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Telefonate ai Ligresti: il ministro Cancellieri non è nel registro degli indagati

Il procuratore capi di Torino Caselli fa sapere che il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri non è iscritta nel registro degli indagati – Gli atti verranno trasferiti alla procura di Roma, che potrà richiedere approfondimenti – Cancellieri non è accusata di aver reso false dichiarazioni nell’interrogatorio del 22 agosto sulle telefonate ai Ligresti

Telefonate ai Ligresti: il ministro Cancellieri non è nel registro degli indagati

Sul registro degli indagati il suo nome non c’è. Lo ha assicurato il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli, riferendosi al ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, a rischio dimissioni dopo le telefonate fatte ai Ligresti, finiti in carcere per l’inchiesta Fonsai.

“Con riferimento a documenti acquisiti solo di recente (tabulati in data 6 novembre erelativa annotazione Gdf in data 16 novembre) riferibili al cosiddetto caso Ligresti, la procura di Torino comunica che nessun soggetto è stato iscritto nel registro degli indagati”, si legge nel comunicato della procura.

I tabulati telefonici depositati il 6 novembre, che riportano le conversazioni tra Antonino Ligresti e Annamaria Cancellieri, saranno trasferiti alla procura di Roma con un fascicolo che non riporta ipotesi di reato e neppure indagati, ma che potrà richiedere degli approfondimenti.

Nello specifico, Cancellieri non è accusata di aver reso false dichiarazioni nell’interrogatorio del 22 agosto davanti al procuratore aggiunto di Torino Vittorio Nessi, che le chiedeva dei suoi rapporti con la famiglia Ligresti. Il caso era nato sulla scia delle intercettazioni telefoniche, disposte nell’inchiesta sul falso in bilancio di Fonsai, in cui erano emersi alcuni contatti del ministro con la moglie e il fratello di Salvatore Ligresti.

Nel corso dell’interrogatorio, Cancellieri aveva ammesso di aver parlato con la moglie dell’immobiliarista il 17 luglio, giorno degli arresti, e due giorni dopo con il fratello di Salvatore, Antonino, rispondendo all’appello che l’amico di famiglia le rivolgeva per tentare di sbloccare la questione della scarcerazione della nipote Giulia. Il ministro ha fatto sapere di aver ricevuto il 21 agosto un sms dallo stesso Antonino che le chiedeva notizie e di aver risposto di aver fatto la segnalazione, “nulla di più”. In base agli atti depositati il 6 novembre, però, risultava che non si era trattato di un sms, ma di una telefonata di 7 minuti. Questi i punti che la procura di Roma dovrà valutare ed eventualmente approfondire.

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