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Tessile: l’Italia è diventata leader europea nel settore tecnico. Le prospettive sono tutte al rialzo

Il tessuto tecnico, ricercato per le sue caratteristiche altamente specializzate, si è inserito in molti mondi: dallo sport, allo spazio, alla sanità, fino all’alta moda. Un prodotto di altissima qualità e innvazione quasi invisibile, in cui l’Italia eccelle, superando Germania e Francia. Oltre un quarto della produzione euroepa è fatto in Italia.

Tessile: l’Italia è diventata leader europea nel settore tecnico. Le prospettive sono tutte al rialzo

Sono tessuti che spesso non sono nemmeno visibili, ma che hanno caratteristiche tecniche molto elevate: sono i tessuti cosiddetti tecnici che stanno giocando un ruolo sempre più importante nella moda, in particolare nel settore del lusso, che cerca sempre innovazione, ma anche in moltissimi altri settori che cercano prodotti altamente specializzati.
L’Italia in questo settore si è conquistata un ruolo decisamente importante: oltre un quarto della produzione Europea di tessuti tecnici è targata Made in Italy. Inoltre la produzione di questa categoria di tessuto è cresciuta dal 3 al 4% nel 2022 e ci sono prospettive che possa crescere almeno dal 15 al 20%.

Non li vedi, ma sono presenti ovunque

I tessuti tecnici sono ovunque, anche se alcune volte sono “invisibili”: nella confezione delle divise, nelle fibre utilizzate dalla medicina, nei giubbotti protettivi per le forze dell’ordine, comprese le tute aerospaziali o quelle ignifughe per i vigili del fuoco, fino ovviamente all’abbigliamento sportivo. Ma industria in generale il principale sbocco dei tessuti tecnici in Europa, con una quota del 19%, secondo i dati del 2018, seguita da trasporti (17%), arredamento e imballaggi (13%) e costruzioni (11%), come riporta fashionnetwork.com.
In totale questo settore pesa nel mondo 160 miliardi di euro, di cui il 60% è realizzato dalla Cina, seguita dall’Unione Europea con una percentuale del 15%, per un valore di 26 miliardi di euro.
Ma ecco la presenza dell’Italia: più di un quarto di questi tessuti tecnici europei, cioè il 25,8% viene prodotto dal nostro paese, con un fatturato pari a 6,71 miliardi di euro nel 2021, portandosi in testa alla classifica, superando Germania e Francia.

Il nostro paese, a cui già si riconosce l’alta qualità dei propri tessuti tradizionali, impiega in questo settore quasi 27.000 persone all’interno di circa 2.800 PMI, che si distinguono per l’altissimo livello di specializzazione e ricerca. Le sue esportazioni raggiungono poco più di 3 miliardi di euro, ovvero quasi la metà della propria produzione complessiva, il che colloca l’Italia in termini di esportazioni dietro alla Germania, ma davanti alla Francia.

Pattern: durata, sostenibilità e tecnicità, un tris vincente

A Piazza Affari il settore è rappresentato da Pattern, che fattura oltre 100 milioni l’anno e sviluppa e produce abbigliamento per grandi marchi. “La domanda di tessuti tecnici, in particolare nel settore della moda, senza dubbio avrà un’accelerazione in sintonia con lo sviluppo sostenibile, che richiede molto in termini di innovazione” dice Luca Sburlati, direttore generale di Pattern. “I principali gruppi del lusso stanno orientando la loro strategia verso la sostenibilità, in particolare attraverso i materiali. Sono anche sempre più esigenti in termini di prestazioni”, osserva. “Prima il miglior cashmere al mondo era quello biellese. Oggi ci viene chiesto che sia anche impermeabile o che abbia altre funzioni”, rivela. Da qualche anno Pattern ha iniziato a lavorare anche sulla tridimensionalità, uno dei primi produttori a lanciarsi in questo campo, riporta ancora Fashionnetwork. “Eppure all’epoca nessuna casa di moda ne voleva sentir parlare”, ricorda l’imprenditore, che si definisce un “artigiano tecnologico”. “Il nostro ruolo fondamentalmente è quello di tradurre le idee dello stilista in prototipi realizzabili. Ma le applicazioni tecniche sono talmente infinite che i brand non possono necessariamente sapere tutto. Sta a noi fare da mediatori culturali per spiegare loro, come al cliente finale, le diverse innovazioni che possono sfruttare”, spiega e aggiunge. “La produzione del tessile tecnico italiano è cresciuta dal 3 al 4% nel 2022. Con le potenzialità che ci sono dovremmo puntare ad una crescita almeno dal 15 al 20%”, conclude, invitando le imprese italiane a unirsi.

Funzioni specifiche per assolvere una missione

“I tessuti tecnici italiani sono in gran parte sconosciuti, anche se sono incredibilmente presenti in tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana”, ha detto Sergio Tamborini, presidente di SMI, Sistema Moda Italia, la confederazione dei datori di lavoro che riunisce le imprese italiane del tessile e dell’abbigliamento con una sezione Tessuti Tecnici, in occasione ultimo simposio.

“Nei tessuti tecnici la funzionalità è essenziale. Sono progettati con funzioni specifiche, che sono misurabili, e sono creati per assolvere a una missione, mentre i tessuti tradizionali utilizzati per l’abbigliamento nascono con l’obiettivo di riscaldare o rinfrescare, o di offrire sensazioni, ad esempio, di leggerezza, senza avere un obiettivo specifico”, riassume il direttore mondiale per la tecnica e la ricerca & sviluppo dell’industria tessile Saati. “Ogni comparto d’applicazione ha le sue regole e standard. Il settore dei tessuti tecnici copre tutti i tipi di lavorazione, dal filato al tessuto, e altri processi chimici”, continua.

La Cina è il primo produttore mondiale, ma l’Europa ha un prodotto migliore

“Le applicazioni sono talmente vaste, e il tessuto tecnico offre così tante nicchie, che è davvero difficile definirne e conoscerne il perimetro. Tuttavia è in piena ascesa. La Cina, che è il principale produttore al mondo, ha visto aumentare i propri volumi del 110% negli ultimi 5 anni. L’ex Celeste Impero esporta tanto quanto l’Europa, ma in termini di valore unitario per ogni prodotto l’Europa fa il doppio della Cina, perché i suoi articoli hanno un valore aggiunto decisamente più alto”, sottolinea Aldo Tempesti, responsabile della divisione Technical Textiles di SMI-TexClubTex. Tempesti ricorda che l’Europa è superiore a tutte le altre regioni in termini di brevetti, con la Germania che è il Paese che investe di più e registra il maggior numero di brevetti.

Tuttavia, dietro i loro numeri in forte crescita, le eccellenze italiane del tessile tecnico hanno faticato ad affermarsi. “Durante la pandemia, l’Italia ha sviluppato un settore industriale dedicato alle divise tecniche per il settore medico. Ma una volta superata la crisi, il sistema sanitario ha ripreso a rifornirsi dalla Cina per ragioni di costi. Lungi dallo scoraggiarci, abbiamo raddoppiato gli sforzi per innovare realizzando abiti sostenibili, ad esempio in un monomateriale facile da riciclare”, riferisce Chiara Ferraris, direttrice della comunicazione del gruppo tessile bergamasco Radici Group, specializzato in poliammidi e polimeri.

La crisi mondiale impatta anche sulla produzione orientale

Intanto nel mondo qualche paese, leader nel settore tessile in generale, risente del rallentamento mondiale nella prima metà di quest’anno. E’ il caso per esempio di Vietnam e Pakistan, ma anche di Cina e Turchia.
Il Vietnam, secondo fornitore degli Stati Uniti e quinto fornitore dell’Unione Europea per il tessile e abbigliamento, ha registrato un improvviso rallentamento delle esportazioni: diminuito del 17,6% nel primo trimestre, a 18,6 miliardi di dollari (17,21 miliardi di euro).
Il Pakistan, per il quale il tessile rappresenta il 60% delle sue esportazioni totali, uscito meglio di altri dal periodo Covid, aveva visto le proprie esportazioni tessili aumentare del 25% nel 2021-2022. Ma nel 2022-2023 esse sono diminuite del 15%, a 16,5 miliardi di dollari.
La Cina stessa ha visto un calo delle esportazioni di tessile-abbigliamento dell’8,5% nel primo semestre di quest’anno, mentre la Turchia, terzo fornitore della UE, in flessione del 13,6%.
Invece il Bangladesh, secondo fornitore della UE, è riuscito a mantenersi in positivo, con un +6,7% di esportazioni di tessile-abbigliamento nell’esercizio terminato a fine giugno.

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