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Telecom, si dimette l’ad Patuano: Vivendi era scontenta

Il principale azionista, Vivendi, aveva criticato il piano industriale di Telecom Italia, chiedendo tagli più incisivi e l’ultimo bilancio era in forte rosso – Per la successione favoriti Flavio Cattaneo (anche se Telecom Italia ha smentito), già nel cda della tlc e attuale amministratore delegato di Ntv (Italo), e l’ex direttore generale della Rai Luigi Gubitosi.

Telecom, si dimette l’ad Patuano: Vivendi era scontenta

Il cambio al vertice era sempre più nell’aria, specie dopo il rafforzamento della posizione dei francesi di Vivendi all’interno del capitale di Telecom Italia ma nessuno pensava che la situazione sarebbe precipitata così rapidamente. Oggi invece sono arrivate le dimissioni dell’amministratore delegato Marco Patuano, che ha fatto un passo indietro lasciando – per ora – tutte le deleghe al presidente Giuseppe Recchi.

La trattativa per l’uscita si sta definendo in queste ore ma non sembrano esserci incertezze: anche il nodo della buonuscita sarebbe stato superato e dunque si tratterebbe solo di mettere a punto i dettagli e il comunicato che verrà diffuso prima dell’apertura della Borsa lunedì.

Tutte le sue deleghe di Patuano passeranno dunque ad interim al presidente Recchi fino alla nomina del nuovo amministratore delegato. Sarà assegnato proprio al presidente e al Comitato nomine, l’incarico di trovare il successore di Patuano. Nelle scorse settimane il ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, avrebbe sondato diversi manager per individuare un successore e sono stati fatti i nomi di Tom Mockridge, Flavio Cattaneo (anche se Telecom Italia ha smentito), Luigi Gubitosi e Maximo Ibarra. Il percorso che porterà all’individuazione del nuovo amministratore delegato non dovrebbe essere comunque lungo.

Già nei giorni scorsi gli azionisti avevano manifestato contrarietà per i risultati di bilancio nei quali Telecom accusava per il 2015 un deficit di 72 milioni, un calo dell’ebitda e un indebitamento in aumento. Vivendi aveva anche chiesto a Telecom tagli dei costi più coraggiosi e, a quel punto, Patuano deve aver capito che non godeva più della fiducia del principale azionista e ha preferito gettare la spugna.

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