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Taglio parlamentari: ecco cosa prevede la riforma

La Camera ha approvato in via definitiva il taglio dei parlamentari: è legge – Ecco come cambierà il volto del Parlamento, con meno senatori e meno deputati e che cosa succederà dopo la approvazione della legge

Taglio parlamentari: ecco cosa prevede la riforma

La proposta di legge sul taglio dei parlamentari è stata approvata in via definitiva dalla Camera. “La più attesa e promessa degli ultimi decenni, scelta obbligata per restituire credibilità alle Istituzioni”: così il relatore Giuseppe Brescia (M5S), che ha aperto la discussione finale, ha presentato ai colleghi uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle, sostenuto anche dal Premier Conte. Il definitivo via libera è stato approvato a stragrande maggioranza: 553 Sì, 14 No e 2 astenuti. Con la riforma costituzionale, il volto del Parlamento italiano cambierà radicalmente.

TAGLIO PARLAMENTARI: COSA PREVEDE LA RIFORMA

La legge taglia in maniera lineare il numero dei senatori e dei deputati. A Montecitorio si passa da 630 a 400 deputati, a Palazzo Madama da 315 a 200 senatori. In tutto i Parlamentari saranno 600, oggi sono 945: in termini percentuali si tratta di un ribasso del 36,5%.

Si ridurrà anche il numero dei parlamentari della circoscrizione estero: dagli attuali 12 a 8 deputati, da 6 a 4 senatori. Scende il numero minimo di parlamentari che ogni Regione può eleggere – da 7 a 3 – fermo restando le quote fisse di Molise (2 parlamentari) e Valle d’Aosta (1 parlamentare). 

Facendo qualche calcolo, con questa riforma l’Italia avrà un parlamentare eletto ogni 151mila abitanti (oggi sono 96.006) a Montecitorio, uno ogni 302mila abitanti (oggi 188.424) a Palazzo Madama, diventando il Paese europeo con il Parlamento più piccolo in proporzione alla popolazione. Regno Unito, Francia e Germania, per intenderci, hanno un parlamentare ogni 100-110mila abitanti. 

Il nuovo assetto entrerà in vigore nel momento in cui il Presidente della Repubblica (Mattarella o il suo successore, dipende dai tempi) scioglierà le Camere in vista di nuove elezioni o, in alternativa, dopo “la prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della riforma costituzionale”. 

TAGLIO PARLAMENTARI: QUANTO SI RISPARMIA

Attualmente Camera e Senato costano insieme 1,5 miliardi all’anno e, occorre dirlo, i risparmi garantiti da questa riforma sono piuttosto esigui nonostante la propaganda elettorale dei partiti. In ogni caso, le cifre fornite dal Movimento 5 Stelle sono diverse da quelle rese note dall’osservatorio dei Conti Pubblici. Per il partito guidato da Luigi Di Maio, dal taglio dei parlamentari arriveranno 100 milioni di risparmi l’anno, che diventano dunque 500 nei 5 anni di legislatura. 

Secondo i tecnici dell’osservatorio invece le cifre fornite dai Cinque Stelle vanno divise per due e quindi si spenderebbero 57 milioni l’anno in meno, 285 a legislatura. 

TAGLIO PARLAMENTARI: SERVE UN REFERENDUM?

Il voto della Camera dell’8 ottobre è stato il quarto e ultimo passaggio prima dell’approvazione definitiva. Al Senato in terza lettura l’ok è arrivato a maggioranza semplice. Nel frattempo è caduto il Governo Lega-M5S ed è arrivato il nuovo Esecutivo PD-M5S.

Secondo l’articolo 138 della Costituzione, “non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”. Il che significa che a prescindere dai numeri ottenuti alla Camera ci sono gli estremi per indire un referendum. 

Nei tre mesi successivi alla sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale potrebbe essere presentata una richiesta di referendum confermativo, lo stesso tipo di referendum cui nel dicembre del 2016 fu sottoposta la riforma costituzionale voluta dall’allora Premier, Matteo Renzi, per intenderci.

Possono fare richiesta di referendum un quinto dei membri di una delle due camere, 500 mila elettori oppure cinque consigli regionali. Il referendum non prevede quorum e la legge per passare avrà bisogno dalla maggioranza dei voti validi.

TAGLIO PARLAMENTARI: COSA SUCCEDE DOPO

L’approvazione del disegno di legge di riforma costituzionale provocherà delle reazioni a catena. Serviranno degli aggiustamenti che saranno discussi nei prossimi mesi e che sono stati indicati dal PD (precedentemente contrario al taglio) come imprescindibili per garantire in Aula il suo voto favorevole al provvedimento. 

C’è già una sorta di tabella di marcia. Entro la fine di questo mese saranno presentati gli emendamenti per allargare ai 18enni l’elezione del Senato (attualmente limitata agli over25). 

Entro dicembre saranno presentate le proposte di riforma per cambiare la parte della Costituzione che stabilisce l’elezione del Senato su Base Regionale e per modificare il numero dei delegati regionali che partecipano all’elezione del Presidente della Repubblica.

Entro la fine dell’anno sarà presentata dai partiti di Maggioranza una proposta per riformare l’attuale legge elettorale. L’ipotesi più probabile è che si arrivi ad un proporzionale puro con soglia di sbarramento. 

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