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Terremoto a Pozzuoli: il Governo discute oggi il decreto legge e i sindaci chiedono piani d’emergenza e risorse

Il Governo dovrebbe approvare un decreto per gestire l’emergenza nell’area flegrea. Servono risorse economiche ma non se parla. I sindaci in prima linea

Terremoto a Pozzuoli: il Governo discute oggi il decreto legge e i sindaci chiedono piani d’emergenza e risorse

Non si può più ritardare nulla. Oggi il Consiglio dei Ministri dovrebbe esaminare il provvedimento ad hoc per affrontare l’emergenza a Pozzuoli. Ci vogliono risorse e piani di emergenza nuovi, hanno detto i sei sindaci dell’area flegrea al Governo e alla Commissione Ambiente della Camera. Nel decreto in esame dovrebbero esserci anche facilitazioni per l’assunzione di personale tecnico nei Comuni. Serviranno a monitorare il fenomeno del bradisismo e compilare principalmente la lista degli edifici più a rischio. Lo sciame sismico continua ad interessare l’area e la popolazione non è tranquilla. Ieri due scosse tra mattina e pomeriggio. La città è in preda ad un’ansia collettiva, accresciuta dal ricordo di 40 anni fa, quando la terra si sollevò di 15 centimetri ed un intero quartiere fu evacuato.

Il Ministro della Protezione civile Nello Musumeci ha provato a tranquillizzare i sindaci sull’evoluzione della situazione sostenendo che in questo momento mi sembra imprudente avanzare ipotesi che potrebbero anche suscitare ulteriori preoccupazioni”. Ma l’area flegrea è tra le più a rischio d’Italia, cresciuta senza un’idea di pianificazione urbanistica e centinaia di costruzioni abusive. Parlare di risanamento ambientale è ridondante. Oggi è complicato anche immaginare vie di fuga in caso di necessità.

5 o10 miliardi di euro per iniziare a risanare, creare percorsi sicuri? Nessuno finora ha quantificato il fabbisogno per mettere in sicurezza l’area e i quartieri di Napoli più esposti. Sarebbe invece un segnale rassicurante per capire la volontà di fare qualcosa per prevenire emergenze più rischiose.

Bradisismo non significa eruzione del Vesuvio

Le vie di fuga vanno concepite in una pianificazione urbanistica, quindi se si pianificano e prevedono tre arterie intersecate tra di loro, è chiaro che lì non le faccio costruire. Prevedere le vie di evacuazione in un contesto già occupato da densità, da case, diventa molto più difficile” ha detto il Ministro a Radio 24. Nell’incontro a Roma di due giorni fa, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha chiesto risorse straordinarie anche per la sua città, dove le scosse sono avvertite con un’ intensità di poco inferiore all’area flegrea. Liberare le zone a rischio? La “zona rossa” conta circa 600mila persone e solo per provare ad organizzare la simulazione di un’ emergenza ci vogliono risorse. Vedremo cosa dirà il governo.

Bisogna, però, stare in guardia anche da fake news ed allarmismi ingiustificati. Il sindaco Manfredi li spiega così: “In questa fase dobbiamo fare distinzione tra due tematiche connesse tra loro ma che hanno impatto diverso: le crisi bradisismiche sono crisi che rappresentano una conseguenza dell’attività che avviene in profondità magmatica, ma non rappresenta un precursore di una fantomatica eruzione del Vesuvio”. Infine, dall’Istituto di vulcanologia ci sono voci critiche contro il piano di emergenza attuale. Sarebbe sbagliato per l’approccio previsionistico fondato sulla presunta capacità dei tecnici di prevedere l’eruzione. Non tutto è prevedibile, il rischio zero non esiste, abbiamo imparato. In tal caso la popolazione si troverebbe nel pieno dell’eruzione senza nessuna strategia. In altre parole, serve un piano B, capace di salvare le persone anche durante una forte emergenza. L’attenzione è per le scelte del governo per capire come intende affrontare situazioni di questo tipo (sismiche, ambientali, idrogeologiche) che in Italia non mancano. Pensare poi di risanare scempi edilizi e urbanistici (nell’area flegrea di grave ostacolo a pericoli) con condoni edilizi, è la migliore piazzata per non essere credibili.

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