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Ue, Barroso: è ora di trovare un compromesso sul brevetto unico europeo

Il presidente della commissione Ue sprona Francia, Germania e Gran Bretagna: ne discutiamo da decenni, ora completare il percorso – In effetti quella del brevetto sembra una novità necessaria, visto che attualmente un’impresa europea arriva a pagare fino a 32mila euro per far riconoscere la propria invenzione in tutti gli Stati membri

Ue, Barroso: è ora di trovare un compromesso sul brevetto unico europeo

Trovare un “compromesso” sul brevetto unico europeo, strumento che consentirebbe la protezione delle invenzioni sull’intero suolo dell’Ue e garantirebbe l’abbattimento fino all’80% dei costi sostenuti dalle imprese per pratiche amministrative e spese di traduzione. Lo ha chiesto il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, intervenendo a Strasburgo per l’avvio del semestre del Consiglio europeo a guida danese. Nel giorno in cui la nuova presidenza di turno si è presentata al rinnovato parlamento europeo, Barroso ha rilanciato con forza la questione. “Dobbiamo raggiungere un accordo sul brevetto europeo con la massima urgenza”, ha esortato. “Dopo averne discusso per decenni ora mi aspetto negoziazioni che possano completare il percorso sotto la presidenza danese” del Consiglio Ue. Barroso, in sostanza, dà sei mesi di tempo per eliminare tutti i nodi ancora da sciogliere.

Attualmente ottenere un brevetto è complesso e costoso. Una volta rilasciato dall’Ufficio europeo dei brevetti (Ueb), un brevetto deve essere convalidato in tutti gli Stati membri in cui l’inventore desidera che sia tutelato. Accanto alle pratiche amministrative, la procedura comporta spese di traduzione, spesso elevate. E’ stato calcolato che per proteggere la propria invenzione in tutta l’Ue un’impresa arriva a pagare fino a 32.000 euro, contro i circa 1.850 euro pagati in media negli Stati Uniti. Il brevetto unico comporterebbe dunque grandi risparmi, ma sul progetto permangono due grandi questioni principali: la lingua e la sede del tribunale del brevetto. Per la lingua l’ipotesi iniziale fu l’utilizzo del solo inglese, ma Francia e Germania considerarono tale opzione come lesiva del valore delle loro lingue, e chiesero che anche francese e tedesco fossero incluse nei moduli di compilazione, sollevando le ire di Italia e Spagna e innescando una ‘questione linguistica’ oggi ancora irrisolta. Per la sede, Gran Bretagna, Francia e Germania reclamano ognuna per sé di ospitare il tribunale: attualmente la sede è a Monaco, e i tedeschi vorrebbero che rimanesse lì. Anche perché – la linea che fanno prevalere da Berlino – un brevetto su tre è tedesco. Ma con il governo Monti si è insinuata anche l’Italia: il ministro per le Politiche comunitarie, Enzo Moavero, a fine dicembre ha chiesto ai danesi di riaprire i termini per la candidatura ponendo Milano come ‘quarto incomodo’.

Barroso oggi si è rivolto quindi ai tre principali protagonisti della querelle. “Invito i tre paesi membri di Francia, Germania e Gran Bretagna, di trovare rapidamente un compromesso”. Quanto sta accadendo, ha rimproverato il presidente della Commissione Ue, “francamente è inaccettabile. E’ inaccettabile che un’iniziativa di così cruciale importanza sia bloccata per simili disaccordi triviali”. L’Europa, ha concluso Barroso, “ha bisogno di innovare per poter crescere”, l’innovazione è “fortemente penalizzata dalla complesse e costose regole che da decenni stiamo cercando di superare”.

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