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Squinzi, per uscire dalla crisi servono gli Stati Uniti d’Europa

Per il neo-presidente di Confindustria, l’Ue ha bisogno di una politca industriale unica – I 4 mld ricavati dalla spending review devono alleggerire la pressione sulle imprese e sul mondo del lavoro – Tajani: “È necessario un patto per la Crescita da affiancare a quello Fiscale” – La Commissione Ue ha gli occhi puntati sulla terza rivoluzione industriale.

Squinzi, per uscire dalla crisi servono gli Stati Uniti d’Europa

BRUXELLES – ”L’accesso al credito è il problema più urgente da affrontare. Le aziende sono in difficoltà e le banche sono ancora reticenti”. Lo ha ribadito da Bruxelles Giorgio Squinzi che parla alla conferenza “Mission Growth” organizzata dalla Commissione Europea, mentre dall’Italia arrivano le drammatiche notizie sulle nuove scosse di terremoto.  “Da parte nostra ci attiveremo per dare tutto l’aiuto e il supporto possibili – ha detto Squinzi – il terremoto colpisce una delle zone più industrializzate di Italia, era dal 1570 che non c’erano terremoti in quella zona, abbiamo specifiche regole da rispettare e il crollo dei capannoni lo attribuirei più a una fatalità”. E aiuti dovrebbero arrivare anche a livello europeo perché dovrebbero esserci i requisiti per i contributi contro le calamità come per l’Abruzzo che finanziano il 2,5% dei danni. 

Squinzi è poi tornato sul tema della spending review e del “tesoretto” da 4 miliardi di euro che ne deriverà. Come usarlo?: ”Il modo giusto sarebbe quello di metterlo a disposizione per diminuire la pressione fiscale sulle imprese, sui cittadini e sul mondo del lavoro”. Tramite la riduzione dell’iva ma anche agendo sul cuneo fiscale e sulla tassazione sulle imprese italiane, che sono sottoposte ad un carico di 15-30 punti più elevato degli altri paesi europei, come aveva già ricordato Squinzi nel suo primo discorso da presidente di Confindustria di settimana scorsa. A breve dovrebbe poi finire in agenda l’incontro con Susanna Camusso e con tutti gli altri segretari dei sindacati nazionali. Per far tornare a crescere il Pil, l’Italia, ha spiegato Squinzi “deve fare tutto il possibile, in modo particolare, per far ripartire i consumi interni, le nostre esportazione in qualche modo stanno tenendo, anche se stanno riducendo i margini e questo non è un’aspetto positivo”. E ha ribadito: La madre di ogni riforma è la semplificazione normativo-burocratica del Paese”.

Squinzi è alla sua prima uscita europea da presidente di Confindustria ma è non nuovo alle questioni europee essendo già presidente della Chimica europea. Da Europeista “ultra convinto”, come si è definito a margine del convegno in un colloquio con i giornalisti, ha indicato che la “direzione per salvarci tutti è quella degli Stati Uniti d’Europa, attraverso fasi successive ma con rapidità e decisione, puntando sui cinque punti che ritengo fondamentali, anche per la sopravvivenza dell’euro: una forte Bce e il coordinamento delle politiche fiscali, di welfare, delle infrastrutture ed energetiche”. E ribadisce che l’uscita della Grecia dall’Europa sarebbe l’avvio della disentegrazione euopea “Non mi voglio neanche porre il problema”, ha detto. D’altra parte con la sua Mapei, Squinzi, continua a essere presente anche sul mercato greco e, dice,  “non è al corrente” di riduzioni di investimenti in Grecia da parte di aziende italiane.

All’Europa però il presidente di Confindustria chiede di “mettere urgentemente in atto un piano di azione per la politica industriale”. Le imprese sono in difficoltà e il 2013 potrebbe già essere troppo tardi per molte. Qui a Bruxelles la Commissione Europea ha lanciato oggi un programma di consultazione online per aprire il dibattito proprio sul tema della crescita, sull’economia reale per competere con le grandi potenze emergenti come Cina e India sul piano della qualità. L’obbiettivo è oggi iniziare un confronto per arrivare a metter in piedi  una strategia vincente di lungo periodo, che potrebbe vedere la luce ed essere presentata già il prossimo autunno.  

“Abbiamo bisogno di una buona strategia per sostenere la crescita industriale e non voglio prendere decisioni chiuso nel mio ufficio ma voglio ascoltare prima gli esperti e gli imprenditori”, ha detto Antonio Tajani, vice presidente della Commissione europea, responsabile per l’Industria e Imprenditoria. Le sfide sono molte: oltre a creare nuova occupazione e rilanciare la competitività, c’è la crescita demografica mondiale e l’invecchiamento della popolazione europea, la pressione crescente sulle materie prime e l’energia, l’emergenza clima e la salvaguardia dell’economia. L’occhio della Commissione europea guarda è alla Terza rivoluzione industriale, così come teorizzata dall’economista Jeremy Rifkin, e passa per la green economy.

“La prima rivoluzione industriale – ha spiegato Tajani – è spesso associata all’utilizzo del vapore, del carbone per far muovere le machine; poi è cominciata l’era del petrolio. La nuova rivoluzione dovrebbe accompagnare, con lo sviluppo tecnologico, proprio l’uscita graduale dagli idrocarburi, un utilizzo più efficiente e sostenibile di risorse sempre più scarse”. La Commissione punta a un piano di crescita che faccia perno sul concetto di innovazione, in senso lato, in tutti i campi, non solo quella tecnologica, per intercettare la nuova domanda in tutti i campi e che passi per l’efficienza. Secondo i calcoli europei ogni punto di aumento dell’efficienza nell’uso delle risorse vale 23 miliardi e 150mila nuovi posti. Al centro dell’attenzione le pmi, che sono il 99% delle imprese europee e il 67% dell’occupazione: dal settore auto all’energia rinnovabile, dalla tecnologia all’edilizia più efficiente e sicura al turismo sostenibile (che ha sua volta coinvolge il settore tessile, i traspoti e l’alimentare).  

Già perché è ormai trasversale a tutti i Paesi la consapevolezza che  i soli vincoli di bilancio non bastano a risanare i conti. È necessario un patto per la Crescita da affiancare a quello Fiscale. E, ha ricordato Tajani, il vertice informale di mercoledì ha affrontato i nodi della crisi mettendo sul tavolo, senza tabù, alcuni punti essenziali”. Più spazio per gli Eurobond? “Sono fiducioso, ora iniziamo con i project bond, poi vedremo”, ha commentato a Firstonline a margine del convegno Tajani che ritiene che gli eurobond potrebbero aiutare a contenere i debiti e frenare la speculazione sui tassi. E la Spagna? Per ora per la Commissione Europea si può fare come dice Rajoy, si può trovare una soluzione senza aiuto, ma in futuro non è escluso un piano di salvataggio per il settore creditizio spagnolo. Ora, ha rilevato nel suo intervento Tajani, è auspicabile una vera discussione sul ruolo Bce, che deve diventare più simile a quello della Fed, e sul valore dell’Euro rispetto a monete concorrenti

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