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Taglio parlamentari, il referendum si fa con l’occhio alle elezioni

Con il supporto della Lega, vengono raccolte a sorpresa le firme necessarie per la consultazione sul taglio dei Parlamentari – Il M5S attacca: “Vogliono salvare le poltrone” – Ma il vero obiettivo è accelerare le elezioni politiche anticipate

Taglio parlamentari, il referendum si fa con l’occhio alle elezioni

Prepariamoci a votare. Con un coup de theatre inaspettato è stato raggiunto il numero di firme necessario per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari.

Le firme raccolte nella mattinata del 10 gennaio in Senato sono 71, ne sarebbero bastate 64, una soglia che fino a qualche ora fa veniva considerata a rischio dopo la defezione di diversi senatori di Forza Italia e del Pd, che avevano deciso di ritirare la loro firma per evitare “strumentalizzazioni” politiche anti-Conte.

I promotori sono in Cassazione per depositare le firme, con tre giorni di anticipo sulla scadenza dei termini. I giudici della Cassazione avranno 30 giorni di tempo per esaminarle, poi spetterà al Governo stabilire la data della consultazione.

A consentire il superamento del numero minimo di 64 firme per presentare il quesito del referendum contro il taglio dei parlamentari è stato il supporto a sorpresa di otto senatori leghisti e dei forzisti Roberta Toffanin e Dario Damiani. Tra i firmatari ci sono anche i due ex pentastellati Grassi e Francesco Urraro, passati alle fila del Carroccio.

Non hanno resistito alla voglia di tenersi strette le poltrone e a quanto pare è arrivato l’aiutino della Lega”, sottolineano fonti del M5S. “Non vediamo l’ora di dare il via alla campagna referendaria per spiegare ai cittadini che ci sono parlamentari che vorrebbero bloccare questo taglio, fermando così il risparmio di circa 300mila euro al giorno per gli italiani che produrrebbe l’eliminazione di 345 poltrone”.

Per comprendere le accuse del Movimento 5 Stelle occorre conoscere le strategie politiche che si stanno annidando dietro al referendum sul taglio dei parlamentari. Senza la consultazione referendaria, la riforma che riduce il numero dei seggi di Camera e Senato entrerebbe automaticamente in vigore il prossimo 12 gennaio. Con il referendum invece, la legge viene messa in stand-by fino al pronunciamento dei cittadini. Ed è proprio su questa differenza temporale che si insinua il calcolo politico.

È opinione di molti che il reale scopo di molti firmatari sia quello di bloccare l’entrata in vigore della legge puntando sulla caduta del Governo. Se l’Esecutivo Conte due non riuscirà a restare in piedi fino alla data del referendum – e data la diaspora di parlamentari grillini degli ultimi tempi il dubbio c’è – si andrà al voto con le vecchie regole mantenendo intatti i 630 seggi della Camera e i 315 del Senato.

“Quello sul taglio dei parlamentari è un referendum salva-poltrone – attacca Mara Carfagna – È un vero e proprio trucchetto, che ha come unico obiettivo quello di costringere gli italiani a eleggere nuovamente mille parlamentari, anziché seicento. Per questo ai colleghi senatori che mi hanno chiesto un parere ho detto: non prestatevi a un giochino di Palazzo che screditerà la politica, squalificherà Forza Italia, resusciterà il populismo”.

Già stato predisposto il Comitato per il No al taglio dei parlamentari, guidato dalla Fondazione Luigi Einaudi. Il coordinamento nazionale dei comitati noiNO dovrebbe essere presentato in una conferenza martedì prossimo nella sala stampa della Camera dei Deputati, con i costituzionalisti e i parlamentari che aderiscono alla campagna.

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