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UE e Small Business Act: confronto fra Pmi italiane ed europee

La Commissione ha elaborato una scheda informativa volta a valutare il ruolo delle Pmi nelle economie degli Stati membri, ed a tracciare il profilo Sba dei singoli stati mettendolo a confronto con la media europea. Da esso emergono gravi ritardi nella sua attuazione nel nostro paese.

UE e Small Business Act: confronto fra Pmi italiane ed europee

Completiamo la trattazione dello Small Business Act riportando i risultati presentati nella scheda informativa Sba 2010/2011 redatta dalla Commissione Europea.

Nella scheda informativa (disponibile a questo indirizzo) vengono presentati una serie di “dati di base” relativi alle Pmi italiane, ed in seguito viene tracciato il profilo SBA nazionale confrontandolo con la media europea, ovvero l’analisi dei singoli principi contenuti nello Sba.

Esaminando i “dati di base” appare evidente il ruolo portante svolto dalle Pmi nell’economia italiana rispetto alla media europea. Infatti, se la percentuale di Pmi sul totale delle imprese in Italia è pressoché identica alla media europea, forti scostamenti si registrano per quanto riguarda i dati relativi all’occupazione ed alla produzione di valore aggiunto. A fronte di una media europea del 66,9%, in Italia risultano occupati in Pmi l’81,4% degli addetti con un valore aggiunto che rappresenta il 71,3% del totale prodotto, contro una media europea del 58,4%.

Un dato preoccupante emerge dall’analisi delle tendenze relative al numero di imprese attive nell’economia. Prendendo come riferimento l’anno 2003, infatti, a livello europeo si assiste ad una crescita costante (anche se con un rallentamento in corrispondenza all’avvio della recessione) che ha portato in meno di dieci anni ad un aumento di oltre 10 punti percentuali del numero di imprese totali. I dati italiani mostrano invece una sostanziale stagnazione del numero di imprese con un ridimensionamento molto marcato nel periodo immediatamente seguente allo scoppio della crisi.

Un’altra nota negativa viene dalla valutazione del profilo Sba italiano. La Commissione giudica i dati relativi alle Pmi italiane inferiori alla media europea in 5 dei 9 principi cardine (il principio relativo all’ambiente non viene valutato per nessun paese per carenza di dati). Inoltre il confronto fra lo “status quo” del 2005 e i livelli di attuazione dello Sba nel 2011, dimostra che in 5 dei 9 campi le politiche adottate hanno prodotto non solo scarsi risultati, ma hanno fatto registrare addirittura un deterioramento rispetto agli anni precedenti. I settori che presentano i risultati peggiori sono quelli dell’accesso ai finanziamenti e della cosiddetta “seconda possibilità” (cfr UE/ Lo Small Business Act: “Una corsia preferenziale per la piccola impresa). L’unico dei 9 principi nei quali l’Italia ha fatto registrare risultati superiori alla media europea con un trend in ulteriore progresso è stato quello relativo agli “Appalti pubblici e aiuti di Stato”.

Alcuni dei punti più critici che pongono l’Italia distante dalla media europea sono:

  • il costo del recupero crediti, come percentuale del patrimonio del debitore, che in Italia è pari al 22% contro poco meno dell’11% europeo;
  • i costi di avvio di un’impresa, in percentuale del reddito pro-capite, pari al 18,5% in Italia e 5,47% per la media europea;
  • i termini di pagamento medi delle autorità pubbliche, 100 giorni per l’Italia contro i 25 europei;
  • le imprese che offrono opportunità di formazione in Italia sono il 32% del totale contro una media europea vicina al 60%.

La Commissione ha espresso un giudizio positivo sull’adozione da parte del governo italiano di una strategia nazionale per l’attuazione dello Sba nel maggio del 2010. Nelle previsioni del governo, tale strategia avrebbe prodotto entro il 2013 un incremento dell’1% del Pil e la creazione di 50.000 nuovi posti di lavoro. Allo stato attuale, tuttavia, potrebbe essere necessario riconsiderare le stime del governo alla luce del mutato contesto economico.

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