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Ue: “Recessione storica”. Pil Italia -9,5% nel 2020

Nelle previsioni economiche di primavera, Bruxelles stima un -7,7% per il Pil dell’Eurozona nel 2020 – Italia record sul fronte del deficit – Peggio di noi per debito e Pil soltanto la Grecia

Ue: “Recessione storica”. Pil Italia -9,5% nel 2020

Il Pil 2020 dell’Italia crollerà del 9,5%, per poi rimbalzare del 6,5% nel 2021. Quest’anno, in tutta la Ue, peggio del nostro Paese farà soltanto la Grecia, dove la flessione arriverà al 9,7%. Per tutta l’Eurozona, invece, è attesa una caduta del Pil pari al 7,7% nel 2020 (-7,4% nell’Unione a 27), seguita da un recupero pari al 6,3% l’anno prossimo (stesso dato per l’intera Ue). I dati sono contenuti nelle previsioni economiche di primavera pubblicate mercoledì dalla Commissione europea, che parla di una “recessione di proporzioni storiche”.

Le stime di Bruxelles sul Pil italiano 2020 sono peggiori sia di quelle inserite dal governo nel Def (-8%), sia di quelle diffuse dal Fmi (-9,1%). Migliori, invece, le prospettive sul 2021 (+4,7% secondo il Governo italiano, 4,8% secondo il Fondo monetario).  

L’Esecutivo comunitario prevede per il rapporto deficit/Pil italiano del 2020 un’impennata fino all’11,1% – il disavanzo più alto nell’intera Unione – che nel 2021 dovrebbe quasi dimezzarsi, al 5,6%.

Quanto al debito pubblico, balzerà quest’anno di oltre 20 punti percentuali, fino a toccare il 158,9% del Pil, per poi ridursi al 153,6% l’anno prossimo. Anche in questo caso, solo la Grecia farà peggio, con un debito-Pil 2020 al 196,4%.

Sul versante dei prezzi, Bruxelles prevede che quest’anno l’Italia viaggerà in deflazione dello 0,3%, per poi recuperare un’inflazione dello 0,7% nel 2021.

Allo stesso tempo, le previsioni sull’andamento del tasso di disoccupazione non sono particolarmente drammatiche: 11,8% nel 2020 (contro il 10,0% del 2019) e 10,7% nel 2021.

“L’Italia è stata colpita in modo particolarmente violento dalla pandemia di coronavirus – scrive la Commissione – Si prevede che l’output reale diminuirà di circa il 18% nella prima metà del 2020. Supponendo che l’attività economica inizi a riprendere a maggio e si normalizzi gradualmente, si prevede che la crescita dell’output rimbalzi, aiutata da un consistente sostegno da parte delle misure di policy”.

I consumi si sono bruscamente interrotti nel corso dei mesi di chiusura completa del Paese, ma su questo fronte l’Esecutivo comunitario prevede un forte rimbalzo per la seconda metà del 2020.

Le imprese ridurranno la spesa per investimenti, ma le contromisure prese dal governo per sostenere la liquidità delle aziende dovrebbero limitare il numero di fallimenti.

La Commissione definisce “simmetrico” lo shock per l’economia dell’Ue, “in quanto la pandemia ha colpito tutti gli Stati membri, ma si prevede che sia il calo della produzione nel 2020 che la spinta del rimbalzo nel 2021 avverranno con differenze profonde fra i Paesi. La ripresa economica di ciascuno Stato membro dipenderà non solo dall’evoluzione della pandemia, ma anche dalla struttura dell’economia e della capacità di rispondere con politiche di stabilizzazione”.

Secondo Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici, “l’Europa sta subendo il più forte shock economico dalla Grande depressione. Sia la gravità della recessione che il vigore della ripresa saranno disomogenei, condizionati dalla velocità alla quale sarà possibile revocare le misure di sospensione delle attività, dall’importanza di servizi come il turismo in ciascuna economia e dalle risorse finanziarie di ciascun paese. Tali disparità rappresentano una minaccia per il mercato unico e per la zona euro, ma possono essere attenuate attraverso un’azione europea decisa e congiunta. Dobbiamo essere all’altezza di questa sfida”.

Infine, la Commissione lancia un appello indiretto ai governi, sottolineando che “in assenza di una strategia comune per la ripresa a livello dell’Ue dal carattere forte e tempestivo, vi è il rischio che la crisi possa portare a gravi distorsioni nel mercato unico e a profonde divergenze economiche, finanziarie e sociali tra gli Stati membri della zona euro”. 

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