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Trump fa volare il petrolio, la crisi italiana colpisce banche e Btp

La decisione del Presidente Usa di stracciare l’accordo sul nucleare iraniano manda alle stelle il prezzo del petrolio – L’aggrovigliarsi della crisi politica italiana colpisce la Borsa, i Btp, lo spread e le banche – Dollaro ai massimi – Sos Argentina

Trump fa volare il petrolio, la crisi italiana colpisce banche e Btp

Salgono stamane i prezzi del petrolio, spinti all’insù dalla decisione di Donald Trump di ritirare gli Usa dall’accordo sul nucleare iraniano. Il Brent tratta stamattina sui mercati dell’Asia a 76,75 dollari il barile (massimo da tre anni e mezzo), in rialzo del 2,5%, mentre il Wti risale a 70,57 dollari, al top dal novembre 2014.

I mercati, che pure ieri sera hanno spinto al ribasso il greggio, valutano con estrema cautela le conseguenze della mossa, del resto prevista, del Presidente americano. Gli ottimisti fanno notare che Teheran ha subito voluto sottolineare che la decisione non coinvolge gli altri Paesi garanti dell’accordo e che, comunque, ci vorranno tra i 90 e 180 giorni per far scattare il nuovo embargo. Ci sarebbe il tempo per siglare un nuovo accordo gradito a Trump.

Questo spiega la reazione tutto sommato prudente dei mercati, già alle prese con varie situazioni critiche, tra cui le tensioni sull’Italia, che oggi, anche per ragioni tecniche (gli acquisti della Bce riprenderanno solo venerdì), potrebbe assistere ad un nuovo scivolone dei Btp e, di riflesso, del comparto bancario.

DOLLARO AI MASSIMI, L’ARGENTINA CHIEDE L’AIUTO AL FMI

A conferma della delicatezza della situazione ci sono, tra l’altro, le tensioni su tutti i mercati valutari ed obbligazionari. L’euro stamattina è sui minimi da dicembre rispetto al dollaro, a 1,186, dopo aver disegnato un minimo a 1,1838.

Si allenta la tensione sul peso argentino dopo che il presidente Mauricio Macrì ha annunciato che oggi chiederà il sostegno del Fmi: una mossa rivoluzionaria, dopo i duri contrasti del passato. Stanotte il peso argentino ha chiuso a 22,5 sul dollaro, dopo essere sceso fino a 23. Nel pomeriggio, il ministro delle Finanze argentino, Nicolas Dujovne, incontra i vertici del Fondo: l’Argentina chiederà un prestito da 30 miliardi di dollari.

BOND SOTTO TENSIONE, A RISCHIO LA LIRA TURCA

Ma resta nel mirino della speculazione la lira turca (-2,6% rispetto al dollaro in settimana) e scricchiola pure il real brasiliano (-1%).  Salgono i rendimenti in tutto il mondo, non solo i Btp. I Treasury Bill a dieci anni tornano a 2,98%. Il Bond decennale australiano a 2,78%, da 2,73% di ieri.

GIAPPONE, TORNANO A SALIRE GLI STIPENDI

Contrastate le Borse asiatiche. L’indice Nikkei di Tokyo perde lo 0,6%, lo yen perde lo 0,4%. I dati diffusi stanotte, a sorpresa, hanno mostrato che in Giappone la paga oraria ha ripreso a salire: il mese scorso ha registrato il più forte guadagno anno su anno dal 1997. Il governo, informa la Nikkei Review, ha in programma un piano per recuperare produttività che prevede un forte calo dell’orario di lavoro, fino a 720 ore annue.

La Borsa di Hong Kong è in rialzo dello 0,4%. L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen scende dello 0,1%. In calo dello 0,2% i mercati azionari della Corea del Sud e dell’India. Si indeboliscono sia la valuta coreana (lo won) che la rupia indiana.

PIATTA WALT STREET, BLACK PANTHER FA BENE A WALT DISNEY

Modesta la reazione di Wall Street alle sanzioni contro l’Iran. Piatti il Dow Jones (-0,01%) e l’S&P500 (-0,03%). Nasdaq +0,02%.

Il settore energia è salito dello 0,78%. Positivi anche i titoli della difesa: Lockheed Martin +1,3%, Northrop Grumman +3,3%. Debole Boeing (-0,6%) che vede sfumare un ricco contratto con l’Iran.

Nel dopo Borsa è salita Walt Disney (+0,6%) dopo l’annuncio dei risultati, trascinati dagli incassi di “Black Panther”.

Perde colpi Comcast (-5,6%) sulle voci di una prossima offerta su Fox per far saltare l’acquisto da parte di Disney.

VENTI DI CRISI, MILANO LA BORSA PEGGIORE

Contrastate ieri anche le Borse europee nonostante il sostegno dell’euro debole di fronte alla valuta Usa ai massimi da quattro mesi. Ma sull’eurozona pesa l’ombra della crisi politica italiana.

Piazza Affari è stata il fanalino di coda, con una perdita dell’1,64%, a quota 24.143 punti, dopo aver accusato per buona parte della seduta un ribasso superiore al 2%. Il listino di Milano, dai massimi da quasi dieci anni – ovvero dai picchi dall’ottobre 2008 – è così scivolato sui minimi dal 30 aprile scorso, bruciando i progressi di maggio.

Molto più modeste le oscillazioni degli altri mercati. Francoforte -0,28%: La bilancia commerciale della Germania ha registrato a marzo un surplus di 22 miliardi di euro, al di sopra dei 20 miliardi attesi dagli economisti. Parigi -0,17%. In terreno positivo Madrid (+0,28%).

Quasi invariata Londra (-0,02%). Vodafone è in procinto di rilevare la maggior parte delle attività europee di Liberty Global, con un’operazione da 18 miliardi di dollari. In particolare, John Malone cederà la tedesca Unitymedia e tre società dell’Est Europa.

LO SPREAD SCHIZZA A 131, SALE IL RISCHIO ITALIA

Pesante battuta d’arresto anche per il mercato secondario italiano, in un contesto di flessione per la quasi totalità del comparto europeo. A fine seduta il differenziale di rendimento tra Btp e Bund sul tratto a 10 anni si attesta a 131 punti base dai 123 del finale di seduta di ieri, dopo un picco a 133, massimo dal 12 aprile. Il tasso del decennale sale a 1,86% da 1,75% della vigilia, dopo un picco a 1,88%. La scadenza a cinque anni dei ‘credit default swap’, i derivati che misurano il costo dell’assicurazione dal rischio default, è indicata a 91/94, sui massimi dal 20 aprile.

In vista dell’asta del prossimo 11 maggio, il Tesoro metterà a disposizione degli investitori tra 5,25 e 6,75 miliardi di euro nelle riaperture di tre titoli di Stato. In particolare saranno offerti tra 2,25 e 2,75 miliardi di euro nella terza tranche del Btp a 3 anni, aprile 2021 (cedola 0,05%); tra 2 e 2,5 miliardi della quinta tranche Btp a 7 anni, maggio 2025 (1,45%) e tra 1 e 1,5 miliardi del Btp a 15 anni, settembre 2033 (2,45%)

Venerdì sarà comunicata la cedola minima garantita del nuovo Btp Italia il cui collocamento è in agenda per la prossima settimana.

BANCHE SOTTO TIRO, MA I CONTI PROTEGGONO INTESA

Le banche hanno pagato più di ogni altro settore la prospettiva della crisi politica. Le vendite sui titoli del credito rappresentano il veicolo più agevole per scommettere contro la finanza italiana, aggirando lo scudo della Bce: il paniere ha terminato le contrattazioni in ribasso del 2,1%.

Si è parzialmente salvata Intesa (-0,57%) dopo la pubblicazione dei brillanti risultati del primo trimestre, in linea con l’obiettivo di un utile netto 2018 superiore ai 3,8 miliardi di euro del 2017 e di un dimezzamento dei crediti deteriorati previsto nel piano di impresa 2018-2021.

Assai peggio dell’istituto guidato da Carlo Messina ha fatto Unicredit (-3,17%). L’istituto ha ribattuto alle accuse del fondo Caius Capital, che ha contestato le modalità di contabilizzazione dei cashes emessi dalla banca nel 2008.

Soffrono anche Bper Banca (-3,98%), Ubi (-3,47%), Mediobanca (-2,97%) e Banco Bpm (-2,89%). Fuori dal paniere principale, pesanti Banca Profilo (-3,54%) e Popolare di Sondrio (-3,47%).

Male Fineco Bank (-3,46%) dopo la pubblicazione dei conti del trimestre. Meglio il resto del risparmio gestito: Banca Generali -0,96%, Azimut-1,22%. Poste Italiane (-0,47%) ha incassato l’ aumento di target price da parte di Mediobanca Securities da 8 a 9 euro, con il rating che viene confermato a outperform.

GIÙ LE UTILITIES, RIMBALZA IL LUSSO

In frenata anche le utilities, colpite dal rialzo del reddito fisso. Paga più di tutti Italgas (-3,63%). Enel -2,49% e A2A -1,78%. Anche Snam arretra nel giorno dei risultati (-2,09%). Prese di beneficio anche su Telecom Italia (-2,37%).

In controtendenza il lusso: Moncler, rilanciata da un report di Citigroup dopo le prese di beneficio nei giorni scorsi, guadagna il 3,49%; quasi piatta Salvatore Ferragamo (+0,08%); Luxottica +0,73%.

BENE PRYSMIAN, TIENE LEONARDO

Tra gli industriali, in evidenza Prysmian (+1,75%) in vista del Cda di giovedì 10 maggio chiamato ad approvare i conti del primo trimestre. In serata è arrivata l’approvazione dell’Antitrust Ue dell’acquisizione di General Cable.

Exor (+0,37% a 65,32 euro) ha beneficiato dell’upgrade di Banca Imi ad add da hold, con prezzo obiettivo che passa da 56 a 70,8 euro.

Leonardo Spa (+0,06%) è migliorata subito dopo la pubblicazione dei conti del primo trimestre 2018: il mercato ha apprezzato il miglioramento dei risultati nel segmento degli elicotteri.

COLPO GROSSO DI FILA IN USA

Fuori dal paniere principale vola Fila (+6,11%) dopo l’acquisizione del 100% dell’americana Pacon Holding company per un valore di 325 milioni di dollari. Banca Imi, che assegna al titolo un giudizio buy e un prezzo obiettivo a 22,9 euro, sottolinea che Pacon è uno dei principali operatori sul mercato Usa per i prodotti per la scuola. Equita (buy, target 20,4 euro) sottolinea che Pacon con i suoi dieci stabilimenti (8 negli Stati Uniti, 1 in Gran Bretagna e 1 in Canada) ha generato nel 2017 un consolidato pro-forma (stima del management) di 241,6 milioni, pari al 40% del fatturato ella multinazionale italiana.

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