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Sull’Imu il Pdl strilla ma è isolato. Dubbi gli effetti delle novità volute da Brunetta & Co.

Con l’attacco frontale al ministro Saccomanni, definito poco coraggioso o “inadeguato”, il Pdl sta spingendo i toni della propria polemica di sapore elettoralistico, fino a un limite dal quale diventerà difficile poter tornare indietro – E dal punto di vista economico è dubbio che i provvedimenti caldeggiati da Brunetta & Co. possano avere effetti positivi

Sull’Imu il Pdl strilla ma è isolato. Dubbi gli effetti delle novità volute da Brunetta & Co.

Con il duro attacco frontale al ministro Saccomanni, definito poco coraggioso o addirittura “inadeguato”, il Pdl sta spingendo i toni della propria polemica di sapore elettoralistico, fino ad un limite dal quale diventerà difficile poter tornare indietro. Secondo la Santanchè, Brunetta, ed ora anche Cicchitto, la cancellazione dell’Imu sulla prima casa e l’eliminazione dell’aumento dell’Iva sono fondamentali per rilanciare l’economia italiana e soprattutto sono politicamente indispensabili per consentire al Pdl di poter sbandierare il mantenimento di una promessa fatta al proprio elettorato.

Ma mentre dal punto di vista politico è indubbio che la martellante propaganda degli esponenti del Pdl ha messo le cose in modo da poter far passare una eventuale eliminazione dell’Imu sulla prima casa come una propria vittoria, ed attribuire invece il suo mantenimento anche parziale all’incapacità del governo ed all’ottusità del Pd, dal punto di vista economico è dubbio che i provvedimenti caldeggiati da Brunetta & Co. abbiano davvero effetti positivi sull’economia italiana. Anzi è sicuro che possano portare ai cittadini italiani danni maggiori dei pur modesti benefici che ne deriverebbero. Non a caso il Pdl è isolato su questa posizione: non solo il Fmi e l’Ocse, sostengono che le priorità sono quelle di ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese, ma ora anche il presidente della Confindustria Squinzi, si è deciso a dire chiaro e tondo che il problema principale non è quello dell’Imu e dell’Iva e che le poche risorse eventualmente disponibili andrebbero utilizzate in altro modo, in primo luogo per pagare i debiti della Pa verso le imprese e poi per alleggerire il peso delle tasse sul lavoro.

E’ ovvio che tutti gli italiani sarebbero contenti se si riuscisse ad eliminare l’Imu. Tuttavia occorre ben spiegare agli elettori che bisogna fare delle scelte, e che appare logico in primo luogo puntare sul lavoro e poi cercare di ridurre il carico fiscale. E per creare nuovi posti di lavoro non si può certo attuare la ricetta della Camusso o di Vendola che vorrebbero nuove assunzioni da parte dello Stato, ma occorre puntare con decisione sul rilancio dell’export e quindi sulla competitività delle nostre imprese e sul sostegno ai settori ( cibo, abbigliamento e meccanica) che appaiono più promettenti.

Oggi l’evoluzione della congiuntura internazionale potrebbe rendere più agevole questa scelta. In primo luogo la politica dei tassi d’interesse negli Usa ed il mantenimento di una politica monetaria accomodante da parte della Bce, potrebbe creare le condizioni per un rafforzamento del dollaro verso quota 115-120 Euro con un indebolimento della moneta europea di oltre il 10%. Se a questo indebolimento del cambio dell’Euro riuscissimo ad affiancare una politica di recupero della competitività delle nostre imprese sia con la leva fiscale, sia con norme del mercato del lavoro più favorevoli alla produttività, il nostro export potrebbe cogliere in pieno la ripresa che sembra delinearsi nel commercio internazionale e quindi trainare un vero rilancio della nostra economia. Questo beninteso, se continueremo a fare quelle riforme strutturali che appaiono indispensabili per sostenere il nostro sviluppo nel medio termine e che vanno dal cambiamento delle nostre istituzioni, all’abolizione delle Province, alla riduzione dei poteri delle Regioni, alla riforma della Giustizia, alla vendita di società pubbliche e degli immobili statali.

Sembra strano come gli esponenti del Pdl abbiano la tendenza a ripetere gli errori già commessi in passato e precisamente nell’estate del 2011, quando la polemica contro il rigore di Tremonti, accusato di aver fatto perdere al partito le elezioni in due grandi comuni (Milano e Napoli), cominciò ad innescare nei mercati internazionali il dubbio sulla capacità dell’Italia di onorare il proprio gigantesco debito pubblico. Timori poi confermati dalla incapacità di Berlusconi di chiudere alcune delle più vistose falle aperte nei nostri conti pubblici, come le pensioni e la finanza locale. A quel punto lo spread schizzò in alto non per cattiveria dei mercati internazionali come scrive Cicchitto in una nota di riflessione del febbraio 2012, ma proprio per i comportamenti incoerenti e non affidabili del Pdl e di Berlusconi. Ora queste polemiche, eccessive nei toni e nella sostanza, contro Saccomanni , che deve tener conto anche del fatto che ogni mese il Tesoro deve rinnovare 30-40 miliardi di Euro di titoli del Tesoro in scadenza, rischiano di minare proprio quella fiducia che abbiamo faticosamente riconquistato grazie alla serietà del governo Monti ed alla tenuta ( almeno finora) del Governo Letta. E un rinnovarsi delle perplessità degli operatori internazionali sull’operato dell’Italia porterebbe ai cittadini conseguenze assai più negative del momentaneo sollievo portato dalla riduzione dell’IMU.

Alla politica degli annunci quotidiani del Pdl, che ora ha riscoperto la possibilità di vendere beni pubblici per 400 miliardi in poco tempo (ma perché non è stato fatto quand’era al Governo?) ci si augura che Letta e soprattutto Saccomanni sappiano rispondere con parole chiare che dicano agli italiani la verità , magari chiedendo di avere ancora un po’ di pazienza, ma indicando una strada realistica e possibile per una non lontana ripresa dell’economia.

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