 31.500 imprese in più rispetto a quelle che hanno cessato di esistere. Lo ha annunciato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, citando i dati di Movimprese all’assemblea annuale dell’unione delle Camere di Commercio. Il saldo positivo tra natalità e mortalità delle imprese “ha sorpreso anche noi”, ha dichiarato Dardanello. Pur in una situazione di grande difficoltà per l’economia del Paese, tra aprile e giugno sono nate 103.785 imprese mentre 72.220 attività hanno cessato di esistere, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2011. Anzi, il peggior risultato dal 2008. Il bilancio però rimane positivo, con 31.565 imprese in più iscritte nel Registro delle Camere di commercio e con un incremento dello stock pari al +0,52% nei tre mesi. 

A livello provinciale, a Lecce è stata registrata la crescita più sostenuta (+1,15%) mentre in valori assoluti Roma segna l’incremento maggiore con 3.838 imprese in più registrate nel trimestre. Continuano a preferirsi le forme giuridiche più strutturali: le società di capitali crescono dello 0,79%, in lieve rallentamento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Continua a rallentare, invece, la crescita delle Società di persone (+0,35%) e quella delle Ditte individuali (+0,44%). 

Ma i passi da compiere sono ancora molti, ha ricordato Dardanello. Bisogna rovescaire i pregiudizi, ancora troppo forti sugli imprenditori, fare muovere l’ascensore sociale “fermo da anni”, riportare la fiducia e recuperare “il senso della comunità”. Il governo Monti si sta impegnado verso una giusta direzione, “ma non basta”. Per questo c’è bisogno di una “manutenzione straordinaria” della nostra struttura produttiva, promuovendo la modernizzazione delle imprese nei settori tradizionali, ancora oggi protagonisti del nostro export, internazionalizzare ancora di più le imprese, migliorarne l’accesso al credito, rendere il contesto sempre più favorevole agli operatori economici, sostenere l’occupazione e l’innovazione, tutelare la qualità e la tracciabilità dei prodotti e valorizzare le eccellenze del territorio”.

 

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